TRIGORIA - Di Francesco: "Ce la giochiamo alla pari, ma non partiamo per pareggiare. Vorrei far giocare Nainggolan, Schick out". FOTO! VIDEO!

18.11.2017 07:59 di Gabriele Chiocchio Twitter:    vedi letture
Fonte: dall'inviata Veronica Sgaramella
TRIGORIA - Di Francesco: "Ce la giochiamo alla pari, ma non partiamo per pareggiare. Vorrei far giocare Nainggolan, Schick out". FOTO! VIDEO!
Vocegiallorossa.it
© foto di Veronica Sgaramella

Il tecnico Eusebio Di Francesco ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del derby.

Come vivranno il derby i tre azzurri tornati dalla delusione mondiale?
"Due sono anche romani e romanisti, mi auguro che per loro sia anche un motivo per potersi rifare e di mettere in campo quella rabbia, quella cattiveria e quell'orgoglio che li ha contraddistinti".

Come stanno i nazionali?
"C'è sempre qualche problemino, ma sono tutti in buone condizioni. Sono contento. Nainggolan? Tra oggi e domani deciderò se sarà disponibile o no. Schick non sarà convocato, sta facendo un percorso graduale. Come ho detto in precedenza, rientrerà quando riferirà di stare bene, sennò con me non si allena".

Un messaggio a chi andrà allo stadio?
"Lo sport deve unire e non dividere, che ci sia campanilismo e che mi auguro che vinca la Roma è sicuro. Mi ha colpito l'affetto che c'è stato intorno al decimo anniversario della morte di Sandri, questo è lo sport e mi auguro che sia una grande festa dello sport e che vinca la Roma".

A livello emotivo cambia qualcosa tra campo e panchina?
"Da allenatore sarà ancora più dura da vivere, il calciatore ha una grande fortuna, mette in campo la rabbia; da allenatore dipendi più dagli altri. Sono contento di potermela giocare con due squadre in un ottimo momento".

Cosa deve temere della Lazio?
"Per aver fatto i punti che ha fatto si vede che ha creato difficoltà alle squadre affrontate. Hanno qualità e capacità di ripartire in verticale, con dei giocatori come Immobile che attacca la profondità in modo impressionante. Anche con l'Italia è stato il più pericoloso, dobbiamo tenerne conto. Ritengo sia il più pericoloso, l'arma in più della Lazio per i 14 gol e i 6 assist fatti".

Kolarov è il grande ex, come sta vivendo questa vigilia?
"Tranquillo, l'altro giorno mi ha fatto una battuta quando mi sono fatto male al ginocchio, dicendo che lui aveva giocato nella Lazio. Ha grande forza e personalità, affronterà il derby nel modo giusto".

Quanto incide il risultato del derby sulle prospettive?
"Incide, ma la tolgo dalla classifica. Mi piace viverla come una partita unica, importante, per quello che piace sentire ai tifosi. Una partita diversa dalle altre, che può darci il la per continuare il percorso. Giocheremo per i tre punti, tenendo conto che la Lazio è veramente brava nel ripartire. Non dobbiamo snaturarci".

Come sta Schick?
"Non lamenta dolore, è in crescita. Avendo questa fibrosi che sta cercando di sistemare deve essere al top, si rischia di potersi far male da altre parti. Stiamo cercando di portarlo al top per fargli fare subito un percorso di campo, per metterlo subito dentro per qualche minuto. Non tutti recuperano allo stesso modo, può essere anche un discorso emotivo, io ho chiesto di darmelo quando lui dice di essere al top, punto. Non vogliamo ricadere in altre situazioni antipatiche. Si allena, ha fatto qualcosa col gruppo, pallone a parte. Lo voglio a una condizione ottimale".

Pensa che l'eliminazione dell'Italia dai mondiali possa incidere sul rendimento dei giocatori? Le chiedessero domani di dare un'idea per una riforma del calcio, cosa le verrebbe in mente?
"Le seconde squadre, il fatto dei troppi stranieri è un alibi. Bisogna lavorare con i giovani e per avvicinarli ai sistemi delle prime squadre, fisiche e caratteriali, non per forza bisogna mandarli in prestito. Giocando nelle seconde squadre farebbero il salto di qualità. Il bello del calcio è che la partita dopo ti permette di poterti rifare, dalle grandi sconfitte nascono grandi vittorie. Mi auguro che sia una grande vittoria".

Ha parlato con De Rossi?
"Io parlo con tutti. Al di là di questo, c'è grande dispiacere. Cerco di motivare i giocatori per la Roma, loro hanno voglia di rifarsi".

