Genoa, De Rossi: “Il destino mi ha portato qui. La Roma è la storia della mia vita”
Giornata di presentazioni in casa Genoa: Daniele De Rossi parla alla stampa per la prima volta da allenatore rossoblù, dopo l'ufficialità arrivata nella giornata di ieri. Di seguito, le parole della leggenda ed ex tecnico della Roma:
Il destino ti ha portato a Genova...
«È il destino che mi ha portato qui. A volte ci sono occasioni che non si possono assolutamente perdere. Nelle ultime settimane, negli ultimi mesi, ho avuto contatti con altre squadre. Per molto tempo ho trovato porte chiuse, poi a gennaio è arrivata la Roma. In passato ci sono stati accostamenti, chiacchiere, ma non si è mai concretizzato nulla. Ora c’è il Genoa, che è una grande squadra. È per me un grande onore essere qui: non dico bugie. Mi sento onorato, emozionato e carico. Credo che questo ruolo debba essere ricoperto con onore e rispetto».
L'amore dei tifosi della Roma e il legame col Boca Juniors?
«A volte non me l’aspetto, ma è bello. Ora però sono concentrato sull’affetto di un’altra tifoseria. La Roma rappresenta la storia di una vita, il Boca è stato molto importante, ma adesso penso solo al Genoa. Non voglio passare da Genova come uno spettatore che timbra il cartellino e se ne va: mi piacerebbe, invece, andarmene tra qualche anno con un’altra tifoseria che mi vuole bene».
È vero che doveva essere a Buenos Aires in questo weekend?
«Sì, ed è anche un motivo in più per cercare di vincere all’esordio (sorride, ndr). Era da tanto che non tornavo a Buenos Aires, ma va bene così. Sono felice di essere qui».
C’è un errore di cui ha fatto tesoro?
«Forse ci sarebbe bisogno di più tempo per rispondere, o forse di spegnere le telecamere (ride, ndr). Errori ne ho fatti. Quando un errore lo commette un allenatore con poca esperienza, viene subito messo in evidenza. Ma l’errore fa parte del nostro lavoro. Bisogna avere la fortuna di essere autocritici, perché fa parte della crescita dell’essere umano. Quando cresci, cerchi di modificare i tuoi comportamenti».
Il rosso da allenatore con la Roma.
«È una coincidenza che mi fa sorridere. Da giocatore qualche rosso l’ho preso, ma da allenatore non ho fatto niente e quella volta non meritavo l’espulsione. La pagherò cara, perché non mi piace stare in tribuna».
Il Genoa ha quello spirito che si rivede nella Roma e nel Boca?
«La vita è piena di coincidenze. Con il Boca c’è la stessa filosofia di noi romanisti. Il sogno di rimanerci a lungo ce l’avevo, ma non è stato così, e ho metabolizzato il fatto che avrei difeso un’altra squadra. Se avessi potuto scegliere, il Genoa sarebbe stata una di quelle, anche per il progetto. Quando ho smesso di giocare con la Roma potevo fare mille scelte e ho scelto il Boca per quella passione folle. Qui mi sento al posto giusto. Può nascere un grande amore, ma questo nasce se vinciamo le partite».
In questo ultimo anno senza panchina ma con una potenziale carriera da dirigente: come è stata l’esperienza a Ostia?
«Sono ancora un dirigente. Dal primo giorno il patto era che, se avessi trovato una squadra, sarei stato meno presente. Le persone che sono lì le ho scelte io. Quel ruolo è importante perché ho iniziato a capire cosa passa nella testa di presidenti e dirigenti. Stare dietro una scrivania ti permette di comprendere come funziona il mondo dall’altra parte. Ho visto tanti allenatori all’altezza, come il nostro, da cui c’era sempre qualcosa da imparare».
A Ferrara è stato scelto per il suo passato da giocatore, a Roma per il suo trascorso da bandiera giallorossa. Qui invece come allenatore. Ha valutato l’importanza di questa opportunità?
«È il Genoa che mi ha chiamato. È arrivata questa opportunità e, quando arriva, valuti tutto. So che è una sfida importante: sto maneggiando qualcosa di significativo per tante persone. La SPAL era l’occasione più importante della mia vita, lo è stata anche la Roma, e penso di essermela giocata bene. Qui la dinamica di scelta è la più giusta».
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