De Sanctis: "Con Garcia ho capito che potevamo essere grandi"
Il portiere giallorosso Morgan De Sanctis ha rilasciato una lunga intervista alle colonne de Il Romanista. Vocegiallorossa.it propone uno stralcio delle dichiarazioni dell'ex Napoli.
A fine partita, a Torino, nello spogliatoio tra di voi non avete parlato dell’arbitro?
«Tutti i discorsi sono stati messi a posto. Se qualcuno lo ha fatto dopo un secondo ha capito che non lo doveva fare. C’è la società, io mi fido, so che se deve fare qualcosa lo fa. Ma la squadra deve pensare che ci sono 27 partite da giocare. Punto. Detto questo, contro la Roma da altre parti nessuno può e deve parlare degli arbitri. Nessuno. L’ho detto perché qualcuno giustificando i vantaggi che aveva ottenuto in alcune partite qualche giorno prima aveva chiamato in causa la Roma. Qualcuno ha detto: "Io non parlo degli arbitri oggi perché non ne ho parlato nemmeno contro la Roma" alludendo a qualche favore per noi. No, tu non devi parlare degli arbitri perché alla Roma non è stato fatto nessun favore, alla Roma non è stato dato nessun vantaggio. Ecco che voglio dire con 31 sul campo. Punto».
Qual è la filosofia di questa Roma? Rudi Garcia. Abbiamo rimesso la Chiesa al centro del Villaggio e una squadra al centro dello spogliatoio?
«Mi ha impressionato quando è arrivato. Si poteva conoscere perché vai a vedere che ha vinto in Francia in una squadra come il Lille e ok lo sanno tutti, e l’idea te la fai che è bravo, ma quando l’ho conosciuto si è aperto un mondo. In due mesi ha parlato l’italiano e questo significa tanto. Non è solo la forma, ma i suoi contenuti, la chiarezza di quello che dice con chiunque. Io sapevo che ero arrivato in una squadra forte, malgrado i risultati degli ultimi due anni, io sapevo che ero arrivato in una grande Roma e se sono venuto è anche per questo perché sono pragmatico oltre che filosofo, ma quando ho conosciuto Garcia allora lì ho capito che potevamo essere grandi».
Cosa dici nello spogliatoio? Cos’ha di particolare uno spogliatoio che vince di fila le prima 10 gare?
«Questo spogliatoio è un merito della società brava a scegliere certi giocatori con certe caratteristiche. Non bisogna sminuire le qualità morali dei ragazzi che ho trovato, forse erano rimaste bloccate, magari non erano riconosciute dall’allenatore e dall’ambiente. E poi il mister ha dato consapevolezza ai vecchi e ai nuovi. Questo gruppo si è assunto le responsabilità. Questo gruppo in tre mesi ha acquisito umiltà e pacatezza, cose mantenute malgrado l’inizio straordinario ed è questo che mi dà ulteriore certezza. E poi la certezza me la dà un’altra cosa».
Di Totti cosa apprezzate? A parte il tutto che è in campo, cosa manca di lui adesso?
«Francesco è meno espansivo di Marco (Borriello, ndr), ma è sempre presente. Lo conosco da ragazzino, mi ha sempre impressionato che pur essendo Francesco Totti, cioè una divinità, nello spogliatoio si è sempre messo allo stesso livello degli altri. Ha una predisposizione che ha e che dà. Il suo calcio è fare cose che gli altri non si immaginano. Poi ci può stare che nei prossimi anni possa avere momenti in cui debba saltare partite, lui l’ha capito, i compagni anche prendendosi le loro responsabilità. E anche il club si è organizzato, basti pensare all’acquisto di Ljajic».