Affrontare un avversario che ha un punto in più vuol dire prepararla anche per non perdere?
"Pareggiare? Non direi mai alla mia squadra una cosa del genere, si accontenterebbero e affronterebbero la partita in modo meno aggressivo. Stiamo lavorando per far crescere questa squadra e stiamo facendo un certo percorso, vi assicuro che non lo cambierò. Potremo dire alla fine che ci è andata bene, ma non voglio mai partire per pareggiare. A Londra è stato un gran pareggio, ma siamo andati là per cercare di vincerla. Quando vuoi dare una mentalità, la dai".

Su Nainggolan: ha sempre schierato giocatori al 100%. Può essere al 100% venendo dall'infortunio o il derby è una partita tale che si può giocare anche all'80%?
"A differenza di altri, lui può essere importante anche all'80%. Credo di schierarlo pensando che possa essere almeno al 90%. Mi auguro che mi dia risposte giuste, vorrei farlo giocare".

Cosa sarebbe disposto a fare pur di vincere il derby?
"Io niente, non ho fisicamente la possibilità di farlo. Farò di tutto per poterlo vincere, cercando di tirare fuori tutto quello che abbiamo. È una cosa dovuta e doverosa, il fatto di aver portato più romanisti allo stadio è un grande segnale, vorremmo non deluderli. Promesse non ne voglio fare".

Si fa un confronto tra lei e Inzaghi, con alcuni elementi in comune. Qual è il suo parere su di lui come allenatore? Quale sarebbe il nome che vorrebbe vedere in nazionale?
"Per quanto riguarda Inzaghi è anche più giovane di me, il mio percorso rispetto al suo è stato totalmente differente. Gli ho ftto i complimenti per come ha saputo gestire il gruppo e per come è entrato nella testa dei calciatori. Abbiamo similitudini, non tatticamente, ma a livello motivazionale. Ha fatto cose importanti in un ambiente non facile, in poco tempo. Come allenatore della nazionale non avrei preferenze, mi auguro che si cominci a lavorare in un certo modo. Credo che siano più importanti gli obiettivi, la creazione di infrastrutture, poi di allenatori bravi ce ne sono. Non ho preferenze, è facile dire Ancelotti per la sua esperienza, sarebbe una garanzia, ma non devo pubblicizzare nessuno".

Fosse stato lei il presidente federale, si sarebbe dimesso?
"Oggi come oggi, parlare della nazionale è sparare sulla croce rossa. Dico che ognuno di noi è padrone del destino e delle scelte. Mi sarei potuto anche dimettere, ma sono più curioso di sentire i programmi, ciò che uno propone. Ho da pensare ad altro, mi interessa in modo relativo".

L'eventuale assenza di Nainggolan può avere un effetto domino sul tridente?
"La scelta di Nainggolan non incide su quella degli altri. Mi hai alzato l'attenzione su questa cosa, ci devo pensare. Ascoltare a volte serve. Ma non inciderà sulla mia scelta".

La pensa come Ulivieri?
"Non sto dicendo che la penso così, sono cose che vanno affrontate, ma i programmi vanno ascoltati, vedere se realmente ci sono. Spero diventi concreto e meno politico, che si ascoltino gli allenatori. È prematuro parlarne, ci vorrebbe tanto tempo. Voi mi fate queste domande ora, ma alcune settimane fa ho parlato del calcio italiano, dicendo che eravamo indietro agli altri. Tutto torna. Al di là degli uomini, quando servirà, vi dirò chi può essere l'uomo giusto".

Tecnicamente chi è più forte tra Roma e Lazio?
"Per me, con merito entrambe le squadre sono lì. Tutti dicono che abbiamo tecnicamente giocatori più forti, la Lazio ha sbagliato pochissimo negli acquisti. Credo che siano molto bravi nelle scelte. Hanno fatto un ottimo lavoro, io prendo Milinkovic-Savic, Immobile che aveva fatto male a Siviglia. Ritengo che abbiano fatto acquisti giusti, rigenerato giocatori come Luis Alberto, che nessuno pensava potesse essere decisivo come è. Oggi come oggi se la giocano alla pari, non c'è una favorita: lo dicono i numeri".

Bruno Conti ha detto che ha riportato la romanità. C'è la necessità di uno stile Roma?
"Lo stile Roma va costruito con me che sono allenatore, ma parte sempre dall'alto, le parole di Conti mi fanno piacere. Mi sento integrato in questo contesto. Per poter avere senso di appartenenza bisogna sentire determinate cose, cercando di essere il più positivo possibile, portando amore intorno a questa squadra".