Baldini: "Non va via nessuno. L'obiettivo è un posto in Champions. La nuova gestione non è mai stata ben voluta". FOTO!

03.10.2012 14:27 di  Redazione Vocegiallorossa   vedi letture
Baldini: "Non va via nessuno. L'obiettivo è un posto in Champions. La nuova gestione non è mai stata ben voluta". FOTO!
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Il direttore generale Franco Baldini ha parlato in conferenza stampa. Ecco le sue parole:

"Buongiorno a tutti, ormai sembra rituale che ogni due tre mesi io venga qui a spiegare cose che non dovrebbero essere spiegate. Sono stato scelto dalla proprietà americana per fare un lavoro, rendere il più presto possibile competitiva questa squadra, in maniera stabile nel tempo, ispirandoci a principi di lealtà, coerenza, trasparenza, senza correre nel rischio di problemi finanziari. Tutto questo, ovviamente, viene continuamente messo in dubbio da voci che riguardano partenze mie e quelle di altri componenti. Ho detto che sarei stato a Roma finché non avessi completato questo percorso o finché non fossi stato mandato via e questo non certmente successo. Anche l'esaurimento fisico, nonostante l'ottimo lavoro che state facendo, è ancora ben lontano dall'accadere. Non va via nessuno, abbiamo tutti un debito verso chi ci ha scelto. E' mortificante dover ripetere anche di non aver alcun dissapore con i miei collaboratori. Anzi, nel tempo, si è anche consolidata un'amicizia oltre alla stima professionale. Forse un'amicizia anche esagerata. Né Fenucci, né Sabatini, né Baldissoni ha alcun problema l'un l'altro, ad eccezione del confronto quotidiano in ambito lavorativo. E' mortificante, dicevo, perché mi costringo a dire certe cose come: "Non tornerò più in Italia se non a Roma" o "non andrò via se non mi manderanno" e lo dico anche per costringermi a farlo, altrimenti forse non avrei la forza per dar seguito alle parole. E una persona ha la propria faccia e la propria parola. Ci siamo abituati alla quotidiana diffamazione delle radio. Ci saremmo aspettati che testate serie verificassero con più attenzioni le proprie notizie. Che vi piaccia e, soprattutto, che non vi piaccia, resterò qui a difendere questa società"

La squadra sembra non avere senso di appartenenza, perché?
"Manca a tratti. Si dice che il pesce puzzi dalla testa, evidentemente abbiamo delle responsabilità. Ieri è avvenuta una riunione e quello che è stato riportato è falso. Non c'è stata una caccia alla talpa, come è stato scritto. Ho detto di fare ognuno il proprio lavoro in maniera seria e rigorosa perché questo si possa trasmettere ai giocatori, non siamo in un circolo ricreativo. Se riusciamo a trasmettere questo messaggio questo sarà positivo anche per i giocatori. Questa è stata la riunione di ieri con il personale"

Zeman dice che i giocatori non li seguono.
"Per tutto il precampionato c'era una squadra tutta convinta a fare quello che diceva il tecnico. Evidentemente i primi risultati hanno minato un po' questa convinzione. Bisogna crederci profondamente, credere in qualcosa è già raccogliere la metà di quello che vorremmo raccogliere".

Spalletti ha detto di sperare di essere stato lui il problema, ma che evidentemente non era così. Cosa non è andato in questi due anni? Avete detto di aver sopravvalutato alcuni giocatori...
"Spalletti è stato una risorsa per la Roma, basti vedere i risultati. Riguardo alle parole di Sabatini, certe cose si dicono anche per suscitare una reazione dei giocatori".

Nel voler lavorare con i giovani avete considerato che Roma è una piazza particolare? Cosa volete dire ai tifosi?
"Ai tifosi dico che siamo sicuri di avere una squadra competitiva, gli incidenti di percorso fanno male, più a noi che a voi. Questa società non si fermerà, è solida e non lesinerà forze. Consideriamo anche cosa stia facendo la società anche al di fuori del campo. Gli sforzi per rendere fruibili i contenuti per più gente possibile, una società che si avvicina ai tifosi. Il progetto attuale è lo stesso dell'anno scorso: puntare sui giovani e farla crescere, avremmo voluto approfittare della rifondazione che anche tutte le altre squadre dovevano fare".

La squadra ha perso la forza dei giovani. Contro la Juve Taddei, Perrotta, Stekelenburg, Burdisso...
"Però mettetevi d'accordo. I più grandi sono lì proprio per aiutare i giovani. L'età media era 24 anni a Torino, se questa è una squadra vecchia..."

Quali possono essere gli obiettivi stagionali della Roma?
"L'obiettivo che ci siamo dati quest'anno, vista la nostra forza e quella delle altre, è quello di competere pr un posto in Champions League. Riteniamo sia un obiettivo possibile da raggiungere".

