Mancini, il leader cresciuto con Ranieri al centro della difesa

Mancini, il leader cresciuto con Ranieri al centro della difesaVocegiallorossa.it
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Ieri alle 22:40Primo piano
di Alessandro Carducci
fonte L'editoriale di Alessandro Carducci

Esistono due tipi di leader: quelli silenziosi, un pochino introversi, che sanno farsi sentire al momento giusto con le giuste parole. Un po’ come Francesco Totti, per intenderci. E poi troviamo i leader più lottatori, più evidenti, in prima linea quando c’è da lottare e tirare fuori la grinta. Pensiamo, ovviamente, a Daniele De Rossi, simbolo per eccellenza della Roma testaccina, che incarnava perfettamente come si sarebbe comportato in campo ogni tifoso giallorosso.

LA CRESCITA DEL LEADER MANCINI - A questo club può tranquillamente iscriversi anche Gianluca Mancini: spesso odiato dalle tifoserie avversarie, Mancini è il tifoso in campo che si arrabbia a brutto muso, se necessario, e che se sbaglia è perché ci tiene troppo. Un po’ guascone, il giusto, perché in campo non riesce a contenersi. Con Mourinho, inizialmente, si infiammava rimediando gialli su gialli. Addirittura, nel primo anno con lo Special One in panchina, ne collezionò 14 in Serie A, con una doppia ammonizione e un’espulsione. D’altronde, fare il braccetto di una difesa a tre significa poter rompere la linea, uscire in aggressione, sapendo di essere coperto da altri due centrali, e quindi significa effettuare più contrasti al limite arrivando alle spalle dell’avversario. A Roma ha giocato anche come centrale di centrocampo con Fonseca, ma ha dovuto aspettare l’arrivo di Ranieri per essere schierato da centrale della difesa, scalzando Hummels con tutta la tranquillità del mondo. Ecco, Mancini sembra nato per giocare lì. In quella posizione, può guidare i compagni, incitarli, incoraggiarli, come detto dallo stesso Ranieri al termine di Inter-Roma: “Per me quello è il suo ruolo. Chiama, sbraita, incita, è molto interessante anche in quella posizione”.


UN LEADER CARISMATICO - Lo stesso Ranieri, tra l’altro, tempo fa aveva confessato allo stesso Mancini di averlo sempre odiato, da avversario. Mancini è così: se te lo ritrovi contro, non lo sopporti. Se ce l’hai in squadra, diventa subito leader e simbolo per tutti i tifosi. Con la maturità calcistica sta imparando a limitare le proteste che, in passato, gli sono costate tante ammonizioni inutili.
Da centrale difensivo, pur mantenendo il suo carattere sanguigno, limita gli interventi rischiosi e si esalta trovandosi nel cuore del campo di battaglia. Si butta in contrasto, in duello, corpo a corpo così come preferisce lui stesso. Lotta, sgomita, incita, si sgola. Semplicemente Gianluca Mancini.