Nela: "Non so cosa sia successo tra Dzeko e Fonseca, ma è una situazione da recuperare per il bene della Roma"
L'ex calciatore giallorosso Sebino Nela è stato intervistato da Il Corriere della Sera, dove ha parlato della sua biografia in vendita da oggi ("Il vento in faccia e la tempesta nel cuore") e, ovviamente, anche della Roma. Queste uno stralcio delle sue dichiarazioni:
A gamba tesa. Anzi, con il vento in faccia, come si intitola il libro scritto insieme a Giancarlo Dotto. Perché un orso, come si descrive lei stesso, a quasi 60 anni si mette a nudo?
«Ci ho pensato per anni. Ho sempre tenuto dentro tutto. È il mio carattere mezzo sardo e mezzo ligure. Giancarlo (Dotto, ndr) me lo chiedeva da tempo: da qui, diceva, nasce di sicuro qualcosa di buono. Alla fine ho accettato. Ma lo dovrebbero fare tutti, perché tutti hanno qualcosa da raccontare. Ogni vita è importante, nessuna insignificante. Viviamo in un mondo che insegue i suoi idoli, un mondo di follower. Ma non conosciamo l’uomo che c’è dietro l’idolo. Così io ho raccontato Sebastiano. Tutto compreso, non solo quello che mi faceva comodo raccontare».
Che dialogo c’è, oggi, tra Dzeko e Fonseca?
«Perché è successo non lo so, quindi non giudico. Però l’unico bene che conta è quello della Roma. È una situazione da recuperare. Non so chi farà il primo passo, ma lo devono fare. A giugno si prenderanno le decisioni, ora c’è da raggiungere il quarto posto. Essere professionisti vuole dire gestire le situazioni. C’è gente che non arriva a fine mese, non è ammissibile sprecare soldi e talento. Ci sono stati compagni di squadra con cui non ho parlato per un anno, ma in campo diventavano fratelli e guai a chi li toccava».
Zaniolo si isola?
«Zaniolo ha un talento e un fisico incredibili. Poi, come tutti i ragazzi della sua età fa le sue cavolate. Ma chi non le fa? Un ragazzo di 20 anni non deve essere un esempio per nessuno, deve sbagliare e imparare dai suoi errori. Se poi c’è un ragazzo di 18-20 anni già completamente maturo, buon per lui. Ma è l’eccezione, non la regola. Non ho consigli da dare a Zaniolo. Forse uno sì, ma vale per tutti i ragazzi: studiate la storia della vostra squadra, imparate quali sono stati i grandi giocatori che hanno vestito quella maglia, ascoltate il cuore di quella città. Da romanista ho vinto meno di quello che volevo e potevo vincere, ma ero orgoglioso quando a Torino portavamo diecimila persone e gli juventini, che poi incontravo in nazionale, mi dicevano: che tifoseria che avete! Nel libro dico: "portate Zaniolo dentro una macelleria di Testaccio, fatelo stare una sera con Daniele De Rossi"».
Nella Roma attuale non lavorano Totti, De Rossi, Nela, Rocca, Pruzzo… Roma è matrigna con i romanisti?
«È un discorso lungo, che ho affrontato spesso con vecchi compagni di squadra. I grandi ex possono essere una risorsa, guarda quello che sta facendo Maldini al Milan. Però niente è dovuto. Abbiamo l’obbligo di prepararci, studiare, presentarci con competenze e conoscenze. Per adesso alla Roma è così, in futuro magari cambierà».