Il presente dei presidenti, presenti e già vincenti

02.06.2022 18:25 di  Luca d'Alessandro  Twitter:    vedi letture
Fonte: L'editoriale di Luca d'Alessandro
Il presente dei presidenti, presenti e già vincenti
© foto di Luca d'Alessandro

Con la vittoria dell'Europa UEFA Conference League, la Roma è tornata a vincere quel trofeo, mancante dalla stagione 2007/08 e che era diventato una vera e propria ossessione. Superata anche la remuntada col Barcellona, col gol di Manolas divenuto allo stesso tempo apice e inizio del declino della presidenza Pallotta. Le emozioni di quella serata saranno indelebili per chi le ha vissute (come quelle di Tirana e dei 49k che hanno visto la partita all'Olimpico) ma, nella sede dell'EUR spicca la coppa. 

Due stagioni, una coi giochi già fatti (i Friedkin acquistano la Roma il 17 agosto 2020, ereditando il lascito della vecchia gestione) per alzare al cielo un trofeo e regalare gioia ai tifosi romanisti. Niente proclami, niente discorsi ridondanti, mai usati i tifosi come grimaldello mediatico per ottenere alcune situazioni, a volta raccontate come conditio sine qua non, soltanto fatti. 

Dopo un anno a Trigoria a capire e a ristrutturarla sia nella dirigenza che nella struttura, la Roma veniva da una semifinale di Europa League, (traguardo prestigioso per un club che in Europa, eccezion fatta della Coppa delle Fiere di 60 anni fa, ha vinto qualche giorno fa a Tirana la sua prima "League"), ma da un malcontento generale tra l'ennesima batosta subita dai Red Devils e le sconfitte a tavolino contro Hellas e Spezia. Ad aggravare il tutto, la pandemia legata al Covid-19. 

Il primo passo dunque è stato quello di risvegliare gli animi di tifosi il cui amore per la squadra spesso si è tramutato in frustrazione, gli animi di quei tifosi trasformati in commercialisti, esperti di urbanizzazione, amanti dei big data e tanto altro. Tifosi che a lungo andare si sono sentiti fondamentalmente abbandonati. 

Non è un caso che l'annuncio dell'ingaggio di José Mourinho, ripeto, José Mourinho sia stata un vero a proprio fulmine a ciel sereno, più grande di quello che colpì la punta della basilica di San Pietro, nella capitale. Anni e anni a sentir i DS aver dovuto vendere i propri gioielli per far cassa e poi dal nulla José Mourinho. Da Zeman bis, Spalletti bis, Ranieri tappabuchi bis (per amore della Roma), Di Francesco e la scommessa Fonseca allo Special One. 

Accesa la miccia, il resto è stato un crescendo, perché con Mourinho e la sua dialettica, anche se sei una squadra che finisce la Serie A fuori dalla Champions, sei una squadra che va in campo con le caratteristiche che piacciono ai tifosi. Mai svegliare il can che dorme, figuriamoci il lupo. 
Con la prima vittoria (aver riportato entusiasmo nella piazza) già in tasca da parte dei presidenti il loro lavoro a fari spenti è andato di pari passo con quello della squadra. 

Gli aumenti di capitale sono lì in ogni semestrale, la ricerca dell'area su cui far sorgere lo stadio per andare a colpo sicuro, un po' come con l'ingaggio di Mourinho, l'OPA lanciata agli azionisti. 

Si dice che nel Texas sia tutto più grande, finora il low profile mostrato da Dan e Ryan ha già dato i primi risultati. L'immagine è quella di padre e figlio che si abbracciano in maniera serena sul pullman scoperto durante i festeggiamenti tra il Circo Massimo e il Colosseo. 

Si può tranquillamente chiudere così e scrivere che la Conference League è un presente (dono) di presidenti, presenti e già vincenti.