Dalmat: "Il gol alla Lazio il più bello della mia carriera. Totti uno dei dieci più forti contro cui ho giocato"
Stephane Dalmat, ex centrocampista dell'Inter che il 27 maggio 2001 segnò il gol del pareggio dei nerazzurri contro la Lazio, importantissimo nella corsa al terzo tricolore giallorosso, è stato intervistato da asroma.com.
Le va di raccontare quell’azione?
«Volentieri, mi fa piacere. Non l’ho mai cancellata dalla mia mente…»
Prego.
«Allora, mancano pochi minuti alla fine della gara, l’arbitro Collina concede un calcio di punizione a noi dell’Inter dal limite dell’area, ma decentrata sulla destra. Va sul pallone Recoba che, come ricorderete, era un maestro nelle situazioni da fermo. Il suo sinistro non perdonava. In quella circostanza, però, mi guarda e mi fa capire che non vuole tirare. Non se la sente. Mi dice: “Ora tocca a te…”».
E poi?
«Decide così di passarmi il pallone, sfruttando la mia posizione più centrale quasi in prossimità del limite dell’area. Io vado sulla sfera tirando di destro, senza pensarci, quasi a occhi chiusi. Parte la traiettoria e vedo la palla entrare sotto l’incrocio dei pali. Peruzzi – uno dei migliori portieri in circolazione – non può fare nulla, se non fare da spettatore».
Che significò quel gol?
«Per l’Inter fu importante perché a noi serviva un punto per qualificarci in Coppa Uefa ed essere sicuri del piazzamento. Ma fu importante anche per me perché quel giorno segnai il gol più bello della mia carriera»
All’Olimpico, nel frattempo, quando arrivò la notizia del pareggio dell’Inter ci fu un boato incredibile, nemmeno avesse segnato la Roma.
«Lo so bene. Dopo la partita mi raccontarono che lo stadio intero festeggiò e qualcuno lanciò alcuni cori inneggiando il mio nome. Mi ha fatto piacere anche se non ho mai giocato nella Capitale».
Tra quelli che esultarono ci fu anche Francesco Totti che, dalla panchina, non nascose la gioia. Un suo giudizio sul capitano della Roma?
«Che dire? Uno dei dieci calciatori più forti contro cui ho giocato. È un attaccante determinante. Per anni – e pure quest’anno – è riuscito a risolvere tante partite con una giocata sola».
Come mai la sua esperienza all’Inter non decollò dopo quel gol?
«Colpa mia. All’epoca mi preoccupai troppo dei calciatori che arrivarono nel mio reparto per farmi concorrenza, così persi un po’ di fiducia in me stesso. Sbagliai. Se avessi continuato a lavorare come se nulla fosse, mi sarei ritagliato uno spazio importante nell’Inter. Pazienza».
Crede di aver fatto meno in carriera di quello che poteva?
«Probabilmente sì, sarebbe potuta andare meglio, ma non rimpiango nulla. Poteva pure andare peggio. Ho giocato in club importanti, non mi posso lamentare».
Ha smesso con il calcio nel 2012, a 33 anni. Un po’ presto, forse.
«Diciamo di sì. Il problema è che non avevo più voglia di fare la vita del professionista: allenamenti, ritiri… Volevo solo giocare, senza più pressioni».
Oggi di cosa si occupa?
«Lavoro come commentatore per una tv francese e quando ho tempo organizzo spesso tornei di calcio amatoriali con i miei amici. Mi diverto ancora con una palla tra i piedi…».