Una questione di rispetto
Inter-Roma era stata preparata - lato nerazzurro, ovviamente - come la rivincita per quella che stata considerata una mancanza di rispetto, quella di Romelu Lukaku, colpevole di non essersi fatto riconfermare dopo un’annata in prestito alla corte di Simone Inzaghi. Di questo si è parlato per tutta la settimana, di meno si è parlato di come la partita l’avrebbero preparata i giallorossi e anche da questa parte della barricata ne è stata fatta una questione di rispetto, quello che José Mourinho ha dimostrato più volte a parole per la sua ex squadra, più volte elogiata per qualità e lunghezza, anche con l’ovvia mira di levare pressione dai suoi e anche un po’ di lamentarsi - nel senso buono del termine, ammesso che ce ne sia uno - del materiale a sua disposizione.
Quel rispetto Mourinho lo ha mostrato anche oggi in campo, non provando a controllare la partita - anche perché sarebbe stato impossibile, visto che questo fatica ad accadere anche con squadre ben meno attrezzate della capolista - ma mettendo sul terreno di gioco il proprio meglio senza il pallone. Il piano era abbastanza chiaro, provare a resistere il più possibile per poi uscire alla distanza e tentare magari il colpaccio, o comunque prendersi un punto che avrebbe fatto sia morale che classifica per modalità e avversario in cui sarebbe stato ottenuto.
Ma l’ipotesi del pareggio, a dirla tutta, era quella meno accreditata: di solito queste gare finiscono o col sopracitato colpaccio, o con uno scivolone che rovina tutto quel che di buono (?) si era fatto in precedenza. E tornando ai giorni precedenti alla partita, tutto, o almeno molto, faceva sembrare che il lieto fine potesse arrivare: nella sua storia, quante partite ha preparato la Roma come crociate, dando meno importanza alle questioni di campo rispetto a quelle extra, magari giocandole anche bene (non sempre, a dire il vero) e finendo beffata in qualche modo?
Poteva andare così, a parti invertite; così non è andata, perché a una manciata di giri di orologio dal termine sono riemerse in modo potente tutte le differenze che ci sono oggi tra Inter e Roma, come determinazione, come intensità e, soprattutto, come qualità. Nel gol decisivo di Thuram (che nel finale aveva già colpito i giallorossi, quando vestiva la maglia del Borussia Mönchengladbach) ci sono errori di reparto e di singoli, che condannano la Roma a un altro big match perso, non definibile come “non giocato” solo per la premessa iniziale, vale a dire le caratteristiche su cui questa squadra poggia, che a volte sono state la risorsa principale e che oggi sono solo un salvagente. Salvagente che di solito è Lukaku, finito nel vagare nel nulla della metà campo nerazzurra: non di certo per colpa fischietti o app, ma questo è ben altro discorso.