Genoa, De Rossi: "Ho un grande rapporto con i giocatori della Roma, è stato uno shock anche per loro quando me ne sono andato"

Genoa, De Rossi: "Ho un grande rapporto con i giocatori della Roma, è stato uno shock anche per loro quando me ne sono andato"Vocegiallorossa.it
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Ieri alle 23:19Avversario
di Valerio Conti

Daniele De Rossi ha parlato al termine del match contro la Roma.

De Rossi a Sky Sport

Daniele, al di là della partita c’è stato un impatto emotivo fortissimo questa sera. Cosa hai provato andando sotto la Curva Sud per il saluto finale?
«Sto provando vecchi sapori, vecchie emozioni. Avrei voluto andarci con un altro umore, meno arrabbiato, ma era dovuto. L’avevo detto prima della partita: il risultato non avrebbe cambiato quello che avrei fatto a fine gara. Li avevo salutati, non ero uscito a salutarli bene l’ultima volta. Sono andato lì sotto: quella curva è piena da quasi cento anni, si è svuotata una volta sola per protesta quando sono stato mandato via io. Glielo dovevo un saluto. Mi hanno sempre trattato in maniera incredibile e rimarranno sempre nel mio cuore. Mi dispiace se è sembrato un saluto “sobrio”, ma mi conoscono: non potevo andare lì a saltellare dopo questo risultato».

Tutti i giocatori, della Roma e del Genoa, sono rimasti in campo ad applaudire quel momento.
«Sì, l’ho visto. I ragazzi della Roma sono stati fantastici. Anche per loro è stato uno shock quando me ne sono andato e c’è sempre affetto. Mi lega un grande affetto ai miei giocatori, che siano del Genoa o della Roma. Ho visto anche i ragazzi del Genoa rimanere lì ad aspettarmi. Ho un grande rapporto con i giocatori della Roma e un grande amore, non solo per i tifosi ma soprattutto per loro: sono stati otto o nove mesi molto belli ed emozionanti. Li ho rivisti in grande forma, forse anche troppo. Oggi sono stati superiori a noi, ma ho apprezzato che siano rimasti a salutarmi. Non ce n’era bisogno, ma so che rapporto c’è e cosa ha significato per me, e forse per qualcuno di loro».

Venendo al Genoa: che cosa dirai alla squadra dopo questa partita?
«I giocatori approcciano le partite come approccia l’allenatore. Mi sono preso i complimenti per l’approccio contro Atalanta e Inter, quindi vuol dire che oggi ho fatto qualcosa di meno anch’io, perché questa partita non mi è piaciuta. Non sono risultati che fanno oscillare il giudizio: le altre due prestazioni erano state accompagnate dai complimenti per l’atteggiamento. Oggi invece abbiamo commesso errori diversi, più leggerezze, meno aggressività, e questo mi dispiace. Così come mi prendo i complimenti quando giochiamo bene, mi prendo la responsabilità quando giochiamo meno bene».

È ancora una Roma “figlia” di De Rossi? Soulé e Koné sono due giocatori che hai voluto fortemente e che oggi sono stati decisivi anche contro di te.
«Abbiamo dovuto fare una campagna estiva e ho provato, per il bene della Roma e anche per il mio, a portare i migliori giocatori possibili, per età e futuribilità. Alcune cose sono riuscite, altre meno. Loro vanno forte in un contesto preciso, ma perché c’è chi allena e allena bene. I meriti me li prendo fino a un certo punto: c’è un allenatore che sta facendo volare questa squadra. Al di là del risultato, la Roma va veramente forte e oggi lo ha dimostrato».

Che cosa porti a casa da questa notte?
«Porto la grandissima voglia di dare una gioia ai trentamila del Ferraris contro il Pisa, che è uno scontro diretto. E porto anche un’immagine: non è stata una partita disastrosa, ma una partita un po’ moscia, e a me questa cosa non piace. Non c’entra il giocare fuori casa o l’assenza dei tifosi. Dobbiamo migliorare tutti sotto questo aspetto. Non mi porto a casa punti, non mi porto a casa altro se non l’affetto e il saluto a un amore della vita. Ma io sono al cento per cento dentro questo lavoro e sono già proiettato al video di domani, all’allenamento di domani e alla prossima partita del 3 gennaio».

