Ottava espulsione stagionale, difficile non ritenere fallimentare il progetto legato a Luis Enrique

Nato a Roma il 7 febbraio 1973, nel 2000 inizia a collaborare con Eurosport. Nel 2003 contribuisce alla nascita di Sportitalia di cui diventa dal 2006 responsabile della redazione romana e inviato per la Nazionale di calcio
06.03.2012 00:00 di  Marco Terrenato   vedi letture
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© foto di Voce giallorossa

Il conto è salatissimo. Secondo derby perso consecutivo, -10 dal terzo posto proprio della Lazio, obiettivi sfumati, dall’Europa League alla Coppa Italia. In forse la stessa Europa della prossima stagione. Anche se il campionato non è ancora finito, difficile non ritenere fallimentare il progetto della Roma americana, legato a Luis Enrique.

D’altronde questo metteva in palio il derby di ritorno e la sconfitta, la dodicesima complessiva di questa tribolata annata giallorossa, la prima in casa con la Lazio dopo 14 anni, non poteva non comportare giudizi quasi definitivi.

Eppure il tecnico asturiano crede ancora di poter fare qualcosa, con 12 partite da giocare e potenzialmente da vincere, a cominciare da sabato con il Palermo, seppur in piena emergenza tra squalifiche e inforuni. Dal suo punto di vista, giustissimo. Salvare il salvabile in una Roma che però nell’appuntamento più importante ha pagato ancora i suoi errori, a volte clamorosi

La sintesi è ancora un derby giocato in dieci contro undici, questa volta per l’espulsione del portiere dopo appena 7 minuti. L’ottavo rosso della stagione. Fuori Stekelemburg e la rinuncia a Lamela proprio nel giorno del suo compleanno.

Eppure nonostante l’inferiorità immediata l’impegno non è mancato e la reazione c’è stata con il pareggio del solito Borini, all’ottavo centro in campionato, l’unico ad aver trovato la giusta continuità in casa romanista.

Ma nel consueto possesso palla, sono troppi gli sbagli nei passaggi, e troppa l’inconsistenza a centrocampo di Pjanic, Simplicio e di De Rossi, così come è evidente l’ingenuità difensiva del pur generoso Juan sul gol vincente di Mauri. 

Una Roma che appare incapace di concentrarsi al massimo e concretizzare il gioco voluto da Luis Enrique, a cui forse mancano i giusti interpreti. Non basta neanche la tenacia di capitan Totti, l’ultimo a provare a riequilibrare il match.

La società, come confermato dal dg Baldini, crede ciecamente nell’allenatore. Nessuno aveva chiesto lo scudetto o la qualificazione in Champions, ma forse considerati gli investimenti e rispetto alle premesse era lecito, soprattutto da parte di una tifoseria sempre più spazientita, attendersi qualche progresso in più.