Cassano: "A Roma hanno disintegrato Spalletti, forse si saranno pentiti. Andavo a parlare con Franco Sensi in mutande"
Antonio Cassano, ex attaccante della Roma autore di una doppietta nel 4-0 alla Juventus dell'8 febbraio 2004, è stato intervistato dall'edizione odierna de La Repubblica. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni:
Antonio Cassano, sono passati 19 anni da Roma-Juventus 4-0 del 2004, la più bella partita della sua vita?
«Una delle più belle partite della vita mia. Il problema è che quelle cose le facevo una volta ogni sei anni. Mi affascinava confrontarmi con le grandi, Mi dicevo: "ora vi faccio vedere chi è il più forte". Dacourt, nello spogliatoio, diceva: "grandi partite, grandi giocatori". Invece mi rompevo le palle a giocare con squadre meno forti. lo giocavo Roma-Juventus come in strada. Volevo lasciare la gente a bocca aperta: quella è la goduria».
Quante volte ha rifiutato la Juventus?
«Quattro. La prima il 2001: avevo appuntamento con Moggi ad Avellino, ma volevo giocare con Totti, mi affascinava Roma, la città. Non mi ha mai affascinato la Juventus, nemmeno per un secondo: non c’entrava nulla con la mia idea di calcio. Lì sarei durato tre giorni: il primo giorno mi acquistavano, il secondo presentazione, il terzo mi cacciavano via. Buffon mi diceva: "sei un cretino, da noi potevi vincere il Pallone d’oro". lo gli rispondevo: "Gigi, io non timbro il cartellino, io all’allenamento devo divertirmi"».
Ha avuto un rapporto tormentato con Spalletti a Roma.
«Per colpa mia. Dopo l’allenamento alla Roma i più giovani portavano via le porte. Lui arrivo e ci disse: "da oggi, le porte le toglie tutta la squadra". Metteva regole. Il volume della musica? Io lo tenevo alto, lui veniva e lo abbassava. Non guardava in faccia nessuno, Cassano, Totti o Montella: dopo tre giorni in cui mi sono comportato male mi ha tolto la fascia di vice capitano e mi ha messo fuori rosa, giustamente, Dopo che mi sono comportato bene, ma dovevo andare al Real Madrid, mi ha detto: "tu potresti giocare con me". In 5 partite tra campionato e coppa feci 3 gol e 2 assist. Ancora oggi ci sentiamo: con lui puoi parlare di calcio, di vini, di cibo. A Roma lo hanno disintegrato, lui come Luis Enrique. Forse si saranno pentiti…».
C’è una “cassanata” che non è mai stata raccontata?
«Franco Sensi mi chiamava una volta a settimana nella sua stanza, lui in giacca e cravatta, io andavo da lui in mutande e lo abbracciavo pure. Poi, le corse in Ferrari con Totti. Facevamo via di Trigoria a manetta, a chi arrivava primo al centro sportivo: chi si metteva davanti non faceva passare l’altro. Sa le volte che abbiamo rischiato di fare la frittata? All’Eur facevamo Il circuito, dal Palaeur all’obelisco e ritorno, tre quattro giri alle 5 di mattina. Ieri ho fatto da Genova a Brescia, ci ho messo 4 ore. I figli cambiano tutto».