Cambio Campo - Monari: "L'obiettivo è uscire dal campo sapendo di aver dato tutto per Mihajlovic. Temo però un inconscio rilassamento dopo l'Inter"
Torna l'appuntamento con "Cambio Campo", la rubrica di Vocegiallorossa.it nella quale, prima di ogni partita della Roma, vi proponiamo un'intervista ad un giornalista che segue la squadra avversaria.
L’ospite di oggi è Simone Monari de La Repubblica, con il quale abbiamo parlato di Roma-Bologna.
Che partita ti aspetti e come si affronteranno tatticamente le due squadre?
“Dal punto di vista tattico, il Bologna ha trovato già da un po’ la quadratura del cerchio con il 3-5-2. Hanno provato anche il tridente, ma non ha funzionato e Mihajlovic è tornato al 3-5-2. Gioca in maniera più prudente, in certi casi ha pagato e in altri no, alla fine il modulo non è che incida così tanto. Spesso incidono di più forma, umore e obiettivi. Mi aspetto di vedere una prova solida del Bologna, come quelle messe in campo contro Inter, Milan e Juventus. Poi certo, ci sono alcune situazioni di gioco codificate. In alcuni momenti la squadra aumenta il pressing, in altri scappano indietro per poi ripartire. Però io credo che, sia a livello tattico sia a livello di uomini, le scelte non si discosteranno troppo dalla partita con l’Inter. Poi certo, bisogna vedere le condizioni fisiche della squadra. Mi auguro di vedere una partita equilibrata, ma non mi stupirei se ci fosse un inconscio rilassamento”.
Quanto influirà il doppio impegno settimanale per il Bologna che non è una squadra abituata a giocare così tanti match ravvicinati?
“È una domanda molto legittima. A livello fisico c’è stato il tempo di recuperare, a livello mentale non saprei. Il Bologna ha fermato l’Inter e potrebbe aver deciso il campionato, bisogna vedere come la squadra ha metabolizzato questa importante vittoria. Lo staff e Mihajlovic devono riuscire a tenere la squadra sul pezzo. Sicuramente il Bologna non può contare su una panchina fortissima, ora però ha qualche opzione in più rispetto a inizio anno. Per quanto riguarda le condizioni fisiche, Arnautovic ha finito un po’ zoppicando contro l’Inter, ma sicuramente stringerà i denti”.
In questo finale di stagione, Il Bologna ha dimostrato sul campo di giocarsela con tutti, c’è rammarico per non aver lottato per posti più alti della classifica?
“Mihajlovic ha sempre alzato molto l’asticella, dicendo che ci si doveva avvicinare al settimo-ottavo posto e finire la stagione almeno tra le prime dieci. Io credo lui abbia un pochino esagerato per provare a motivare un ambiente che non è facilmente motivabile. Bologna è una città dove si sta molto bene, la tifoseria è molto appassionata ma mette molta meno pressione rispetto a una piazza come quella di Roma. Anche qui ovviamente c’è tantissima passione, ma viene declinato diversamente rispetto a voi romanisti. Questo connota Bologna come un’oasi felice e come risvolto negativo ha che qualcuno poi tende a sedersi un pochino. Oltre a ciò, aggiungici una dirigenza che non è il massimo, una proprietà che è lontanissima e il rischio di sedersi aumenta. In più, la squadra non è stata fatta con grandi investimenti e c’è una panchina un po’ corta in alcuni reparti. Nonostante questo, a gennaio il Bologna aveva 27 punti ed era una squadra lanciata. Mihajlovic ha chiesto rinforzi nel mercato invernale, almeno per la panchina e non li ha avuti. Poi a gennaio c’è stato anche il focolaio del covid che ha ridotto la squadra all’osso e i risultati si sono visti sottoforma purtroppo di tante sconfitte. Sono arrivate tante sconfitte nei minuti finali, la squadra fisicamente era in difficoltà. Poi ha perso Dominguez che si è dovuto operare alla spalla e in quel momento mancavano anche Schouten e Viola. A centrocampo non aveva alternative e infatti la squadra ha fatto un girone di ritorno molto deludente, per non dire pessimo. Adesso ha recuperato Schouten, Dominguez e quindi ha più soluzioni e i risultati si stanno vedendo. Lottare un posto in Europa era impensabile, il decimo posto già più realizzabile. Però ti dico, non sono così stupito da questo calo. Semmai sono molto felice perché nelle ultime partite il Bologna ha giocato molto bene. Questo un po’ alimenta il rammarico, ma non posso prendermela con l’allenatore o lo staff. A gennaio sarebbe servito un mercato più di impatto e meno di prospettiva. Alla società tutto sommato la classifica del Bologna non dispiace e quindi a loro va bene così”.
