Spalletti: "Totti? Ho sempre pensato al bene della squadra. Sabatini un genio, portandomi in un mercato Perotti ed El Shaarawy cambiò la stagione. La mia prima Roma era una squadra baciata da sole"

17.05.2020 19:56 di Danilo Budite Twitter:    vedi letture
Spalletti: "Totti? Ho sempre pensato al bene della squadra. Sabatini un genio, portandomi in un mercato Perotti ed El Shaarawy cambiò la stagione. La mia prima Roma era una squadra baciata da sole"
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

L'ex allenatore della Roma, Luciano Spalletti, ha parlato a Sky durante la trasmissione #CasaSkySport. 

Videomessaggio di Walter Sabatini: "Luciano è un genio, ha fatto cose grandi in carriera. La sua genialità si vede nella qualità del suo gioco, nelle scelte, una su tutte è la trasformazione di Nainggolan, ma anche Emerson Palmieri, che lui ha lanciato e lo ha reso una delle più grandi plusvalenze della Roma". 
"Lui è un vero genio e un grandissimo amico. All'inizio ci siamo un po' studiati, poi è nata un'amicizia totale fatta di stima e professionalità. Passavamo le notti intere a parlare di calcio e di calciatori. Lui sa dire le cose in un modo inimitabile, sa trovare sempre calciatori che sanno emozionare il pubblico. Nel 2015-2016 senza soldi mi portò Perotti ed El Shaarawy, due calciatori fondamentali per sterzare in quella stagione e far bene nelle successive".

Hai spesso cambiato ruolo a molti centrocampisti (Perrotta, Nainggolan ndr).
"Cerco sempre di rendere protagonisti i calciatori. Si difende ciò che riguarda il club, ma i calciatori devono essere i protagonisti assoluti. Dialogo con loro, sento quello che hanno da dire. Perrotta partiva mediano, ma vedevo che sapeva inserirsi nei momenti giusti della partita. Somiglia molto a Vecino, entrambi si inseriscono e finalizzano. Allo stesso modo Nainggolan, sono giocatori che hanno bisogno di inserirsi in area. Con Perrotta c'era Totti che sapeva sempre mettersi dove era difficile da marcare e apriva degli spazi per Perrotta che nell'inserimento era un maestro. Bisogna ascoltare i comportamenti dei giocatori in allenamento".

La tua prima avventura a Roma?
"Era una squadra baciata da sole di Roma, era fatta di calciatori che si passavano la palla senza mai mettere in difficoltà il compagno. Per fare ciò ci vuole tanta qualità e loro l'avevano, i passaggi facili che vanno a buon fine fanno la differenza per giocare bene a calcio come faceva quella Roma".

Pizarro?
"Lui mi ha dato una mano fondamentale in carriera. Lui è il calciatore che tiene continuamente la squadra connessa. La prima volta l'ho conosciuto ad Udine, era sul lettino dei massaggi, ho visto che era molto basso e sono rimasto perplesso. Poi alla prima partitina è stato incredibile, sembrava che giocasse da sempre in squadra, ha toccato un'infinità di palloni. Anche a Roma ha fatto partite di un livello incredibile, per certi versi era fin troppo generosi. Gli somiglia molto Brozovic, entrambi vogliono toccare tutti i palloni e spesso spendono troppe energie. Pizarro era eccezionale anche nello spogliatoio, un amico unico per tutti i compagni. In più canta benissimo, quando si pesava, siccome ogni tanto prendeva qualche chilo in più, tentennava molto, cercava di perdere tempo, ci voleva un'ora per farlo salire sulla bilancia. Poi quando si scopriva che il suo peso era nella norma, lui iniziava a cantare. Poi andava nell'armadietto, prendeva un vassoio di pastarelle e le offriva a tutti".

Roma 2016/2017 la più completa che hai mai avuto?
"A Roma avevo una squadra piena di campioni, Nainggolan, Strootman, Manolas, Rudiger, Salah. Poi Dzeko, con lui puoi giocare in ogni modo. Dzeko sa segnare e fare assist, gioca un calcio totale, sa segnare, sa venire incontro a fare il regista, sa giocare in profondità. È completo, si trova in ogni calcio che si gioca. Forse il suo limite è che ogni tanto si accontentava delle grandi giocate che faceva. Ricordo che una volta fece due gol, poi nella riunione di inizio settimana ho cercato di stimolarlo, anche perché le cose di solito a un calciatore le dico quando fa bene, e lui mi rispose in maniera seria. Lui ha un grande carattere, ma in dei momenti tende ad accontentarsi, magari ha fatto due gol, senza pensare che poteva farne altri due".

Videomessaggio di Aquilani: "Quella sera che all'una di notte mi hai bussato a casa, che volevi?"
"In alcune società ho acquisito una confidenza molto profonda. Lui era un ragazzino al tempo, lo minacciavo che lo sarei andato a trovare a casa per controllarlo e allora una sera ci sono andato. Serviva per tenere alta la guardia".

Totti?
"Penso di essere stato sempre lo stesso con Francesco. Lui ha parlato di fase 1 e fase 2, io sono stato sempre lo stesso, ma queste due fasi richiedevano un atteggiamento diverso. Con Francesco ho avuto un buon rapporto, poi per me contano i risultati della squadra e devo per forza pensare a quello. La Roma meritava di stare in Champions, dovevo portarcela. Io sono sempre stato lo stesso, ciò che cambiava era la situazione. Ho dovuto adottare due comportamenti diversi, ma solo per mettere al primo posto i risultati della squadra. Auguro a Francesco una grande carriera da procuratore".

La citazione "Uomini forti destini forti, uomini deboli destini deboli" com'è nata?
"È nata casualmente. Mi ha fatto piacere vedere in questi giorni un medico che ha scritto questa frase sul proprio camice. È una frase sintetica, che fa arrivare subito il messaggio. È venuta come vengono altre frasi, cercando di stimolare i calciatori".

Un calciatore che avresti voluto allenare?
"Ce ne sono tanti, Drogba, Rooney, Kaka, Cannavaro. Però ne ho allenati tantissimi che mai avrei pensato di allenare. Mi bastano quelli che ho allenato".