Uomini forti o uomini deboli?
Roma-Sampdoria, oltre a ricordarci per l'ennesima volta che Totti sia un extraterrestre nato a Roma, tifoso e calciatore della Roma, ha posto l'accento sulla questione della leadership. Lunga vita al Re, ovvio, ma quando si parla di mancanza di mentalità vincente, di piazza e tante altre scuse o giustificazioni per cui la Roma abbia vinto soli 3 scudetti, si sposta sempre l'attenzione da quello che poi è il fattore fondamentale per vincere: il campo e gli uomini che ci scendono. Da "Siamo uomini o caporali?" di Totò a "Uomini forti, destini forti. Uomini deboli, destini deboli" di Spalletti. "Essere o non essere. Questo il dilemma?". Inutile scomodare Shakespeare, meglio rimanere nella Città Eterna e focalizzare la situazione. Spesso, molto spesso, troppo spesso basta indossare la maglia giallorossa per rientrare nella categoria "uomini forti", per poi rientrare nella categoria "uomini deboli" sul campo. Il paradosso attuale in casa Roma è che Totti, alla soglia dei 40 anni, non sia un plus di questa squadra, ma abbia ancora la figura del salvatore della patria. Questo sposta la questione sugli altri "uomini forti" della squadra: Manolas, De Rossi, Nainggolan, Strootman, Perotti, Dzeko, Florenzi, Salah. Partendo dal presupposto che nessuno avrà mai la capacità di leadership o la forza di Totti, specie all'Olimpico; finora sono stati "uomini forti" a sprazzi in campo. La nuova stagione è iniziata sulla falsa riga di quella precedente, squadra in difficoltà fino all'ingresso di Totti a cambiare l'inerzia della partita.
Non è un caso che la Roma, senza Totti, si sia persa nella doppia sfida dei playoff di Champions League contro il Porto. Nainggolan si sente un leader e muove il suo j'accuse ai tifosi, rei di scaldarsi soltanto con l'ingresso in campo del capitano. Giusto a metà. Il leader è quello che riesce a trasmettere il proprio carisma alla gente. Totti ci riesce, Spalletti lo sa e ha cambiato il tiro sul numero 10. Qualche mese fa scrivevamo del "Fattore Totti". Ecco cosa manca agli altri affinché la Roma faccia il salto di qualità. Nella rosa dell'ultimo scudetto Totti era il plus, non il salvatore. Quella è la dimostrazione che se intorno a Totti metti "uomini forti" del calibro di Samuel, Batistuta gli scudetti li vinci anche a Roma. In attesa di periodi economici più floridi e la possibilità di impiantare "uomini forti" già maturi, bisogna costruirseli in casa step by step. Il primo passo è quello di dare un'identità europea, una caratura internazionale non solo dovuta da natali nobili calcisticamente parlando, ma ottenuta sul campo. A partire dalla gara contro il Viktoria Plzen di giovedì. Uomini forti o uomini deboli? Il destino della Roma è appeso a questo quesito.