Balbo: "Resto ancora tifoso della Roma"

06.04.2011 19:54 di  Francesco Gorzio   vedi letture
Fonte: colore amaranto.it
Balbo: "Resto ancora tifoso della Roma"
Vocegiallorossa.it
© foto di Federico De Luca

Abel Balbo, attuale responsabile del settore tecnico dell’Arezzo, ha rilasciato una interessante intervista sul sito colore amaranto.it dove ha parlato anche della ROma:

Il tuo rapporto con l’Italia?

“Sono 22 anni che vivo in Italia e sono molto grato a questo paese che mi ha dato la possibilità di guadagnare e lavorare. Di vivere in un posto tra i più belli del mondo, con l’opportunità di abitare in una città bellissima come Roma. Sono stato accolto molto bene in ogni posto dove sono andato a giocare: Udine, Roma, Parma e Firenze. A questo paese devo tanto e ho sempre cercato di ripagarlo anche con un comportamento degno, tanto da poter essere un buon esempio. Con mia moglie Lucilla ci siamo sposati molto giovani, avevo 22 anni e lei 18. Ci siamo stabiliti a Roma dove vivono anche i miei figli,nati qua in Italia: Nicolas di 19 anni, Federico di 14 anni e Chiara di 8 anni”.

I tuoi figli vogliono fare i calciatori?

“No nessuno dei due gioca a calcio e non hanno mai avuto interesse verso questo sport. Voglio che i miei figli siano felici e gli ho sempre detto: ‘’Scegliete cosa fare e noi vi staremo a fianco e vi aiuteremo, facendo del nostro meglio’’. Credo sia questo lo spirito giusto”.

Un momento bello e uno brutto che hai vissuto nel calcio…

“Brutte tante cose. Calciopoli la più evidente. Da giocatore ho dovuto subire tante ingiustizie constatando poi che i nostri sospetti erano realtà . Vedevamo cose strane. I momenti belli sono stati sempre dopo ogni rete segnata che per un attaccante è linfa vitale”.

Quali emozioni provavi dopo un gol?

“Particolari ogni volta. Dipende da come uno si prepara. Ho sempre lavorato molto nei particolari anche a casa, studiando filmati riguardanti i movimenti dei portieri e difensori per controbattere in maniera produttiva durante la partita. Facevo tutto da solo a casa registrando le partite per prepararmi al meglio e la soddisfazione è sempre stata grande”.

E’ forse questa la differenza tra i grandi giocatori e i calciatori mediocri?

“Bisogna amarlo questo sport e solitamente i grandi giocatori sono i primi ad amare il calcio. Bisogna allenarsi, sacrificarsi e giocare per la squadra. Il grande campione è il primo ad arrivare al campo e pronto ad impegnarsi in ogni situazione. Se tu non hai queste qualità, puoi avere delle grandissime doti tecniche, ma non sei un grande campione”.

Come hai vissuto da calciatore le ingiustizie vissute durante il periodo in cui il movimento di calciopoli monopolizzava il calcio italiano?

“Molto deluso e rassegnato, quando giocavo nella Roma la Juventus ci fece gol grazie al guardalinee che mentre Aldair batteva il fallo laterale colpì il pallone con la testa servendo Ravanelli abile a segnare. Cioè scherziamo?! Quella squadra li non aveva nemmeno bisogno di questi aiuti perché era una squadra straordinaria con un grande allenatore come Lippi in panchina”.

Sei rimasto tifoso della Roma?

“Si. Sono rimasto molto tifoso della Roma e dell’Udinese dove ho legami di amicizia molto forti. Mi fa piacere anche quando vanno bene Parma e Fiorentina dove sono stato trattato benissimo”.