Mangone: "Festeggiammo lo scudetto due settimane dopo perché la Polizia non ci garantì la sicurezza"

Mangone: "Festeggiammo lo scudetto due settimane dopo perché la Polizia non ci garantì la sicurezza"Vocegiallorossa.it
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Oggi alle 20:27Interviste
di Redazione VGR

Dal Milan allo scudetto. Amedeo Mangone è stato uno dei protagonisti del campionato vinto dalla Roma nel 2001, seppur con un ruolo da comprimario. Quanto basta per entrare nella storia. Queste le sue parole a fanpage.it

Il passaggio alla Roma e lo Scudetto del 2000-2001: che esperienza è stata far parte di un gruppo così vincente?
"Pressione enorme. Roma ti esalta e ti distrugge in una settimana. Con Capello le aspettative sono cambiate: bisognava vincere. Lo Scudetto è stato un capolavoro collettivo".

Lei giocò meno rispetto all'anno precedente, ma rimase centrale nel gruppo…
"Chi giocò meno fu fondamentale lo stesso per alzare il livello degli allenamenti, tenere alta la tensione. Capello pretendeva intensità massima sempre: quella difesa era formata da gente del calibro di Samuel, Zago, Zebina, Aldair…".

Quando avete capito davvero che lo Scudetto era possibile?
"A Parma, vittoria con doppietta di Batistuta; e il pareggio a Torino con la Juventus, quando eravamo sotto 2-0 dopo l'intervallo. Lì abbiamo capito di essere forti davvero".

Si parla spesso di quella festa Scudetto al Circo Massimo ma chi non è tifoso della Roma non sa di cosa si parla…
"Si può definire particolare o atipica perché organizzata quasi due settimane dopo la partita del trionfo. Se ci pensi non c'è un'immagine completa di una squadra, molti stranieri non c’erano più e tanti erano già in vacanza. Avremmo dovuto festeggiare subito dopo Roma-Parma ma la Polizia ci disse che non sarebbe stata in grado di garantire la sicurezza per la sera stessa perché, non essendoci la matematica, non c'era nulla di programmato. Quindi tutto venne rimandato. Dopo la festa nello spogliatoio dello stadio ci incontrammo in un locale e festeggiammo tra noi ma è successo un po' di tutto: ogni tanto dovevamo cambiare perché i tifosi venivano a sapere dove eravamo e si accalcavano fuori dai locali".