Giovani e forti: non chiamatela rivoluzione
Non chiamatela rivoluzione! Sarà una Roma quasi del tutto rinnovata rispetto alla stagione scorsa, ma guai a usare questo termine. Nelle ultime stagioni siamo stati abituati a tanti cambiamenti in rosa, sia per questioni di bilancio, sia quando le cose non sono andate bene sul campo. Bianda, Coric, Cristante, Kluivert, Marcano, Mirante, Pastore, Santon, Zaniolo. Nove acquisti e siamo ancora a giugno. Non è una rivoluzione, è il metodo Monchi. Ovviamente, con tutti questi nuovi innesti, ci saranno altre partenze, più o meno eccellenti (Nainggolan ha già salutato). Alisson, Manolas, Florenzi. Quello del greco sembra il caso meno spinoso dei tre: no al Chelsea e rinnovo pronto. Per il brasiliano bisognerà aspettare la fine del Mondiale dei verdeoro, il terzino destro vuole soldi e garanzie tecniche che al momento la Roma sembra non concedergli. Rivoluzione? No, grazie. Continua il percorso di crescita per avere una squadra che, se dovesse raggiungere nuovamente le semifinali di Champions, non compierebbe un'impresa, ma manterrebbe una routine.
Monchi compra, Di Francesco allena. Il mister avrà una rosa forte, ma "giovane, molto giovane". Questo non vuol dire che il mister dovrà ricominciare nuovamente da zero. Lo scheletro della rosa (se dovesse rimanere Alisson) è ben consolidato: Alisson, Manolas/Kolarov, De Rossi/Strootman-Dzeko. A loro, anche, il compito di aiutare a crescere talenti reperiti sul mercato. Bisognerà capire soltanto quanto tempo occorrerà, a Ünder è servito un girone prima di prendersi per mano la squadra. Basti pensare che Karsdorp (lo avevate dimenticato?) sarà uno dei più anziani coi suoi 23 anni. Lui insieme a Bianda, Coric, Cristante, Pellegrini, Zaniolo, Ünder, Schick, Kluivert sono tutti U23. Esperienza, giovani di talento più la classe di Pastore: non chiamatela rivoluzione.