La crescita dei due centrali
La Roma di quest’anno, come previsto, punta maggiormente sulla solidità difensiva per poi colpire e azzannare l’avversario all’improvviso. Tutte le fasi di gioco dipendono sempre da tutta la squadra, mai da un solo reparto, e così anche la fase difensiva non dipende esclusivamente dai difensori ma dal lavoro di tutta la squadra, attaccanti in primis.
IBANEZ - Fatta questa doverosa premessa, è giusto anche sottolineare la prestazione proprio del reparto difensivo. In particolare, di un calciatore che l’anno scorso aveva alternato prestazioni buone ad altre decisamente meno buone. Parliamo di Roger Ibanez, arrivato a Roma nell’era Petrachi da perfetto sconosciuto. Dopo un periodo di ambientamento, il brasiliano aveva fatto ben sperare ma lo scorso anno non aveva trovato una buonissima continuità di rendimento, esaltandosi quando si trattava di andare in anticipo e di marcare in avanti (come Mancini, non a caso entrambi funzionali al gioco di Fonseca) e andando in difficoltà nella classica marcatura. Bravo con i piedi, un pochino meno quando veniva puntato.
LA CRESCITA - Finora, invece, Ibanez sembra cresciuto nella mera fase difensiva, mostrando una continuità anche mentale, di concentrazione, nell’arco di tutta la gara. Sempre tra i migliori in queste prime gare della stagione, il brasiliano non ha perso la sua qualità con i piedi (suo l’assist per Abraham, steso da Dragowski nel match contro la Fiorentina). Grazie alla sua velocità, può scappare facilmente all’indietro per rimediare all’errore di un compagno. Tiene d’occhio anche Vina che, per essere appena arrivato dal Sudamerica, difende benino ma, per gli standard italiani, deve crescere ancora parecchio. Così come sta crescendo anche Mancini. Anche lui più adatto a difendere in avanti (non è un caso che sia esploso con Gasperini) ma sta migliorando nell’uno contro uno. Talvolta, commette anche qualche errore ma viene compensato dalla sua leadership (già lo scorso anno era tra i leader dello spogliatoio), dalla sua cattiveria agonistica, dalla sua bravura con i piedi e di testa sotto porta. I puristi della fase difensiva potranno storcere un po’ il naso ma, anche con l’aiuto di José Mourinho, sia lui e sia Ibanez potranno migliorare sensibilmente nei propri punti deboli, diventando dei centrali sempre più completi.