Falcao: "Lo stadio renderà la Roma una squadra di prima grandezza. Garcia può aprire un ciclo"
Paulo Roberto Falcao è stato intervistato da La Gazzetta dello Sport. Ecco uno stralcio dell'intervista:
Falcao, ma lei se la spiega tanta gratitudine a distanza di trent’anni?
«Francamente no. E tutte le volte mi dico: “Da quando ho lasciato questa gente, la Roma ha vinto uno scudetto, ne ha sfiorati altri due o tre, ha conosciuto grandi giocatori, oggi ha una proprietà americana e finalmente può sognare uno sta dio degno della propria passione”. Eppure, l’amore per me è immutato e, forse, immutabile. Essere rimasto nel cuore dei ro mani è il mio orgoglio più grande. Trent’anni fa ci speravo, ma non lo immaginavo così».
In questi giorni si sarà reso conto che i romanisti sono... felici.
«Ne hanno tutti i diritti. Ho respirato l’atmosfera in cui è stato presentato questo progetto dello stadio: si ha la consapevolezza, a ragione, che renderà la Roma una società di prima grandezza. E poi c’è la squadra, che fa cose straordinarie».
Merito di…?
«Tutti, perché la bellezza della Roma di Garcia sta nella sua visione d’insieme, oserei dire nel suo collettivismo, C’è questa interdipendenza tra i reparti, tutti si aiutano per il bene comune e poi la rosa è un mix riuscito di giocatori che corrono e di bravi giocatori, con Totti che continua a fare la differenza per 40’-50’ a partita. L’allenatore è molto intelligente, mi hanno detto tutti che con lui si sentono tranquilli. A me questa squadra ricorda la mia prima Roma, quella del campionato 1980-81. Una squadra bella, simpatica, rivoluzionaria con quella difesa a zona. Solo per questi motivi, avremmo dovuto vincere lo scudetto già quell’anno, a parte il famoso gol di Turone…».
Invece arrivaste secondi. Come questa Roma, pare.
«Con un distacco in classifica più ampio, però. È un peccato, perché se questa Juventus marziana avesse gli stessi punti dello scorso campionato, la Roma sarebbe ancora pienamente in corsa per lo scudetto. La mentalità vincente dei bianconeri è un’altra delle cose immutabili e, in fondo, quello che noi romanisti gli abbiamo sempre invidiato. Ma io ho fiducia nella Roma di Garcia: può aprire un ciclo, come quella di Liedholm negli anni Ottanta».