Il trio delle meraviglie
Ad eccezione della sfida contro il Palermo, nella quale Spalletti ha fatto un po' di turnover, Salah, Perotti ed El Shaarawy hanno sempre giocato da quando sono tutti e tre alla Roma. Contro il Carpi c'è stato anche posto per Dzeko in un offensivo 4-2-3-1 ma le altre volte, tra infortuni, febbre e decisioni tecniche, il bosniaco è rimasto out almeno dalla formazione iniziale. Inutile girarci intorno: le scelte di un allenatore si giudicano dai fatti, giustamente, e non dalle parole. Luciano Spalletti ha trovato i giusti equilibri con Salah, Perotti ed El Shaarawy: sostanza, corsa, sacrificio, velocità, qualità, tanta qualità, senso del gol. Il tutto mischiato e miscelato per bene. L'ex Chelsea sembra scatenato e quando mette il turbo diventa imprendibile. Segna, aiuta la squadra e fa segnare.
Contro la Fiorentina ha fatto due gol ma in tante altre occasioni, invece di cercare la gloria personale, ha fatto la scelta migliore provando a servire un compagno meglio piazzato. Sono dettagli importanti, che fanno capire quanto il calciatore stia bene anche di testa. Perotti è tante cose insieme: è la determinazione argentina, ha geometrie, ha una qualità pazzesca e consente di avere una doppia fonte di gioco quando, abbassandosi, permette alla Roma di iniziare l'azione con lui o con Pjanic. A Roma sta anche iniziando a segnare qualche gol, il che non guasta. Il Faraone sta trovando una media gol notevole. Dà equilibrio sulla fascia e con la sua tecnica è una spina nel fianco continua per gli avversari. Parte largo a sinistra ma Spalletti vuole che tagli spesso il campo per puntare dritto all'area avversaria.
Tutti e tre pressano e aiutano in fase difensiva, corrono, si sacrificano e costituiscono il tridente magico su cui ricostruire la Roma.