In un'intervista ha parlato di una città a cui non manca la vittoria.
"L'ho denunciato come un problema, non come un dato di fatto. C'era il preambolo che la differenza tra noi e la Juventus la fa la testa, se un tossicodipendente è abituato a farsi tutti i giorni e un giorno non si fa, va in crisi d'astinenza ed è abituato anche a rubare per potersi fare. Ed è altrettanto chiaro che se uno è abituato a farsi una volta ogni 18 anni, quella vittoria non gli manca. Dobbiamo sopperire alla differenza con queste qualità".

Si è chiesto come mai, quando la Roma va in difficoltà, affiorano notizie infondate sulla società? Qualcuno può essere interessato a destaiblizzare l'ambiente?
"Inutile domandarselo, è evidente che questo progetto e questa dirigenza non siano stati mai ben voluti. Avremmo dovuto, come da più parti suggerito, scendere a patti. Per come son diventato è una cosa che non riesco più a fare, mi sono confrontato con gli americani, ho detto loro che le cose sarebbero potute andare meglio se fatte in un certo modo e ho chiesto cosa ne pensavano. C'è questa volontà di destabilizzare l'ambiente. E' una mia colpa di non saperlo accettare, accettandolo avremmo potuto controllare tante situazioni che avrebbero consentito un ambiente migliore, è un dubbio che quotidianamente mi pongo. Con chi? Con tanti di voi, tante emittenti, tante testate. Sarebbe più corretto fare nomi, c'è un solo problema che mi impedisce di farlo: ho una responsabilità e una sensibilità verso persone che potrebbero essere etichettate come nemiche della Roma e dare origine a ritorsioni, non posso farlo. Le nostre parole sono state scambiate come atti d'accusa verso qualcuno che poi ne ha risposto, non posso permetterlo".

E' una conferenza contro la nostra categoria?
"Mi è stato chiesto se c'è intenzione di destabilizzare l'ambiente, io dico di sì".

Questa sera dovrebbe tornare Pallotta, non le sembra che questa assenza si faccia sentire?
"La proprietà ha dato a noi le chiavi di casa, se i giocatori non sentono la presenza dei padroni di casa è colpa nostra che non abbiamo trasmesso la cosa in modo giusto, non della proprietà con la quale ci confrontiamo ogni giorno".

Quanto è soddisfatto di quello che è stato fatto?
"Il mio umore cambia in base ai risultati, anche io sono figlio dei risultati. Dal punto di vista organizzativo sono abbastanza soddisfatto, dal punto di vista dei risultati tecnici non sono soddisfatto, ma sono convinto che lo sarò molto".

E' colpa dei giornalisti se la Roma ha perso 16 volte ed è arrivata settima e se ha iniziato male questa stagione? Lei parla di responsabilità ma non ha parlato nello specifico, ci può elencare degli errori fatti? Oggi si fanno le stesse valutazioni di aprile...
"Il discorso di aprile era un discorso consuntivo, aveva una specie di bilancio nel quale ho detto che alcuni giocatori erano stati sopravvalutati, parlavo dal punto di vista caratteriale. La valutazione di Sabatini era volta a suscitare reazioni, la rosa è buona e può essere competitiva. Le nostre responsabilità sono sottolineate ogni giorno da voi, non mi sembra il caso di stare a ricordarle. Se la responsabilità è quella di non avere una squadra ai primi posti, è una responsabilità di ordine programmatico, confido che cose che pensavamo succedessero possano succedere. Io continuo a sostenere che questi giocatori non siano da bocciare, siamo all'inizio del campionato, facciamo quello che c'è da fare, i conti a fine anno".

Non ritiene un errore aver confermato la cerimonia della Hall of Fame per domenica?
"A parte il fatto che la cerimonia è stato un evento preparato da tanto tempo, la cui organizzazione richiede tanti sforzi come i viaggi dei giocatori che non possono essere spostati a seconda dei risultati, questo non c'entra niente con la squadra, questo è un evento slegato dal risultato, per i tifosi, perché possano rivedere i loro beniamini. Mi aspetto ci sia una festa, l'accoglienza che loro si meritano visto che rappresentano la storia della Roma. Niente vieta alla gente di festeggiare questi giocatori e un attimo dopo fischiare il loro disappunto per la gara di Torino, poi spero che nel corso della partita possano sostenere la squadra, ma l'evento dovrebbe essere slegato dal momento del risultato sportivo. E' un invito che rivolgo, sarà una bella cosa per la gente vedere coloro che hanno concorso a costruire la storia della Roma".

Come si esce da questo momento? Cosa vi ha detto l'allenatore?
"Stiamo cercando di instaurare quel clima di convinzione e in staff e giocatori. Ogni singolo componente della squadra è stato scelto in accordo con l'allenatore, le caratteristiche di ognuno sono state pensate come funzionali all'allenatore. Normale che alcune partite abbiano minato questa convinzione, che va restaurata il prima possibile".

Nuovi interventi sul mercato?
"Nel momento in cui gennaio arriverà trarremo un bilancio di quelle che sono le necessità ed eventualmente intervenire".

