Losi: "Il rigore di Osvaldo? Mi ha sorpreso che Andreazzoli non sapesse cosa dire a fine partita. Roma-Juventus? I ragazzi devono mostrare tutte le loro qualità"

14.02.2013 13:20 di  Marco Rossi Mercanti   vedi letture
Fonte: Centro Suono Sport, gazzettagiallorossa.it
Losi: "Il rigore di Osvaldo? Mi ha sorpreso che Andreazzoli non sapesse cosa dire a fine partita. Roma-Juventus? I ragazzi devono mostrare tutte le loro qualità"
Vocegiallorossa.it
© foto di Federico Gaetano

Giacomo Losi, ex giocatore della Roma, è tornato nuovamente sul rigore sbagliato da Osvaldo domenica scorsa a Genova contro la Sampdoria:

Ma il rigore di Osvaldo?
“Sono incavolatissimo”.

Che cosa è successo?
“A me ha sopreso il mister che non sapeva cosa dire a fine partita. Quelle sono cose che devono essere decise prima dal tecnico stesso. Questo vuol dire che siamo in un’anarchia spaventosa. Io se fosso stato in Totti non avrei permesso ad Osvaldo di tirare il rigore. Io avrei preso Osvaldo a calci nel sedere”.

Osvaldo ha un carattere particolare, magari poteva anche rispondere male...
“Francesco è stato troppo bravo. Francesco aveva anche un obiettivo da raggiungere”.

Il risultato di Roma-Juventus?
“Questa squadra può battere qualunque squadra se gioca come sa”., ha affermato a Centro Suono Sport, durante la trasmissione Te La Do Io Tokyo.

In seguito, Losi è intervenuto anche ai microfoni di gazzettagiallorossa.It. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni:

Prima della partita contro la Juventus verrà premiato dalla società. E’ emozionato?
“E’ una cosa che mi fa piacere e che mi porta un po' indietro con il tempo. E’ meraviglioso, spero di essere utile in qualche modo alla Roma”.

Stagione 57/58: la Roma perde con la Sampdoria 3-1 e la settimana successiva batte la Juventus 4-1. Un ricordo?
“Ricordo che perdemmo a Genova per 3-1 alla sedicesima giornata. Io però ero assente perché stavo facendo il militare e così non partecipai al match. Il martedì dopo, poco prima della partita con la Juventus, mi arrivò un fonogramma ad Orvieto che mi intimava di tornare a Roma per giocare contro i bianconeri. Io presi i miei bagagli e tornai nella Capitale. Vincemmo 4-1, sarà un caso…”.

Cosa successe durante quella settimana?
“Anche allora c’erano le contestazioni, ma erano diverse, molto più blande. In più noi non avevamo il campo fisso: ci allenavamo qualche volta alla Romulea, poi al Flaminio, insomma, si cambiava spesso. Nello spogliatoio c’era la rabbia perché avevamo perso male a Genova e volevamo rifarci. Io cercavo di dare coraggio a molti miei compagni perché non potevamo regalare partite del genere a squadre inferiori come la Sampdoria”.

Cosa disse ai ragazzi?
“Gli dissi che dovevamo andare in campo e decidere noi la partita contro la Juventus. Potevamo batterli e lo facemmo”.

Il suo ritorno fu decisivo?
“Penso di sì, ero un giocatore fondamentale perché ero apprezzato anche dai compagni”.

Fu una grande dimostrazione di carattere…
“E’ naturale, incontravamo la Juventus di Sivori, Charles e Boniperti. Erano forti e noi volevamo rifarci, così entrammo in campo con una voglia matta e vincemmo la partita”.

Può succedere anche questa volta?
“Mi auguro che ci sia una scossa. Per affrontare una squadra come la Juventus, non bisogna fare una preparazione particolare. E’ naturale che ci sono degli stimoli più forti contro club del genere. Io dico che se la Roma gioca come deve, può vincere. Con il potenziale che ha può battere chiunque”.

Nessuna scaramanzia?
“No, non ho mai creduto alla scaramanzia. Credo a chi va in campo e alla voglia di giocare”.

Sui problemi della squadra?
“Certe partite lasciano a desiderare. Non si può giocare solo un tempo da grande squadra: nella seconda frazione di gioco ho visto in campo un'anarchia spaventosa”.

Squadra, allenatore o dirigenti: chi sotto accusa?
“E’ un po' colpa di tutti: i giocatori devono attenersi alle regole e l’allenatore deve dare le sue disposizioni. Sono rimasto allibito davanti a quello che è successo a Genova”.

Su Zeman?
“Il boemo è un tipo molto rigoroso, magari i giocatori non osservavano quello che diceva”.

Si è mai trovato in difficoltà nonostante fosse il capitano della squadra?
“Si, mi ricordo che un anno arrivò dal Milan un certo Antonio Busini. All’epoca ero ancora un terzino e lui non mi vedeva molto bene, così qualche volta preferiva mandare in campo Corsini o Griffith. Poi quando arrivò il nuovo allenatore, tutto tornò alla normalità”.

Quanto incide la vita privata in campo?
“E’ un fattore importante che incide molto. La prima cosa che sbagli ti vengono in mente tante cose e per questo quando scendi in campo devi lasciare fuori la vita privata”.

Ha mai avuto compagni “alla Osvaldo”?
“Si, ho avuto dei compagni del genere, ma quando ero capitano ero il primo ad intervenire, lo facevo ancor prima della società. Cioè, io mi sacrifico tutta la settimana e tu fai quello che ti pare? Non si può fare”.

Un aneddoto?
“Mi ricordo che durante un partita in casa, c’era un calcio d’angolo che batteva Lojacono che era un grande calciatore… quando gli andava di giocare. La gente lo fischiava perché stava facendo una brutta partita e lui pensò bene di tirare il pallone verso la curva sud. Andammo tutti da lui e io gli dissi che era un pazzo. La società lo multò e lui chiese scusa a tutti”.

Osvaldo le toglie il pallone e calcia il rigore. Cosa avrebbe fatto?
“Fossi stato in Totti lo avrei allontanato. Francesco è un giocatore che conta tanto e deve farsi sentire. Non può stare zitto in questi casi”.

Tornando a Roma-Juventus: pronostico e uomini match?
“Dico solo che i ragazzi devono andare in campo per dimostrare tutte le loro qualità”.