L'ultimo sopravvissuto
Quando nel 2011 Miralem Pjanic sbarcò a Roma era il fiore all'occhiello degli ultimi giorni di un mercato scoppiettante. Un mercato che aveva visto il neo ds giallorosso, Walter Sabatini, portare nella Capitale i vari Stekelenburg, Gago, Heinze, José Angel, Bojan, Osvaldo, Lamela, Kjaer e Borini. Era l'anno della rivoluzione, delle speranze, dei buoni propositi e del sogno americano. Da lì a pochi mesi sarebbe arrivato anche Franco Baldini, preceduto da Luis Enrique, che si avvalse di Franco Tancredi come preparatore dei portieri. L'amministratore delegato era Claudio Fenucci mentre al timone c'era Thomas Richard DiBenedetto, l'uomo che aveva ridato fiducia e speranza a tutto il popolo giallorosso. Ripensare oggi a quel periodo è come vedere una cartolina vecchia, ingiallita, con i contorni sfumati. Tutte le persone che abbiamo nominato non fanno più parte della Roma ormai da tempo, fagocitati da altre realtà, esiliati in un altro lido, rifugiati in altre città. C'è chi ha scalato la vetta del mondo come Luis Enrique, chi si è disperso in Inghilterra, come Stekelenburg, chi ha fatto perdere le sue tracce come DiBenedetto. Hanno tutti preso parte all'atto primo dello spettacolo della Roma americana, hanno tutti lasciato la propria impronta impressa nella storia giallorossa, per poi andarsene in punta in piedi. Tutti tranne uno, colui il quale tira le fila, ci mette la faccia, ci mette l'anima, si mette in gioco in quella che, finora, è la più grande occasione della sua carriera. Walter Sabatini è ancora saldamente al comando, almeno fino all'anno prossimo, e avrà l'onore di rinforzare la Roma pur dovendo fare attenzione al bilancio. Con la partenza di Miralem Pjanic si chiude un'era anche per il ds capitolino, che nel bosniaco vedeva la sua idea di gioco tramandarsi dal primo anno nella Capitale, custode di un calcio attrattivo, divertente anche se incostante.
In città si respira una certa disillusione, un interesse disincantato per quella che sarà la Roma del prossimo anno. Concetti come “colmare il gap con la Juventus”, in voga fino a qualche mese fa, fanno tenerezza solo a pensarli.
Tocca ancora una volta a Walter Sabatini dirigere l'orchestra, disegnare una nuova realtà, ridare speranza a una piazza fiaccata da una stagione logorante e da un mercato più improntato, per ora, sui soldi da dover trovare che sui rinforzi da acquistare. Un déjà-vu amaro per i tifosi, déjà-vu di sensiana memoria. C'è la voglia di ricominciare a sperare. Sperare di poter sognare. Sognare di poter lottare. Lottare per vincere.