Tutti per un...dici
La scorsa stagione, prima di Paulo Fonseca sulla panchina della Roma, era stata caratterizzata - almeno nella sua prima parte - dall’uso continuo, apparentemente quasi sconsiderato, di praticamente sempre gli stessi undici giocatori. Apparentemente, sì, perché l’indimenticabile sequenza di infortuni subiti dai calciatori a sua disposizione aveva, di fatto, costretto il portoghese a mandare in campo sempre gli stessi, finendo per pagare in alcune partite lo sforzo fisico. Un anno dopo, Fonseca non ha cambiato modalità di scelta, ma “solo” il contesto in cui lui le fa: utilizzare sempre gli stessi undici non è più un obbligo, ma un obiettivo, e il tecnico sta facendo il possibile per perseguirlo. Già da prima dell’inizio della stagione, quando ha fatto di tutto per riavere Smalling, evidentemente uno dei perni del suo once de gala, e adesso durante, con le rotazioni europee più che scientifiche atte a preservare al meglio possibile i suoi preferiti. I risultati si stanno vedendo, con una classifica che rispecchia l’identità messa in campo dalla Roma in queste prime sette giornate di campionato e un secondo posto che non è tale solo per un errore burocratico. Con i soli dubbi del terzo centrale (Ibanez avanti su Kumbulla) e del laterale destro, chiunque saprebbe recitare la formazione giallorossa e questo non può che essere un vantaggio, specie se all’asettico elenco di nomi si abbinano una serie di princìpi di gioco ormai consolidati e modellati con saggezza dal tecnico sul materiale a sua disposizione; da qui a pensare che tutto andrà liscio fino a Natale, con partite ogni tre giorni, ce ne passa e molto e potremmo vedere la prima prova già alla ripresa contro il Parma.
Perché la grande, non trascurabile controindicazione si chiama covid-19, che in questo momento sta tenendo fuori due titolari e mezzo come Džeko, Pellegrini e Kumbulla. Una gran parte del destino della Roma in questa stagione, dunque, passerà anche dal rendimento anche one-shot delle riserve chiamate a sostituire i calciatori di volta in volta assenti: minore il delta, maggiori saranno le possibilità giallorossi di passare indenni le - Fonseca spera, poche - gare con nove, otto o sette titolari in campo anziché undici. Un rischio, quello legato ai contagi, evidentemente ponderato dall'allenatore e dalla società, che per un motivo in più - il primo, ovviamente, è quello di preservare la salute di calciatori, dipendenti e dei loro congiunti - dovrà lavorare al meglio per contrastare la diffusione del virus. Giocatori, staff e dirigenza: non tutti per uno, ma tutti per undici.