Montella: "Con l'Udinese gara decisiva per il 4° posto. Il mio futuro? Non porto la squadra in Champions per lasciarla a un altro"

08.04.2011 12:25 di  Giulia Spiniello   vedi letture
Montella: "Con l'Udinese gara decisiva per il 4° posto. Il mio futuro? Non porto la squadra in Champions per lasciarla a un altro"
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© foto di Alberto Fornasari

Segui su Vocegiallorossa Vincenzo Montella in conferenza stampa a Trigoria.

Una partita da dentro o fuori con l’Udinese?
Mancano sempre meno partite, e il distacco è rimasto invariato, quindi se davvero vogliamo raggiungere il 4° posto, e lo vogliamo, è una gara decisiva, uno spareggio.


Hai le idee chiare per la formazione visto le prove che hai fatto in settimana?
Durante la partita le cose possono cambiare, ho le idee chiare e il mio intento è di preparare la squadra a ogni soluzione. A Roma se gioca un giocatore è più bravo il giocatore che sta fuori viceversa: conta il campo e non mi faccio distrarre dalle voci che ci sono su piazza.


L’Udinese ti sembra una squadra in flessione?
E’ una squadra giovane e con tante risorse, grande tecnica, davanti sono devastanti per velocità e per tecnica e per l’aiuto che riescono a dare al centrocampo, come Sanchez.


A Borriello hai spiegato che si può essere decisivi alla Montella?
Spesso si è molto più amati quando si gioca meno e si è più decisivi. Borriello si sta allenando con grande professionalità, sono io che gli ho dato poche possibilità.


Come si è allenato Vucinic negli ultimi giorni, è recuperabile?
Vucinic ha recuperato si è allenato bene negli ultimi due giorni è un giocatore recuperato.


Rosi si sta allenando bene? Può tornare utile dal primo minuto?
E’ un giocatore che ha scontato una squalifica per sua colpa, a Firenze è entrato benissimo e ha fatto bene, ha determinate caratteristiche e ha le sue possibilità con l’Udinese che è una squadra di corsa.


Come sta la squadra mentalmente?
I primi giorni siamo stati dispiaciuti, poi abbiamo voltato pagina e abbiamo preparato questa partita decisiva.


Conta più avere in campo gli undici più forti o più motivati?
Una cosa non esclude l’altra, vanno a braccetto.


Cosa hai detto a Borriello a fine allenamento? Quanto pesa a lui questa situazione?
E’ desideroso di mettersi in mostra e di aiutare la squadra. Si allena con professionalità, è simpatico e divertente. L’altro giorno mi diceva che quando sono arrivato io ad allenare, visto che sono un attaccante, pensava lo avrei capito di più, invece faccio giocare Perrotta centravanti. E’ dispiaciuto quando non gioca.


Quali sono i tuoi orientamenti riguardo a Totti e Borriello?
L’allenatore deve avere delle priorità. Se Totti sta benissimo fisicamente e segna, è naturale che prima di spostarlo l’allenatore ci pensi bene, pur avendo uno come Borriello alle spalle. E’ successo a Firenze che non l’ho inserito perché Totti stava giocando bene. Altrimenti giocando con loro due, gli esterni devono rinunciare ad altro. Sono priorità e scelte.


Ti preoccupa la difesa?
Ci mancherà Mexes che è importante e poteva essere utile, l’abbiamo visto come è entrato in campo domenica con un ginocchio da operare, lo ringrazio per l’attaccamento alla maglia. La difesa ha bisogno di più supporto e di accorciare maggiormente coi centrocampisti. Non mi preoccupa la difesa, ma l’equilibrio di squadra, che domenica scorsa c’è stato nel primo tempo e non nel secondo. Domani lo dovremo avere il più possibile perché i giocatori dell’Udinese trovano spazio tra le linee con molta facilità.


Ci hai detto che la Roma non poteva supportare le tre punte, è cambiato qualcosa?
Dipende dalla partita, da come stiamo fisicamente, se lavorano bene tutti e tre gli attaccanti. Vanno fatte diverse considerazioni, secondo me questa è una squadra che può giocare con tre punte.


Credi di aver fatto il salto e pensi alla panchina di una prima squadra?
Potrei decidere qualsiasi cosa, anche di fare il secondo a Guardiola (ride, ndr). Se ne dicono tante, ed è giusto così. A volte ci sono delle contraddizioni, io dovrei portare la squadra in Champions per lasciarla ad un altro?


Il tuo futuro è da allenatore?
E’ una scelta difficile e da ponderare.


Domani ritroverai da avversario Di Natale.
Siamo molto amici, io ero più grande di lui quando stavamo ad Empoli, c’è un affetto particolare perché è simpaticissimo, generoso e in campo è un fenomeno. Se avesse avuto più testa nell’età giovanile avrebbe potuto fare molto di più.


Su Doni, sei soddisfatto?
Ho puntato su di lui perché dovevo scegliere, ho anche detto che Julio Sergio ha le sue qualità. Se continuerà a giocare Doni è perché lo reputo ancora all’altezza.


Rosi è meglio esterno basso o esterno alto?
Può fare tutti e due i ruoli, soprattutto se pensi che l’altra squadra attacca di più sulla propria sinistra. Può fare entrambe le fasi.


Capello ha risposto a proposito degli attaccanti che non tornano. Cosa ne pensi?
E’ stata una battuta e mi ha fatto sorridere. Un allenatore deve organizzare la squadra per far entrare gli attaccanti.


Al 24’ di Roma-Juventus viene ammonito Grosso, è sembrato strano che Menez non abbia più attaccato Grosso. E’ stata una sua libertà?
Con la Lazio gli avevo detto di svariare, con la Juve di stare largo perché era la chiave della partita. Nel secondo tempo è riuscito ad entrare verso la porta, nel primo non ha fatto questo lavoro ed è stato poco servito, l’ho cambiato per dieci minuti con Perrotta perché non erano quelle le sue caratteristiche, è stata una prova ma anche una forzatura perché non sono state rispettate le consegne.


L’Udinese cambia con Sanchez?
Cambia sì, Sanchez è un giocatore straordinario perché rientra moltissimo, mette molta pressione ai centrocampisti anche senza palla, è un giocatore che è meglio che non ci sia. Noi abbiamo preparato la partita aspettandoci che giochi.


Pensi che questa partita sia meglio giocarla fuori in relazione ai ripetuti cali di tensione?
Non si può scegliere, per caratteristiche giocatori avversari è meglio giocarla fuori, visto che sono forti negli spazi.


Col 4-2-3-1 la squadra fa fatica a creare occasioni da gol, perché ci sono meno inserimenti. Da cosa dipende?
Hanno tutti 5-6 anni in più rispetto alla squadra spumeggiante, ma se metto questa squadra in campo è perché penso sia il più adatto per sfruttare le caratteristiche di più giocatori. Sono d’accordo sul fatto che si possa fare di più.


I tuoi interlocutori sono solo i dirigenti attuali?
Di solito lo sapete prima di me. Mi devo rapportare a questa società che ha fatto e sta facendo tanto per la Roma. Le voci non fanno bene, giocatori che lavorano con dirigenti da tanti anni, se sentono queste cose possono essere dispiaciuti visto il rapporto che c’è. Cerco di non rispondere a questo.


Menez è un talento da far partire o bisogna credere in lui?
Siamo alla vigilia di una partita cruciale, il futuro di un giocatore è l’ultimo dei pensieri. Vedremo cosa succederà.