Pastorella: "Mourinho dentro è romano. I Friedkin ci hanno evitato di andare in tribunale"
Francesco Pastorella, ex direttore del dipartimento Sustainability e Community Relations della Roma, è stato intervistato a DoppioPasso Podcast, raccontando alcuni retroscena legati ai giallorossi durante il suo operato. Queste le sue dichiarazioni:
Su Pellegrini.
«Lorenzo ha giocato spesso da infortunato ma non ha avuto un buon supporto comunicativo. La verità andava detta non da lui. Mourinho gli diceva "devi giocare perché Aouar ha una virgola e si sente male". Lui mi diceva: “lo gioco stirato e faccio figure di m***a”. Se stava infortunato è perché forzava quando doveva riposarsi, eppure se vedete i chilometri percorsi, era uno di quelli che correva di più. Secondo voi lui si diverte a non giocare, a perdere la Nazionale e la Roma?. Lui è romanista come noi e viene insultato sistematicamente, non so perché. Se dovessimo perderlo sarebbe un peccato. Io dietro le due punte lo vedo benissimo. Questa è una piazza che ha criticato Totti, Conti, Di Bartolomei, e Pruzzo e in generale tutti i romani».
Su Mourinho.
«Mourinho è un capo supremo ma anche una persona molto sensibile. Ha un cuore, poi deve fare il capo e il cattivo. Ma lui dentro è romano: spavaldo, orgoglioso, ambizioso. La Roma non ha mai visto due finali europee di fila, da persona passionale ha percepito cosa significa la Roma per loro e ha preso delle responsabilità. Dopo Budapest non doveva rimanere, è rimasto per senso di responsabilità. Perché è finita? Non so le motivazioni, ma dopo Budapest i rapporti si erano incrinati. A Roma finiscono situazioni anche se ci sono gli ingredienti per andare avanti, la parte sportiva era completamente distaccata da quella commerciale. Non c’era un supporto societario, lui doveva fare tutto e non solo l’allenatore. Questo gli pesava, non doveva fare il presidente qui».
Riguardo la faccenda De Rossi-Souloukou.
«Lina è una professionista, l’ho conosciuta bene e la supportavo a livello relazionale. Lei faceva quello che gli veniva detto di fare e provava a portare i risultati richiesti, poi come li portava era farina del suo sacco. Non credo sia il diavolo anche se ci sono stati degli errori. Da persona esterna e non romanista ha fatto quello che pensava fosse giusto con De Rossi. Voi pensate che Daniele l’ha cacciato la Souloukou da sola? Non esiste prendere una decisione così importante senza il placet della società. Noi siamo romani e italiani e mischiamo la parte sentimentale nelle decisioni. Gli americani non lo fanno. I Friedkin hanno raddoppiato il patrimonio annuo e vogliamo insegnar loro come fare business? Le loro decisioni esulano dalle emozioni. Per loro era la decisione giusta, io poi non lo avrei mai cacciato anche perché hanno ripiegato su Juric».
Sulla gestione dei Friedkin.
«Ho dovuto combattere per alcune decisioni come regalare il biglietto per la finale a chi aveva assistito alla figuraccia di Bodo. Per me erano decisioni scontate da tifoso. Quella era un’idea di Cagnucci, ho fatto un casino per far sì che diventasse realtà. Ma non sto parlando dei Friedkin, loro ci hanno evitato di andare in tribunale dopo la presidenza Pallotta. È la cosa migliore che ci potesse capitare. Parlo di persone che non erano di Roma e non avevano quella mentalità. Le esigenze del tifoso per loro venivano dopo, ragionavano a livello commerciale. Per me è anche assurdo fermare la campagna abbonamenti dopo 35 mila tessere».
Su Zaniolo.
«Un peccato per come si è perso. Parliamo di un talento puro, forte. Ma quante volte abbiamo visto giocatori con potenziali che non sfondano? Balotelli o Cassano ad esempio. Zaniolo non ha vinto come loro ed è un peccato. Io lo portai una volta a Tor Bella Monaca e fu molto carino coi bambini, non posso criticarlo umanamente. Ma i comportamenti devono essere costanti anche se non ti vanno di fare certe cose. Probabilmente alcuni atteggiamenti non sono stati assimilati bene dal ragazzo più che dal calciatore».
Su Nainggolan.
«Ricordo quando lo portai a Scuola di tifo. La prima cosa che mi disse è: "Non mi far dire cose belle sulla Juve eh". Era unico, quando c’era lui non dovevi far niente. Vanno da soli».
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