Le cose fatte bene
Tra le “comode” (ma rigorosamente a posteriori) gare con le squadre della parte destra della classifica e le, per ora, complesse sfide contro quelle di pari livello, si poteva porre con una certa ragionevolezza il doppio confronto contro il Braga in Europa League. Una competizione rimasta un po’ indigesta nella scorsa stagione e utilizzata come appoggio nella prima parte di questa, ora diventata un possibile esame per testarsi con avversari dotati di una loro identità. Come il Braga, a dire il vero più somigliante alle ultime della classe italiana per la sua scarsa consistenza, resa tale dalla (consueta) buona prova difensiva della Roma, che ha avuto solo la colpa di non capitalizzare le diverse - potenziali - occasioni capitate nel corso dei primi 90 minuti del doppio confronto. Messo - e va detto chiaramente - ampiamente in discesa dopo questo 0-2 che è la prima vittoria in trasferta in una gara europea a eliminazione diretta da quattro anni, arrivata dopo una gara che poteva essere anche migliore, come detto, sul piano delle soluzioni, ma condotta con linearità e serenità anche nel momento in cui poteva impazzire, con quelle due-tre chiamate arbitrali che avrebbero potuto agitare gli animi in campo.
Tante volte è successo in passato (non per forza con esiti nefasti), stavolta no ed è un merito. Come è un merito per Edin Džeko essersi fatto (ri)trovare pronto alla prima occasione in grado di indirizzare la sfida, per Amadou Diawara essere tornato in campo dall’inizio con tutt’altro spirito ed efficacia rispetto all’ultima da titolare a Sofia, per Spinazzola, Karsdorp e anche Veretout aver interpretato con più che sufficiente precisione ruoli non loro, con la speranza di non doverlo rifare presto, visti i problemi di Cristante e Ibanez. E se dopo aver vinto 2-0 fuori casa l’andata di un doppio confronto europeo, il rammarico è essenzialmente per un risultato che sarebbe potuto anche essere più rotondo, vuol dire che tante cose, comunque, sono state fatte bene. Ancora una volta.