Il Governo proroga il Decreto Crescita fino al 29 febbraio: cosa cambia per le società

28.12.2023 10:41 di  Marco Rossi Mercanti  Twitter:    vedi letture
Il Governo proroga il Decreto Crescita fino al 29 febbraio: cosa cambia per le società
© foto di Emiliano Tomasini

Il Decreto Crescita, grazie ai suoi vantaggi fiscali per i giocatori arrivati dall’estero, ha permesso ai club di poter pagare stipendi più competitivi valorizzando l’intero sistema. Il Governo aveva optato per la sua abolizione ma, come scrive gazzetta.it, avrà almeno altri due mesi di vita. Il Decreto Crescita, infatti, è stato inserito all’interno del Decreto Milleproroghe che arriverà oggi in Consiglio dei Ministri e finirà tra stasera e domani sulla Gazzetta Ufficiale. Nella bozza scritta ieri, precisamente all’articolo 15 comma 3, si parla di "attuazione della riforma fiscale in materia di fiscalità internazionale", disponendo che il Decreto "continui a trovare applicazione nei confronti dei soggetti che hanno trasferito la loro residenza anagrafica in Italia entro il 31 dicembre 2023" e che sia "prorogato al 29 febbraio 2024 se le società sportive datrici di lavoro risultano in regola con il pagamento degli obblighi fiscali contributivi e previdenziali".

COSA SIGNIFICA IL TESTO DEL DECRETO – In poche parole, il Decreto Crescita non avrà valenza retroattiva, quindi chi ha sottoscritto un contratto con quei benefici fiscali potrà continuare a farlo per altri cinque anni al massimo. L’abolizione definitiva, invece, passa dal 1° gennaio al 29 febbraio. Pertanto, almeno per la sessione invernale di calciomercato, le società potranno ancora godere dei vantaggi fiscali del Decreto Crescita. Si presume, quindi, che i club possano dare la caccia ai migliori calciatori in circolazione per approfittare ancora di tale Decreto.

NUOVO ASSALTO – Con questa mini proroga, comunque, le società di Serie A sperano che in questi due mesi si trovi il tempo e il modo di agire sul Parlamento per avere un emendamento che faccia saltare l’abolizione o per arrivare a una moratoria che rimandi l’intera faccenda di parecchio (si parlava di 5 anni).