10 For a Legend, De Rossi: "Totti e Batistuta mi lasciavano a bocca aperta". Cassano: "Venni a Roma per giocare con Francesco". Beckham: "Ha il fuoco dentro"

08.06.2017 00:00 di  Simone Ducci  Twitter:    vedi letture
Fonte: Roma TV - 10 For a Legend
10 For a Legend, De Rossi: "Totti e Batistuta mi lasciavano a bocca aperta". Cassano: "Venni a Roma per giocare con Francesco". Beckham: "Ha il fuoco dentro"
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Ai microfoni di Roma TV, durante il programma 10 For a Legend, alcuni grandi campioni del passato e del presente hanno raccontato il loro Francesco Totti.

Buffon: “La prima volta che vidi Francesco fu in un raduno dell’Under 15. La nostra amicizia ha radici profonde. Già si parlava di lui nei settori giovanili. All’epoca ero curioso di conoscere questo fenomeno. Un aneddoto che non mi scorderò mai: durante una partita in Polonia, presi gol a causa di una deviazione fortunosa di un mio compagno. Mentre ero in volo, ho sentito uno dire dal campo: “N’a guardà!”. Lui sapeva che sarebbe entrata. Ha dei tempi comici assurdi. Il primo cucchiaio lo fece a me di sinistro. Mi disse di dargli la maglia e mi chiamo Tartarugone. È inevitabile aver subito da lui tanti gol. Alcuni sono stati talmente belli che se li avessi parati avrei rovinato un capolavoro. Ho avuto la fortuna di fare da partner a Francesco a Roma che è stato lo scudetto del 2001. E' stato bello esserci perché ho imparato cosa vuol dire vincere in certi posti. E' una delle giornate più belle alle quali ho assistito. Uno come lui che ha giocato tutto il Mondiale, era condizionante per gli avversari perché a mezzo servizio toglieva loro 1-2 giocatori. Le attenzioni erano per lui. Noi ne avevamo piacere. Con lui le difficoltà erano minori. E' il degno rappresentante della romanità".

Maldini: “Lui ha conosciuto prima mio padre, poi ho visto quello che era capace di fare e tutti noi in Nazionale maggiore aspettavamo il suo momento tra noi grandi. Qualche volta ci scambiavamo qualche battuta. Una volta si complimentò per un mio lancio di destro. Faceva molto ridere. Era difficile litigare con lui. Tecnica sopraffina e forza fisica. Usava bene il corpo, non è esile. È difficile da buttare giù. Riesce a vedere anche il terzo passaggio. Per un attaccante è il massimo. Ho giocato con Francesco quando era centrale. Ho pensato che sarebbe stato bello giocare da terzino con lui a darmi i palloni. Già il fatto di aver vinto il Mondiale con la numero 10 spiega la sua grandezza. Il fatto di vincere e non vincere rispecchia il momento della squadra. Per vincere bisogna essere fortunati. Ci sono campioni che hanno vinto meno di quello che avrebbero meritato. Nel pullman lui, arrivando ad Amsterdam, disse che avrebbe fatto il cucchiaio in caso di rigori. La partita ha avuto un andamento pazzesco. Arrivati ai rigori ci siamo ricordati delle sue parole ma non pensavamo che l'avrebbe fatto. Poi però l'ha fatto. A differenza mia lui ha vinto meno con la sua squadra di club ma ha vinto il Mondiale. Nei momenti difficili è più facile andar via perché sei visto come un problema. So che c'era l'idea di prenderlo ma era difficile. Berlusconi ama il giocatore fedele. Prendere uno come Totti doveva essere una situazione drammatica: non avrebbe mai tolto alla Roma uno come lui".

Cassano: “All’epoca era lui il mio idolo. È il giocatore più forte della storia del calcio italiano. Ho parlato con Capello quando arrivai a Roma. Ero felice di venire a giocare con il Pupo. Per me è stata la mia fortuna incontrarlo all’inizio della mia carriera. Non ho mai avuto l’idea di prendere il suo posto, anzi lui mi ha aiutato molto. Il mondo intero continua ad ammirare i suoi palloni. Tutti provano la palla di prima. Lui l’ha fatta vedere al mondo ma il marchio è solo il suo. In quella giocata è unico. Nel 2002 giocavamo col falso centravanti. Giocava in avanti chi era stanco. Avevamo una squadra strepitosa. E' normale che se andavi a Madrid giocavi con giocatori più forti e in platee diverse. Se a Roma fai 100 vali 100 se a Madrid fai 100 vali 10000. Avrebbe vinto qualche Champions League e Pallone D'Oro. Roma è la sua grande passione, la ama visceralmente. E' sfegatato". 

