Guidolin: "La sconfitta contro la Roma a causa del gol di Bradley mi lasciò con l'amaro in bocca per qualche giorno"

22.11.2018 18:43 di  Simone Ducci  Twitter:    vedi letture
Guidolin: "La sconfitta contro la Roma a causa del gol di Bradley mi lasciò con l'amaro in bocca per qualche giorno"
Vocegiallorossa.it
© foto di Federico De Luca

L'ex allenatore dell'Udinese Francesco Guidolin ha parlato ai microfoni del Match Program giallorosso.

Quale altra vittoria sulla Roma ricorda?
“Quella che ottenemmo nel 2011 nel mese di novembre (il 25, ndr) al Friuli, vincendo 2-0. Le sfide con la Roma sotto la mia gestione erano state sempre molto equilibrate. In quella circostanza segnarono Di Natale e Isla. Battemmo la Roma di Luis Enrique”.

Lo stesso Luis Enrique che lei esaltò in più di un’occasione nelle uscite pubbliche nell’arco della stagione 2011-2012.
“Era un ragazzo intelligente e preparato. Si vedeva che avrebbe fatto strada e che sarebbe diventato uno dei migliori tecnici in circolazione. Non a caso al Barcellona ha vinto tutto e poi è stato ingaggiato dalla nazionale spagnola come commissario tecnico. Ci accomunava la passione per la bicicletta, anche per questo fatto mi stava simpatico. All’andata vinsi io, al ritorno lui. Ma fu un’altra sconfitta con la Roma a lasciarmi davvero con l’amaro in bocca per qualche giorno”.

Ovvero?
“Quella del 2013 con il gol decisivo di Bradley nel secondo tempo. Fu la nona vittoria consecutiva per la Roma di Garcia. Noi non meritavamo di perdere, facemmo un’ottima gara sfiorando il gol in più di un’occasione. Ma andò male e la Roma ne approfittò avvicinandosi al record di dieci successi consecutivi che conquistò la settimana successiva”.

È mai stato davvero vicino a diventare un allenatore giallorosso? Nel 2005 – secondo le notizie di allora – sfiorò l’incarico.
“Nel 2005 arrivò Spalletti alla Roma. Su di me ci fu qualche voce, ma niente di concreto. Successivamente, proprio quando allenavo l’Udinese, venne accostato di nuovo il mio nome alla Roma in modo un po’ più serio, però non se ne fece nulla”.

Il motivo?
“Allenavo a Udine ed ero felice così. All’epoca non c’era grande differenza tra il potenziale romanista e quello friulano. In classifica spesso gli arrivavamo anche davanti. Io ero a mio agio nell’ambiente dell’Udinese e non intendevo cambiare”.

Gli anni all’Udinese sono stati i migliori della sua vita?
“Mi sono tolto tante soddisfazioni, qualificandomi per i preliminari di Champions in due campionati, senza avere fortuna poi nei play-off. Ma devo dire che ho fatto bei campionati pure col Vicenza, il Bologna e a Palermo. Sono sempre arrivato in Europa, con ottimi risultati”.

Le manca allenare?
“Mah, ammetto che in questo momento mi piace fare il commentatore per DAZN come seconda voce durante le telecronache. Ho ottimi riscontri da parte del pubblico, ricevo tanti complimenti anche da addetti ai lavori e la cosa mi gratifica. Ovviamente, resto un allenatore e quello è il mio lavoro. Ma ora non ho ansie particolari per tornare. Dovesse capitare una chiamata dall’estero o in una nazionale, la prenderei in esame”.

Non dalla Serie A?
“Sì, certo, se fosse un progetto interessante, perché no? Però ho allenato talmente tanto in Italia, che al momento mi affascinerebbe più una proposta da fuori. Ho ancora voglia di trasmettere il mio modo di intendere il calcio”.

Riassumendolo in poche parole, qual è il suo modo di intendere il calcio?
“Ho sempre voluto una squadra aggressiva, che va a prendersi la partita nella metà campo avversaria. Gioco veloce, con verticalizzazioni improvvise. Non amo il tiki taka, preferisco una manovra più concreta e con meno passaggi orizzontali. Ripetevo spesso ai miei ragazzi di non giocare mai per lo 0-0, che poi un colpo di un singolo può rompere l’equilibrio e farti tornare a casa a mani vuote. È meglio dare il primo schiaffo”.

C’è una squadra che le piace particolarmente in Europa?
“Sono un fan del Liverpool di Klopp. Ecco, le mie formazioni hanno avuto come principi quelli della squadra inglese. Quando i Reds stanno in palla vanno ad una velocità impressionante, non concedendo respiro agli avversari. Ci sono arrivati in finale di Champions con questo sistema”.

E lei, vent’anni prima, con lo stesso sistema arrivò in semifinale di Coppa delle Coppe col Vicenza affrontando il Chelsea. Forse un’impresa più complicata, la sua.
“Quella fu una cavalcata esaltante che terminò sul più bello. Su otto partite ne vincemmo sei, una pareggiata e una persa. Tanta roba, come vincere la Coppa Italia l’anno prima con una squadra non certamente favorita in una competizione del genere”.

Anche la Roma di Di Francesco fonda la sua idea di calcio sull’aggressione alta, i tagli e le verticalizzazioni per gli attaccanti.
“Gioca bene la Roma di Eusebio, mi piace davvero. Anche se ha avuto dei momenti di difficoltà in questa stagione. Di Francesco è preparato, si vede che ha il gruppo dalla sua parte. Si è fatto valere al primo anno arrivando in semifinale di Champions, venendo da una realtà come quella del Sassuolo. Non è da tutti”.

Davide Nicola, invece, ha accettato di prendere l’Udinese al quartultimo posto con 9 punti. E contro la Roma debutterà sulla panchina bianconera.
“Nicola è un ottimo allenatore, sono sicuro che farà bene. Avrà bisogno di tempo, a cominciare dalla sfida di sabato che, sulla carta, vede la Roma di Di Francesco favorita. Non può essere altrimenti, considerando la qualità dei due organici. Però sarà una bella sfida, tutta da vedere”.