Quali motivazioni ha il Bologna per queste ultime partite visto che ormai è salvo.
“La motivazione principale credo sia cercare di rendere felice Mihajlovic, che sta lottando per una partita molto difficile. Finire bene la stagione e uscire dal campo dopo ogni partita sapendo di aver dato tutto, al momento ci stanno riuscendo. In questo momento così difficile per il Bologna e per Mihajlovic si è creato un clima quasi magico intorno alla squadra. Lo staff sta lavorando benissimo, Mihajlovic lavora dall’ospedale e fa qualcosa che lo rende unico. In un momento così drammatico sta facendo qualcosa di incredibile e commovente. Il fatto che la squadra sia andata a trovarlo all’ospedale è – secondo me – la testimonianza più chiara di questo clima che si respira intorno al Bologna. Nelle ultime 5 partite il Bologna ha vinto contro l’Inter e pareggiato con Milan e Juventus fuori casa. Nel mezzo ha vinto anche contro la Sampdoria”.
Svanberg ha segnato il gol decisivo all’andata. In questa stagione ha fatto una grandissima crescita, è pronto per una big?
“Svanberg ha un contratto che scade a giugno 2023 e non ha rinnovato, credo dunque in estate voglia partire. So per certo che Pioli lo stima molto. Sicuramente ci sono squadre in Premier dove potrebbe andare. È un buon giocatore, che ha fatto tante partite normalissime, poi ce ne sono state altre che sono state eccellenti. È il prototipo del centrocampista moderno, partecipa bene a entrambe le fasi. È una mezzala, ama inserirsi e calcia bene. In questi anni ha avuto spazio ed è cresciuto, gli manca sicuramente esperienza internazionale. Secondo me non è un giocatore da fascia altissima, ma questo non esclude che possa diventarlo. A me sembra un buon giocatore per il momento”.
Hickey e Zalewski stanno entrambi facendo molto bene e si stanno mettendo in mostra nello stesso ruolo (esterno sinistro a tutto campo) ma con caratteristiche differenti. A Bologna c’è la sensazione di avere un potenziale campione?
“Hickey è un 2002 che ha fatto 5 gol, questo dà sicuramente merito al lavoro dello scouting e a quello dell’allenatore, che gli ha dato molto spazio. Complici ripetuti infortuni di Dijks – che era il titolare – Hickey ha sempre avuto più spazio e alla fine ha conquistato il posto. Hickey ha proprio la tempra da scozzese, quale è. Lui è un combattente. Nella partita contro l’Inter aveva di fronte Dumfries, che fisicamente lo dominava. Nonostante questo, Hickey – pur consapevole della sua inferiorità – non è mai arretrato di un centimetro. Ha un grandissimo carattere, sa calciare bene con entrambi i piedi. È mancino ma ha segnato anche di destro. Sarà sicuramente una futura plusvalenza per il Bologna, da bolognese mi auguro di vederlo qui ancora per qualche anno, ma se continua così sarà difficile. In più la società credo abbia bisogno di vendere e fare cassa, ma vedremo più avanti”.