Hall of Fame, Losi: "I tifosi romanisti mi danno sempre grandi emozioni. Confido in Zeman"
Un'altra vecchia gloria giallorossa, Giacomo Losi, è stato quest'oggi introdotto nella Hall of Fame romanista. Romanews.eu ha raccolto le sue impressioni. Vediamole.
Lei è tra i giocatori entrati nella Hall of Fame della Roma, quali sono state le sue emozioni?
"L'emozione è stata grande. A parte che le emozioni i tifosi me le danno tutti i giorni, perché la gente mi ferma ancora per strada e mi chiede foto e autografi e tra queste persone ci sono anche ragazzi molto giovani, questo mi fa molto piacere perché anche se sono tanti anni che non gioco vuol dire che i tifosi si ricordano ancora di me. Poi la Hall of Fame è una cosa bellissima e penso che la Roma debba fare queste cose per ricordare i grandi giocatori del passato, affinché tutti possano conoscere la storia della Roma, è un'iniziativa molto bella".
Lei avrebbe messo gli stessi giocatori o pensa ci sia qualcuno che avrebbe meritato di esserci e che non c'è?
"Potrei indicarne tanti, si sa, si va anche a simpatia. Poi io ho giocato con tanti grandi giocatori che meriterebbero di esserci, ma alla fine potevano esserne scelti solo 11 e la gente ha scelto questi; sono tutti giocatori che hanno lasciato una traccia importante e quindi è importante ricordarli, non tanto chi ha giocato solo uno o due anni, ma chi ha giocato nella Roma per dieci, quindici anni come il sottoscritto. Poi magari c'era qualcuno più bravo tecnicamente, non lo so, ma questi sono i giocatori scelti dai tifosi".
Quali sono i ricordi più belli della sua carriera con la maglia giallorossa?
"I ricordi belli sono tantissimi. Quando sono arrivato Roma mi metteva paura, perché venivo da un paese di provincia e venivo da una piccola squadra di quella che una volta era la serie C2. Ero sconosciuto a Roma, quando sono arrivato andavo a fare la preparazione allo stadio Flaminio, perché prima si faceva lì. Alloggiavo in una pensione con altri due compagni per risparmiare e la mattina andavo allo stadio Flaminio dove ci allenavamo; si faceva una seduta la mattina e una il pomeriggio. Quando ho cominciato non ero abituato a questa vita e trovarmi d'impatto ad affrontare tutto questo era un'emozione continua, soprattutto quando c'erano 3000 persone a vedere gli allenamenti. All'inizio non ero titolare, sono arrivato come aggregato alla prima squadra, perché i titolari erano 16 poi c'erano 6 giovani che si univano alla prima squadra per l'allenamento. Quando il mister mi disse che dovevo debuttare nel girone di ritorno contro l'Inter è stata una grande emozione: me l'ha detto il martedì e la domenica c'era la partita, poi la Roma veniva da due sconfitte, una nel derby con la Lazio e una con il Napoli. Io ero convocato ma non giocavo, andavo in tribuna, perché la panchina non c'era ancora e i giocatori che non scendevano in campo andavano in tribuna. Cominciavano a convocarmi ma la gente ancora non mi conosceva; mi conoscevano solo quelli che venivano a vedere gli allenamenti e chiedevano ai miei compagni come mi chiamavo. Avevo 19 anni e facevo la riserva, invece poi ho debuttato e mi sono guadagnato un posto da titolare e lì sono rimasto anche dopo, cambiando anche ruolo, ho fatto sia il terzino destro che quello sinistro. Il gioco era diverso, non c'era la tattica che c'è oggi, c'erano dei ruoli precisi che si dovevano rispettare".
Cosa ne pensa della Roma di oggi, quella di Zeman?
"La Roma mi dà sempre tante speranze e con Zeman penso ci siano ancora più speranze che la squadra vinca e che si inserisca tra le grandi candidate per vincere. Spero che vinca qualcosa perché se lo merita, lo merita la città e lo meritano anche i tifosi. La squadra com'è adesso sembra sia fatta per vincere, ma ci vuole tempo. Purtroppo qui c'è esaltazione se si vince e abbattimento se si perde; se si vince una partita siamo i più forti del mondo, poi se si perde la partita successiva è tutto da discutere di nuovo. Ma non è così, purtroppo ci vuole pazienza, ci sono molti giovani che devono imparare a comportarsi in certe partite, come quella di domenica scorsa contro il Bologna".
Domenica, appunto, è arrivata la prima batosta in casa. Cosa è successo secondo lei?
"Abbiamo buttato via la partita ed è stato un peccato, ma sono cose che possono succedere a squadre come la Roma, che sta crescendo e sta imparando ad affrontare certe partite".
Dove può arrivare la Roma quest'anno?
"Per come la vedo adesso, la Roma secondo me è candidata ai primi posti della classifica, può raggiungere la Champions. La vedo almeno nei primi cinque posti; per me è una squadra che ha tutte le possibilità per arrivare a questo traguardo, poi se viene qualcosa di più ancora meglio".
Quali sono i giocatori che finora l'hanno impressionata di più?
"Non ho dei preferiti, a parte i due giocatori fondamentali, che tra l'altro sono romani, ossia il capitano e il vicecapitano. Sono sempre importanti perché devono portare per mano questa squadra. Ma anche gli altri penso siano tutti all'altezza delle situazioni, sono giovani che possono fare prestazioni esaltanti e anche prestazioni non eccezionali, ma tutti hanno grandi capacità, non sono ancora dei grandi ma possono diventarlo".
E Totti?
"Francesco mi sembra stia vivendo una nuova giovinezza! In queste ultime partite mi ha entusiasmato, sembra avere 6-7 anni di meno! Questo significa che gli anni passano ma lui è sempre un grande giocatore e la squadra ne ha bisogno più che mai. Così come ha bisogno di De Rossi, non dimentichiamoci di lui. Anche Daniele è un grande giocatore e in questo momento serve da morire a questa Roma".