Tsikimas: "Liverpool e Roma sono simili, entrambe sono le squadre più forti della città"
Il percorso di Kostas Tsimikas non è una semplice sequenza di maglie indossate, ma una storia di trasformazione continua, fatta di ambienti diversi, allenatori unici e sfide che lo hanno reso il giocatore e l’uomo che è oggi. Nel suo racconto emergono le radici profonde del suo modo di vivere il calcio: l’attaccamento ai club, l’assorbire culture calcistiche differenti e la volontà costante di migliorarsi. Il passaggio da Liverpool a Roma, con il confronto tra tradizioni e aspettative, apre uno sguardo più ampio su cosa significhi davvero far parte di una squadra che vive della sua gente.
Queste, le sue dichiarazioni al quotidiano The Athletic:
Vedi dei parallelismi con il Liverpool, due club storici che hanno vissuto lunghe attese recenti per un titolo nazionale?
“Di sicuro. Entrambi sono la squadra più forte della città, perché ognuno ha l’Everton e la Lazio. Ma anche lo spirito è simile tra loro, e questa è stata la cosa più importante che mi ha spinto a voler andare lì. Entrambe le squadre lottano per il titolo. I tifosi sono pazzeschi, ma in entrambi, all’interno della squadra, tutti vogliono avere successo. Tutti vivono e respirano per questo club, tutti vogliono che la squadra abbia successo, ed essere qui in questo momento è stata la cosa migliore per me e per la mia carriera".
Sulle differenze tra Slot e Gasperini.
“Penso che Gasperini sia più diretto. Slot era più meticoloso riguardo al piano di gioco, mentre Gasperini è anche molto più fisico. Al momento, per me, si tratta di abituarmi allo stile di gioco, ed è un po’ più difficile per me. Ma devo cercare di dare il mio meglio ogni volta che l’allenatore mi dà l’opportunità di giocare. La squadra viene prima di tutto, e voglio essere una parte importante di essa, sperando di festeggiare alla fine della stagione con un trofeo”.
Su quanto il suo carattere sia stato modellato dai contesti in cui ha vissuto.
“Ricordo di essere andato in Danimarca (per giocare con l’Esbjerg, ndr). Ero solo un ragazzino. Era tutto buio perché sono andato nel periodo natalizio. Era la prima volta che lasciavo la Grecia. E mi ha reso più fisico, mi ha trasformato in un uomo. Dopo, ho avuto un anno in Olanda (al Willem II, ndr), dove ho imparato le mie abilità tecniche, come costruire il gioco con la mentalità olandese, e ho respirato la mentalità olandese, il loro modo di pensare il calcio. E in seguito, ho avuto quelle due cose in combinazione con il mio periodo all’Olympiacos, un grande club con grandi ambizioni. Quindi, se non avessi avuto quei piccoli passi in Olanda e Danimarca, non credo che sarei stato in grado di giocare all’Olympiacos, di fare quello che ho fatto, e poi di giocare nel Liverpool, uno dei club più grandi, e per me, è stato il più importante. È stato lì che ho capito di essere un buon giocatore. Devi sempre imparare, assorbire le cose positive, e non arrenderti mai, mai”.
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