Un primo bilancio
Dopo queste prime giornate, si può provare a trarre un primo, provvisorio, bilancio di ciò che va bene e ciò che va meno bene. La parola “provvisorio” va presa, ingrandita, stampata e affissa su ogni muro della Capitale. È sempre bene specificarlo in una città che vive di forti emozioni e grandi altalene.
La parola equilibrio dovrebbe essere un perno dell’esistenza umana ma viene spesso snobbata, trascurata e derisa.
Equilibrio significa non sognare già il circo massimo dopo le prime vittorie ma nemmeno iniziare la caccia alle streghe dopo la prima sconfitta.
COSA VA BENE – Si può però cercare qualche spunto su cui discutere. Al momento, sono andati sicuramente bene i risultati, che hanno premiato la Roma con il massimo bottino disponibile (ad eccezione proprio dell’ultima gara contro l’Hellas Verona). Da elogiare anche la determinazione dei calciatori, la sensazione che si stia creando un bel gruppo, altro aspetto troppo spesso sottovalutato.
Paradossalmente, da elogiare la produzione in zona gol nonostante il nome di Mourinho evocasse solo catenaccio, gare difensive e poco spettacolo. In queste ultime gara, abbiamo visto totalmente l’opposto.
Da sottolineare le prestazioni di alcuni singoli: da Rui Patricio tra i pali, alla fase offensiva di Karsdorp (quella difensiva è tra le cose che vanno meno bene), alla determinazione di Vina, ai cambi di gioco di Cristante, all’impatto di Abraham nel calcio italiano e, soprattutto, all’inizio di stagione di Lorenzo Pellegrini, trascinatore in queste prime gare, già a quota 6 reti tra campionato e coppa.
Tra le cose positive, non possiamo non citare la corsa di Mourinho sotto la Curva Sud dopo il gol contro il Sassuolo. Rimarrà negli Annali.
COSA NON VA – Torniamo al concetto di equilibrio. Parola sconosciuta nel secondo tempo contro l’Hellas Verona e contro il Sassuolo. Partite che la Roma avrebbe potuto vincere o perdere entrambe indifferentemente e non va bene questo. Poco aiuto da parte degli attaccanti, ha spiegato Mourinho domenica a fine gara. Ciò ha portato i centrocampisti a soffrire particolarmente (ricordate il centrocampista che Mourinho avrebbe tanto voluto?), con Cristante spesso in ritardo e Vereout limitatissimo nella sua metà campo. Proprio il francese potrebbe rappresentare un’arma potentissima per la Roma, se solo potesse attaccare maggiormente la profondità, come accadeva lo scorso anno. Ancora adesso, è il calciatore con maggiore precisione nel rapporto tiri/tiri verso la porta nella rosa capitolina. Il tutto poi grava sui difensori, che rischiano brutte figure. Karsdorp l’abbiamo citato tra le note positive per la fase offensiva, non si può dire lo stesso per la fase difensiva, che non sarà probabilmente mai un punto di forza dell’olandese. Anche Calafiori, e talvolta Vina, hanno rischiato di andare in difficoltà ma la mancanza di ricambi non consente di operare grandi scelte. Se i terzini piangono, i centrali non ridono: Mancini è un leader nello spogliatoio, uno che non molla mai. Bravissimo nell’anticipo, nel difendere in avanti (non è un caso che sia esploso con Gasperini) e nell’accompagnare l’azione, il difensore ex Atalanta va in difficoltà tavolta nell’uno contro uno, mettendosi male con il corpo e finendo per indirizzare l’avversario verso il centro e non verso l’esterno, difetto riscontrato più volte da quando è arrivato a Roma (come fatto con Caprari domenica).
Palla ora a Mourinho, che dovrà gestire le prime critiche e soprattutto trovare sempre nuove soluzioni per affrontare una stagione che sarà molto lunga e molto affascinante.