Non si può non amare questa Roma
Disaffezione, disamoramento, distacco, e altre parole col prefisso dis- sono un po’ il tormentone in voga da qualche anno quando si parla di Roma. Non è il momento di provare a spiegare perché abbia poco senso essere disamorati di una squadra che solo nell’ultima stagione ha fallito l’ingresso alla Champions League dopo cinque accessi (compreso il playoff 2016) consecutivi; è, piuttosto il momento di capire quale base, seppur minima, di verità ci fosse in quelle definizioni. La Roma che ha espugnato la Dacia Arena è una Roma a cui non si può non voler bene, che non si può non amare, è una Roma che ha bisogno d’affetto e sostegno e, soprattutto, una Roma che l’affetto e il sostegno li merita. Perché con una rosa ancora striminzita (Pastore, ancora tra i migliori, in campo per la quarta gara di fila, Džeko ancora mascherato, Veretout senza possibilità di rifiatare eccetera, eccetera, eccetera e ancora eccetera), con l’ennesimo episodio negativo a livello arbitrale della stagione (e visto anche quello che accade sugli altri campi, la sensazione è quella della roulette russa), i giallorossi hanno sfoderato la migliore prestazione della stagione, che ha seguito quella che fino alle 20:59 era stata la migliore prestazione della stagione, quella contro il Milan. Paulo Fonseca sta facendo bene praticamente tutto quello che deve fare un allenatore: sta dando un’identità ai suoi uomini, sta migliorando i singoli e ha donato loro un carattere e un’unità che da queste parti non si vedevano da tempo, anche in situazioni di classifica migliori di quella attuale.
Che, comunque, non è da buttare via: a un quarto di campionato la Roma è quarta, a -2 dal terzo posto dell’Atalanta e un punto avanti al Napoli, che sarà ospite dei giallorossi sabato allo Stadio Olimpico. Nella scorsa stagione, la sfida interna con la squadra di Ancelotti vide in campo una Roma totalmente svuotata, come se fosse impossibile (e non lo era) trarre ancora qualcosa di buono da un’annata maledetta; oggi la Roma sembra essere invece più piena che mai, piena di sicurezza, di consapevolezza, di coesione. La sfida agli azzurri sarà un banco di prova: vincere vorrebbe dire fare un salto di qualità, ma perdere non significherebbe buttare tutto a mare, perché questa squadra, finalmente, ha certezze da cui ripartire in ogni caso. Nonostante tutto.