Segreti, misteri e bugie

04.07.2017 16:48 di Gabriele Chiocchio Twitter:    vedi letture
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio
Segreti, misteri e bugie
Vocegiallorossa.it

In mezzo a diverse cessioni più o meno dolorose, probabilmente il dolore più grosso - metaforicamente parlando - lo ha dato un addio che invece non si è consumato. Il rifiuto sul filo di lana all’ipotesi Zenit da parte di Manōlas ha innescato una reazione a catena il cui effetto in superficie è la probabile partenza di Antonio Rüdiger in direzione Londra, sponda Chelsea; questo, però, non sarà l’unico problema da risolvere per Monchi, che si trova già addosso l’etichetta di bugiardo dopo le dichiarazioni rilasciate sul tedesco qualche settimana fa. “Zero possibilità che vada via”, aveva dichiarato il DS, postponendolo però a un “ad oggi”, sei lettere in cui condensare tutto quello che poi è successo con il greco. Al di là delle parole e della reazione dei tifosi, alcuni dei quali già si sentono traditi dallo spagnolo, ci sono anche delle questioni di carattere pratico che non tornano.

IL PUZZLE SCOMPOSTO - Mohamed Salah, Leandro Paredes e, appunto, Konstantinos Manōlas. Giocatori completamente diversi, con ruoli diversi nelle gerarchie romaniste, ma con un comune denominatore: il 2019, anno della scadenza dei loro contratti con la Roma. A due anni dalla fine dell’accordo, il bivio è sempre lo stesso: rinnovare o cedere, per non dover poi rischiare di vendere i cartellini a un valore minore. Lo stipendio già percepito dall’egiziano impediva anche solo di ipotizzare un rinnovo, mentre l’argentino non è stato considerato indispensabile ed è stato ceduto per realizzare un’ottima plusvalenza - favorita dal bassissimo valore a bilancio del cartellino - e immediatamente sostituito da Maxime Gonalons. In base a questo criterio e al fatto che per mesi si è parlato di un rinnovo di contratto che stentava ad arrivare, la cessione del greco aveva e ha ancora più che senso di esistere di per se stessa, ma, chiaramente, un suo addio significherebbe una totale rivoluzione nel pacchetto dei centrali difensivi. Tralasciando discorsi di altro tipo - comunque molto validi - e prendendo la calcolatrice, c’è ancora margine per muoversi senza gonfiare i costi: rinnovare il contratto significherebbe ridurre le spese a bilancio per l’ammortamento annuale del cartellino, ricavando un po’ meno di un paio di milioni da girare, al lordo, sullo stipendio. Facendo i cosiddetti conti della serva: se, dopo aver rifiutato 4 milioni dallo Zenit, Manōlas all’improvviso si accontentasse di un aumento di 800-900mila euro netti, l’incastro sarebbe fatto.

PRIMA O DOPO? - Un altro aspetto di fondamentale importanza era la tempistica delle cessioni: inserirle nel bilancio 2016-2017 significava utilizzare le plusvalenze per coprire il buco di bilancio e avvicinarsi alla parità da presentare all’UEFA, contabilizzarle in quello successivo avrebbe invece migliorato in partenza i conti 2017-2018 già corroborati dall’ingresso in Champions League, che frutterà almeno 40 milioni. Chiudere operazioni a cavallo del 30 giugno, come la Roma ha fatto con Paredes (1° luglio) e come potrebbe fare con Rüdiger mantiene tutto nel mistero: due stagioni fa, la cessione di José Cholevas fu annunciata il 2 luglio ma contabilizzata nel bilancio chiusosi due giorni prima, un precedente che lascia tutte le ipotesi aperte. Che sia una strategia per impedire ai concorrenti di fare i conti in tasca alla Roma? Sembra un paradosso, ma sapere che la Roma può contare sui soldi della Champions League e su succose plusvalenze la farebbe apparire come una società in quel momento ricca, a cui poter chiedere di più per i cartellini dei propri giocatori. La certezza è che resterà un segreto fino a ottobre, quando sarà resa nota la relazione finanziaria e quando, però, le acque si saranno calmate e si ragionerà solo ex post.