Cambio Campo - Haggerty: "Il Celtic è in piena fase di ricostruzione. Roma forte, ma non è una superpotenza
Torna l'appuntamento con "Cambio Campo", la rubrica di Vocegiallorossa.it nella quale, prima di ogni partita della Roma, vi proponiamo un'intervista ad un giornalista che segue la squadra avversaria.
L’ospite di oggi è Anthony Haggerty, giornalista irlandese di Celtic Way, con il quale abbiamo parlato di Celtic-Roma.
Che tipo di squadra è oggi il Celtic sotto la guida di Nancy? Quali sono i principi di gioco più riconoscibili?
«Nancy non si definisce un “leader”, ma qualcuno che vuole costruire un ambiente solidale e inclusivo in cui i giocatori possano esprimersi. Vede il Celtic come un club i cui valori rispecchiano il suo background: apertura mentale, empatia e spirito collettivo. Il mandato è chiaro: giocare un calcio offensivo, proattivo ed emozionante, restituendo al club un gioco ambizioso ed energico. Nancy insiste molto anche sulla resilienza: si aspetta che la squadra mostri forza mentale, resti unita e sappia “soffrire insieme” quando serve».
Chi pensi possa essere il giocatore chiave contro la Roma, e quali invece potrebbero soffrire di più il confronto fisico e tecnico con i giallorossi?
«Daizen Maeda è la minaccia offensiva principale del Celtic in vista della gara. La sua velocità, il suo gioco e il suo momento di forma possono creare problemi alla Roma, soprattutto negli spazi laterali o alle spalle della difesa. Anche Reo Hatate, con la sua mobilità e il suo gioco tra le linee, potrebbe servire Maeda con palloni pericolosi.
Chi potrebbe soffrire di più è invece la coppia centrale Scales–Trusty: i match recenti hanno evidenziato vulnerabilità sotto pressione, qualche errore e difficoltà nei duelli fisici contro avversari tecnici. La Roma, con transizioni rapide e qualità offensiva, può metterli alla prova. Va però ricordato che questa stessa coppia è stata eccellente nello 0-0 di Bergamo contro l’Atalanta in Champions League».
Il Celtic arriva a questa partita dopo la sconfitta per 1-2 contro gli Hearts in Scottish Premier League, quale sarà lo stato d’animo della squadra di Nancy?
«Nancy ha parlato di “reset” e di concentrazione sulla prestazione, non sulla reazione emotiva. Ha sottolineato che il risultato non era quello voluto, ma ha evidenziato anche momenti positivi da cui ripartire. La sua prospettiva è di lungo termine: niente panico, ma attenzione ai dettagli, correzione degli errori e miglioramento dell’esecuzione. Nonostante la sconfitta, ha lodato lo spirito del gruppo. La mentalità del Celtic oggi è un mix di determinazione, realismo e ricostruzione metodica».
Il Celtic al momento è al 21esimo posto in classifica: Come si spiega questo avvio europeo? Te lo aspettavi? Qual è l’obiettivo del club nella competizione?
«La mancata qualificazione in Champions League dopo i rigori contro il Kairat Almaty è stato un duro colpo. Il Celtic ha sofferto per la mancanza di incisività offensiva, per un mercato estivo insufficiente e per fragilità difensive evidenti, come il crollo contro il Midtjylland. In queste condizioni, un avvio difficile non era sorprendente: la rosa è ridotta, la concorrenza europea è altissima e la squadra è in piena fase di ricostruzione. L’obiettivo realistico è arrivare agli spareggi, usando l’Europa League anche per ritrovare fiducia e integrare i nuovi acquisti».
Quanto può influire l’ambiente del Celtic Park in una gara come questa? Pensi che la Roma possa avere difficoltà in un clima così infuocato?
«Celtic Park può essere un fattore enorme, soprattutto in una partita in cui non c’è grande pressione sul Celtic. Se il pubblico risponde, l’atmosfera può spingere la squadra, dare energia nei momenti critici e creare difficoltà agli avversari. La Roma però è abituata a contesti ostili. Se entrerà in campo organizzata e lucida, può reggere l’impatto. Per metterla davvero in difficoltà serve la combinazione di un ambiente infuocato, un Celtic aggressivo e una Roma disturbata dall’intensità».
La Roma, invece, arriva a questa sfida dopo un inizio di stagione molto positivo in Serie A, mentre in Europa League c’è da rialzarsi in classifica. Pensi che i giallorossi siano una delle favorite per la vittoria competizione? Qual è la tua opinione sulla squadra di Gasperini?
«La Roma è considerata la seconda favorita dopo l’Aston Villa. La rosa è forte, ben costruita e rinforzata con criterio; la squadra ha equilibrio, atletismo ed esperienza europea. Gasperini porta inoltre credibilità internazionale, avendo vinto la competizione con l’Atalanta. Se tutti i fattori – forma, condizione, coesione, sorteggi – girano per il verso giusto, la Roma può davvero arrivare fino in fondo. Non è una favorita assoluta perché è un gruppo ancora in costruzione, ma il potenziale per vincere c’è».
E in Scozia, come viene percepita la Roma: più come una potenza europea o come una squadra alla portata?
«La Roma è molto rispettata: grande storia, grande stadio, partecipazione costante alle coppe e risultati recenti che le hanno costruito una reputazione europea. Non è però vista come una “superpotenza” al livello di Real Madrid, Bayern o City. Per i tifosi del Celtic rientra nella categoria delle squadre forti e pericolose, ma comunque battibili. Rispetto sì, timore no».
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