Del Piero: “La prima volta che ci siamo incrociati mi sono rivisto. Abbiamo iniziato in due grandi squadre e con la voglia di diventare grandi. In campo, tante volte è capitato di farci due risate. La risata più clamorosa è stata quando abbiamo raccontato le barzellette davanti alla telecamera. Ci abbiamo messo 45’ perché ridevamo sempre. Ci comprendevamo molto bene. Francesco è l’allegria in persona. È un ragazzo alla mano. Il nostro passato ci ha regalato dei momenti unici di campo, come il Mondiale del 2006, e il fatto di voler giocare insieme. Il dualismo è stato creato più esternamente. La nostra speranza era quella di giocare insieme. Ci rimane questo rammarico. Quando un giocatore ti fa venire in mente di chiederti come abbia fatto a fare certe cose allora sai che si tratta di uno di un’altra categoria”.

De Rossi: “Essendo io tifoso avevo parecchi riferimenti. Diciamo che lui e Batistuta mi lasciavano con la bocca aperta. Lui, essendo più giovane rispetto agli altri, è stato quello con cui ho avuto il rapporto più stretto. Nei primi anni, insieme a Cassano, eravamo molto uniti sia dentro che fuori dal campo. Ho due ricordi: uno durante un triangolare in cui lui ha convinto tutti, facemmo una partita tra i classe ’83 e gli ’82. L’altro ricordo riguarda il suo comportamento: pur essendo più grande, si comportava come noi. Quando ero piccolo mio padre diceva sempre di guardare Giannini. Prima dell’arrivo della palla lui già sapeva dove mandarla. Ho avuto la fortuna di giocare con chi, prima di ricevere la palla, guardava 10 giocatori e tutti gli avversari. Qualcosa ho provato a rubare. Vedevo giocate che non avrei visto fare a nessuno. In campo, quando si avvelena fa ridere perché è un rosicone. Ogni tanto ti fa scoppiare. Ce ne sono tante sue. Ormai si è messo a fare un po’ l’attore. Ero in campo in quel cucchiaio a all’Inter. Quel gol lo metto vicino a quelli dei grandi campioni. Il portiere era alto. Per come se l’è creata posso dire che l’azione è irripetibile. Ho pensato che Francesco ci avesse preso in giro a tutti. Io penso che per longevità, gol, assit e partite risolte sia il talento più grande che abbiamo avuto. Con tutto il rispetto di Baggio e Mancini, qui si parla di uno che è fatto le stesse cose per 25 anni. Il numero delle volte deve contare. Fuori avrebbe ambito al Pallone D'Oro. Non possiamo sapere quello che sarebbe stato se avesse calcato altri stadi. Sarebbe stato ancora più grande. Gli dissi in passato di mollare tutto ma poi ci ha stupito con quel finale di stagione. Nasce come un giocatore fisico e potente. Poi ha spostato la situazione e, cambiando, si è adeguato alla sua età. Ha avuto un cambiamento nel modo di mangiare. Si è asciugato tantissimo e questo gli permette di rimanere in piedi in campi del genere". 

Sergio Ramos: “Se non sbaglio, la prima volta che ci siamo incontrati fu nel 2008. Totti mi è sempre piaciuto come calciatore. In Spagna non c’erano molti calciatori con i capelli lunghi. Per questo mi piaceva molto. Caniggia, Batistuta, Totti. Tutti con la fascetta. IO la portavo da bambino. Mi ha impressionato per il talento, per il fatto che fosse il simbolo della Roma. Poterlo affrontare per la prima volta era un sogno che avevo sin da bambino. Marcarlo è complicato perché gioca bene spalle alla porta e si muove in continuazione per farsi dare la palla. Si muove come un attaccante puro. Quando subivamo cross dalle fasce sapeva sempre dove andare. Uno poteva pensare alla fortuna ma bisogna sapersi muovere in area e lui lo sapeva fare. Unj giocatore unico, capace di segnare molto e con un tocco di palla spettacolare. Tra i migliori della storia del calcio italiano. E' stato un esempio. Continuerà a esserlo e avrebbe potuto giocare facilmente nel Real. Il mondo del calcio ha avuto a ceh fare con la sua figura, sia con la Roma che con la Nazionale, per la quale è stato determinante. Siamo stati dei privilegiati a poter scegliere. Ci sono stati momenti della mia vita in cui mi sono chiesto di rimanere a ROma o no. Questa è già una fortuna. Poi la scelta nasce già da appena nati, da quando amiamo questa squadra. A noi ci ha portato tanta gioia e amore, non tanti trionfi. Quando andiamo allo stadio tutti hanno la maglia di Totti. Per lui è già un bel trionfo".