Si sente un po' un pesce fuor d'acqua in questo calcio italiano?
"No, non mi sento un pesce fuor d'acqua. Sento che questo calcio e questa città abbiano la possibilità di fare un cammino alla ricerca di qualcosa di meglio. E anche se fosse, non sarebbe stato motivo sufficiente per rinunciarvi".

L'anno scorso è stato fatto scudo intorno a Luis Enrique, quest'anno qual è la posizione della società?
"Non prendiamo in considerazione l'ipotesi di fallimento, credere in qualcosa vuol dire essere a metà dell'opera. Quello che si ottiene nel calcio si ottiene dietro un percorso di stabilità, di consistenza, di persecuzione dei propri obiettivi nonostante i rovesci. Questo è il tipo di comportamento che avremo".

Luis Enrique, Tancredi e Lo Monaco non ci sono più. Si sente depotenziato?
"Non mi sono mai sentito depotenziato, perché altrimenti avrei avuto altri tipi di atteggiamenti e colloqui con gli americani. Con Luis Enrique avrei continuato, lui ha rinunciato. Franco Tancredi è una scelta tecnica dell'allenatore, e siamo tutt'ora molto amici. Mi ha fatto male, ma non posso entrare nel merito delle scelte tecniche. Daniele Lo Monaco è tutt'ora un amico, ma c'è una parte della società che non è devoluta a me in tutto e per tutto, a me compete il campo, a quello mi sono limitato".

Perché è più defilato in quest'ultimo periodo sul piano della comunicazione?
"Ci sono accordi tra tutte le parti dirigenziali, non ci poniamo come problema il chi va a parlare, tutti ci sentiamo espressione della Roma. Chi sente di dover dire qualcosa, lo fa, perché non c'è una gerarchia dittatoriale. Ognuno può rappresentare il suo punto di vista per quel che gli compete".

Zeman ha fiducia illimitata o può essere in discussione?
"Non è oggetto di discussione. Sappiamo il tipo di calcio che fa, sappiamo che i giocatori possono rappresentarlo sul campo".

Lei e Sabatini siete ancora in grado di suscitare una reazione? La vostra parola viene vista con valore?
"E' un discorso fuori luogo. Domenica lo vedremo, non posso dirti a priori che reazioni avranno le mie parole. Le fonti interne evidentemente sono più attendibili dei protagonisti, noi abbiamo storia di calcio che ci rende più credibili di un presidente che viene dall'America".

Lei ritiene di lavorare nella Roma nelle condizioni ambientali in cui si aspettava di lavorare?
"No, sarei bugiardo se dicessi che mi aspettavo di lavorare in condizioni ambientali così poco favorevoli. Un ambiente più sereno e meno avvelenato dalle continue polemiche e dalle molte falsità sarebbe più semplice da vivere".

Il rapporto con Mark Pannes?
"Si fa della letteratura per diversità di opinioni che possono esserci state nel passato. Stiamo in contatto ogni santa settimana, pensiamo le stesse cose e i rapporti sono assolutamente buoni. Io non sono in paradiso a dispetto dei santi".

Negli ultimi tre anni sono cambiate tre proprietà, tre presidenti, due DG, quattro allenatori e trenta giocatori. Perché i problemi restano gli stessi?
"Potrebbe anche essere quello di cui ho appena accennato prima, un messaggio che non si riesce a trasmettere alla squadra. Ci siamo posti il dubbio, ci sono casi eclatanti di calciatori che non sono riusciti ad esprimersi al meglio e una volta andati hanno dimostrato il loro valore. C'è qualcosa per cui bisogna intervenire".

Lei ha dichiarato di essersi prefissato l'obiettivo di sfatare la tradizione italiana di non poter vincere giocando bene. Si sente in colpa per quel '99 quando ha mandato via Zeman?
"Facciamo chiarezza, io non ero in quella Roma. Io sono arrivato con Capello, ero consulente per certe operazioni di mercato, come quelle di Paulo Sergio e Konsel. Dopodiché io credo che ci sia un momento in cui bisogna darsi obiettivi e sogni, è una possibilità alla cui non voglio rinunciare. Vorrei vincere giocando non dico bene, non rinnego l'esperienza di Capello, ma spettacolarmente".

La comunicazione romana è diversa da altre?
"Ho esasperato i toni, è un momento personale che sto passando, non è facile lasciarsi scorrere tutto addosso. Ho ricevuto offerte dall'Inghilterra, ma ho sempre detto che sarei rimasto. A volte i toni vanno oltre, se qualcuno si sente offeso chiedo scusa. Ci siamo sempre resi disponibili per essere fonti attendibili, per verificare l'adeguatezza o meno di certe notizie. Quando veniamo consultati viene sempre detto che diciamo ca...ate. L'erba del vicino non è mai solo verde, ci sono problemi da tutte le parti. Nelle precedenti esperienze non mi sono mai trovato così tanto dentro a questa confusione, forse sono stato fortunato".

© foto di Gino Mancini