Piedi per terra
Roma aspettava una serata così da tempo. La gara di sabato contro la Juventus ha regalato alla piazza un po' di tranquillità, quella tranquillità che in questo 2013 era venuta meno per colpa dei tanti risultati mediocri della squadra giallorossa. Una serie di partite che hanno portato all'esonero di Zeman e ad una dura contestazione, culminata con le feroci polemiche ad Osvaldo per l'episodio ormai famoso del calcio di rigore di Genova.
Ottima la scelta di effettuare il riscaldamento sotto la Curva Sud, il cuore del tifo romanista, che ha accolto la squadra con qualche fischio ma anche con moltissimi applausi, dandole sostegno come sempre accaduto dall'inizio della gestione americana. Il pubblico ha capito l'importanza della gara - da tutti indicata come quella della possibile svolta - e una un'alta percentuale dell'1-0 alla Juventus è frutto dell'energia che i sostenitori hanno saputo trasmettere a Totti e compagni. È presto per fare delle valutazioni approfondite sulla cura Andreazzoli, ma la Roma sembra una squadra più equilibrata, non tanto negli uomini quanto nell'atteggiamento, senza comunque abbandonare del tutto quell'idea di "calcio arrogante" portata avanti dal ds Sabatini. E la Roma, sabato sera, è stata arrogante nella voglia di vincere, di portare i tre punti a casa e di dare un calcio alla crisi nera in cui era finita.
Domenica sarà fondamentale tornare da Bergamo con almeno un punto in tasca per continuare la striscia positiva e acquisire ancora più fiducia in vista di un campionato che può ancora regalare l'accesso alla prossima Europa League e di una Coppa Italia che può non solo garantire un posto in Europa, ma anche la possibilità di giocarsi la finale con la Lazio. Due obiettivi che salverebbero una stagione nata malissimo e che ha portato al fallimento del progetto tecnico della società e di Zeman.
Passata l'euforia - legittima - per la vittoria contro la Juventus, sarà molto importante tenere i piedi ben saldi in terra e concentrarsi sulle prossime gare perché la classifica è ancora deficitaria. C'è ancora tanto da lavorare.