Javer Zanetti: “Credo che sono queste le cose che ti lascia lo sport. Non abbiamo mai discusso. Davamo il massimo per le nostre squadre e c’era tanto rispetto e stima. Penso che fa assist quando nessuno se lo aspetta. Sa vedere il compagno libero come pochi. Il pallonetto che ci ha fatto è stato un gran colpo. Qualsiasi squadra argentina vorrebbe avere un calciatore come lui perché ha carisma. Lo capisco perché abbiamo vissuto la stessa storia. Ho vissuto molti momenti belli con i miei tifosi. Lui è la Roma: i tifosi lo ricorderanno così. Lui merita tanti attestati di stima e sarà parte della famiglia. Francesco continua ad avere passione e a fare la differenza. Ha carisma ed è un'arma in più".

Seedorf: “Le battute le faceva prima e dopo la partita. Le faceva con affetto. C’era rispetto reciproco. Le partite erano calde. Io ricordo il suo sorriso e la sua simpatia, dentro e fuori dal campo. È un assistman, con grande capacità di finalizzare. Seconda punta è la sua posizione ideale. Ci saremmo potuto completare bene. Credo che quello che ha fatto sia come facevo io con Kakà. Io avevo il compito di fare il centrocampista mentre Kakà era finalizatore. Con Totti sarebbe stato lo stesso. La costanza di trovarsi nel posto giusto è importante. Anche la sua capacità di finalizzare lo è. Lui le aveva da sempre". 

Beckham: “Come giocatore è un mago. Penso a giocatori come Zidane. Come guardano il pallone e come lo stoppano… Francesco è così. Gioca con eleganza e con passione, proprio come ci si aspetta ceh giochino i calciatori italiani. Quando lo vedi giocare, noti che c’è qualcosa di speciale. È sempre sul posto giusto, ogniqualvolta il pallone va in una zona del campo tu sai che lui sarà lì. È in grado di segnare, di difendere anche se lui dirà che non è vero, ma lo sa fare. Sa giocare di testa, vincere contrasti. Ha il fuoco dentro. Esattamente quello che vuoi vedere. Quando chiedi alla gente di lui, ti aspetti la parola elegante ma quello che lo rende speciale è il fuoco che gli brucia dentro. Quello che colpisce di lui è che in ogni partita fa qualcosa di speciale. Non importa se stia giocando contro un top team o una squadra piccola. In ogni partita fa qualcosa di speciale, basta solo che sia in campo. La gente lo ama guardare e ama pagare il biglietto per lui. Invidio un po' i tifosi della Roma perché lo hanno potuto ammirare per così tanto tempo. E' difficile dire come sara la prossima generazione di giocatori in relazione a quelle degli ultimi trent'anni perché il calcio è cambiato molto. Sono pochi i calciatori che vestono la maglia della stessa squadra per così tanto tempo come Giggs e Totti. Sono giocatori speciali. Parliamo di qualcosa di romantico e di leale per la squadra della tua città". 

Gerrard: “Credo che lo ricorderò sempre per l’ultimo passaggio. Ha fatto moltissimi assist deliziosi, ma anche come realizzatore ha segnato molti gol fantastici. È famoso per il cucchiaio, per i pallonetti. Prima parlavamo di quello in cui ha saltato mezza Inter per poi fare il pallonetto al portiere. Si potrebbe parlare per ore, giorni di un giocatore della sua grandezza. Ha avuto una carriera spettacolare ed è stato un giocatore incredibile. Al Liverpool sarebbe stato il benvenuto in qualsiasi momento. Da numero 8 mi sarebbe piaciuto molto averlo come numero 10, a cui dare la palla e giocare vicno. Insieme avremmo potuto fare cose straordinarie. Ora, dopo questa lunga carriera, sono felice che sia rimasto a Roma. Questo legame durerà per sempre. E' una cosa speciale. Non sono tanti i giocatori che possono dirsi bandiere di una squadra. E' davvero unico. Ho giocato a calcio per la gente e anche Totti dirà lo stesso. Vogliamo rendere felici le persone. La cosa più importante per me è vincere e avere successo con la mia gente. Sono certo che Francesco negli anni dirà che la sua felicità deriva dall'aver fatto felice la gente di Roma.Totti è il primo in termini di fedeltà. Lui è il re della Roma. Quando mi è stato chiesto di parlare di lui sono stato felice. Non vedevo l'ora perché vorrei essere ricordato a Liverpool come lui. Per il Liverpool provo le stesse sue sensazioni per Roma".