Frau: "Il colpo di tacco contro la Salernitana me lo ricordano spesso"

28.08.2021 16:13 di  Marco Campanella   vedi letture
Frau: "Il colpo di tacco contro la Salernitana me lo ricordano spesso"

Alessandro Frau è stato intervistato dalla Roma per parlare di Roma-Salernitana del 12 settembre 1998. Ecco l'intervista completa pubblicata dal sito ufficiale del club:

Roma-Salernitana, minuto 16 del secondo tempo. Sul terreno dell’Olimpico di Roma si gioca la prima giornata del campionato 1998-99. È il 12 settembre 1998. Sugli spalti ci sono circa 60mila spettatori, di cui almeno 10mila campani per il ritorno in Serie A dei granata dopo 50 anni esatti dall’ultima volta. La partita è in bilico e combattuta. 1-1 il parziale al minuto 60. La Salernitana di Delio Rossi era andata in vantaggio nel primo tempo con Rigobert Song, difensore camerunense protagonista a Francia ’98. Poi, il pareggio di testa di Paulo Sergio sotto curva Sud. Tutto in equilibrio.
Fino a quel momento lì, minuto 16 della ripresa. Pochi istanti prima aveva fatto il suo ingresso in campo Alessandro Frau, talento ventiduenne sardo proveniente dalla Torres, al posto di Gustavo Bartelt. “Mi volle Zeman a Roma, lui caldeggiò il mio acquisto dalla Torres, per questo mi diede subito fiducia”, dice Frau 23 anni dopo.Un lampo, un momento, una frazione di secondo, un colpo di tacco a servire Totti che è rimasto nella mente di tanti romanisti.

Ricorda?
“Parliamo del mio esordio in Serie A, della mia prima partita all'Olimpico con la maglia della Roma, in una stagione che poi non si rivelerà particolarmente fortunata per il sottoscritto. Ma quell’attimo resta indimenticabile”.

Lo riviviamo a parole?
“Percussione di Alenitchev da centrocampo alla trequarti, puntando verso la porta. Con la difesa della Salernitana schierata, Dimitri scarica per il sottoscritto a fianco. A quel punto non ho tantissime possibilità, essendo marcato ed essendoci traffico intorno a me. L’unica cosa che mi viene in mente è colpire di tacco per Francesco che accorreva dietro di me. Di fatto, con quella giocata lo smarco e gli libero lo specchio. Tiro dal limite, gol. 2-1”.

Francesco è Totti.
“Segnò uno dei tanti gol bellissimi della sua carriera. Anche in quella circostanza rese semplice una cosa che in realtà semplice non era affatto. Raccolse il mio invito di tacco, lasciò la palla bassa e la indirizzò verso l’angolino dove il portiere avversario non poteva farci nulla. Un fuoriclasse, Francesco, e non era l’unico in quella squadra”.

Chi altro le viene in mente?
“Beh, come non nominare Aldair, Cafu, Candela, Delvecchio, Paulo Sergio, lo stesso Alenitchev. C’era tanta qualità, tanti giocatori forti”.

Per questo alla lunga non riuscì a emergere completamente? Le mancò spazio?
“Ci sono tante ragioni per cui le cose nel calcio non funzionano. Ci vuole un pizzico di fortuna, anche. Io iniziai bene, ma poi l’esperienza con la Roma si concluse dopo 11 presenze complessive. Senza mai segnare. Difficile capire le ragioni. Certo, era il mio primo anno a certi livelli, con allenamenti durissimi anche se ero già abituato in qualche modo”.

Gli allenamenti di Zeman restano noti alle cronache. Si legge che anche con il Foggia di oggi in Serie C applichi la stessa metodologia.
“Faticavamo tantissimo tra gradoni e corse continue. Ma poi in campo volavi. Però era tosta, eh…”.

Si aspettava di essere intervistato in questa settimana, prima di un’altra sfida tra Roma e Salernitana?
“Sì, dico la verità. Quell’episodio, quel colpo di tacco, me lo ricordano spesso e in diverse occasioni”.

E le dà fastidio?
“No, per carità. Se non ho fatto una carriera migliore di quella che ho avuto, è anche colpa mia. Almeno un segno nella storia della Roma l’ho lasciato con quella giocata”.

In ogni caso, ha smesso di giocare dopo i 40 anni, scelta simile a quella del suo ex compagno di squadra, il 10.
“Lui ha giocato fino a 40 anni in Serie A. Io mi sono continuato a divertire in categorie inferiori. Ma una cosa è certa, alla base c’è sempre la passione. Sia per livelli professionisti, sia per livelli più bassi. E quando devi smettere è dura. È dura davvero. Io ho smesso da un annetto, diciamo”.

Come va, adesso?
“Ho metabolizzato la cosa e comunque sono rimasto nel calcio. Dopo aver allenato i 2003, 2004 e 2005 nella Torres, adesso sono il vice allenatore della prima squadra. Una cosa è certa, quando stai da quest’altra parte è davvero un altro mestiere”.

Più difficile del precedente?
“Senza ombra di dubbio. Da calciatore pensi a divertirti, alle tue prestazioni, a quelle della squadra e il tempo che dedichi al tuo lavoro è di qualche ora al giorno. Da allenatore sei coinvolto sempre, per gran parte della giornata, e devi gestire 20-22 ragazzi. Non è una cosa facile. Comunque, sto capendo tantissime cose. Per ora sto bene così, in futuro vedremo se fare uno step successivo”.

Dunque, se le dico Roma? Nostalgia o cos’altro?
“Un ricordo bellissimo e indelebile. E poi quella giornata, quel Roma-Salernitana, dove feci una giocata che ancora oggi viene ricordata. Tacco di Frau, gol di Totti…”.