De Rossi a DAZN

Soprattutto nel primo tempo, poi c’è stata la reazione nel finale, ma oggi sicuramente è stato troppo poco. E poi c’è tutto il resto per lei personalmente: all’inizio della gara sembrava che non vedesse l’ora che cominciasse questa partita, non permetteva tutte queste emozioni. Ci dica cosa c’è dentro oggi.
«C’è dentro rabbia, dentro fastidio, perché non mi è piaciuta tanto. Non mi è piaciuta la prestazione che abbiamo fatto e la scindo da quello che è stato il saluto finale, il saluto iniziale e l’affetto da parte dei miei tifosi, da parte dei miei ex tifosi, dei miei ex giocatori. Quello rimane, quello sarebbe stato uguale: un pareggio, una vittoria, quattro gol o una sconfitta. Ma con una reazione diversa sarebbe stato un po’ più sereno andarli a salutare. Mi dispiace che sia stato un saluto molto scuro, ma insomma mi conoscono, sanno che non ho un’altra maniera di vivere il calcio».

Daniele, tanto sentimento stasera. Una partita che, come hai detto tu, non è andata per il verso giusto, ma ti chiedo com’è stato preparare questa partita, perché era la prima volta, probabilmente anche nella tua testa, che immaginavi il ritorno, la gente, l’abbraccio, la partita, contro una squadra che conoscevi molto bene, sapendone pregi e difetti.
«Ma io tutte le partite vado a dormire in difficoltà la sera, sempre con mille pensieri. Andiamo sempre a motori al massimo, pensiamo a mille cose, ci immaginiamo tutto. Un po’ tutti gli allenatori, penso. Questa aveva questo, questo, questo sorto di romanticismo che veniva con lei. Durante la preparazione della partita non è cambiato di una virgola. Anche nei discorsi con i ragazzi ho cercato proprio di fargli capire quanto per me fosse importante solo il nostro risultato e quanto tutto quello che c’era intorno non doveva starci. Non credo che l’abbia fatto. L’abbiamo preparata come abbiamo preparato quella con l’Atalanta, anche se lì poi forse l’espulsione subito ci ha costretto a lottare un po’ di più. Quello che mi è dispiaciuto è che siamo stati un po’ leggeri, leggeri in troppe circostanze, e contro una squadra così forte non te lo puoi permettere. Gli errori si fanno, li commettiamo noi e li commettono anche le altre squadre, ma tanti errori tutti insieme nel primo tempo fanno quasi chiudere la partita immediatamente».

Le chiedo una cosa difficile: provare a mettere un po’ in ordine le emozioni. Qual è stato il momento più impattante di questa serata per lei, personalmente?
«Non lo so, devo un po’ riordinare le idee. Sono molto, molto infastidito dalla prestazione, più che dal risultato. Il momento più impattante non lo so. È una settimana che mi arrivano messaggi, video, vedo sui social qualche cosa, qualche frase, qualche dimostrazione d’affetto che sicuramente mi ha emozionato. Forse è stato con i giocatori, vederli venire incontro prima della partita, li ho visti felici di rivedermi. Ma non lo so, insomma: sono stato sotto la curva che mi ha trattato da re per tanti anni e continua a farlo, quindi tutto è stato impattante. Sapevo che sarebbe stato così, sapevo che avrei fatto questo giretto, gliel’ho detto prima proprio perché non volevo che il risultato facesse oscillare il mio andare o meno. È stato così, è stata una bella serata perché ho rivisto tanta gente che chiamo amici, però poi il resto è il mio lavoro, è la mia vita, la mia quotidianità, il mio cento per cento, e non mi è piaciuto come ho fatto fare il mio lavoro alla squadra».

Tralasciando un attimo le emozioni del ritorno a casa e portandoci sul Genoa, visto che la vedo particolarmente infastidito: cosa le ha dato più fastidio stasera? L’atteggiamento, gli errori individuali, quelli di squadra? E da cosa si riparte, considerando che ora c’è il Pisa e poi una serie di partite non facilissime?
«Squadre facilissime non ce ne sono, il Pisa non è una squadra facilissima. È una squadra difficile, lo abbiamo visto contro la Juventus l’altra sera. I giocatori della Roma hanno detto di aver preparato la nostra partita guardando quella con l’Atalanta: erano, non voglio dire spaventati, ma sicuramente sull’allerta, perché comunque avevamo fatto una prestazione diversa. Mi ha infastidito un po’ di passività, un po’ di leggerezza nei duelli, perché questa è una squadra che, se gioca al 100% come ha giocato nelle prime sei-sette partite – non mi ricordo quante ne abbiamo fatte, sei fino ad oggi – è una squadra che può vincere contro chiunque, che mette in difficoltà chiunque, che esce a testa alta contro chiunque. Se gioca al 99%, con le squadre un po’ più deboli magari farà fatica, e lo abbiamo visto nel primo tempo con il Verona; con le squadre forti, come la Roma, prende le imbarcate.
Questo è quello che penso e dovrò lavorare meglio in funzione di questo, tenendo conto che su sette partite non penso di poter essere soddisfatto di quelle che sono state le prime sei, sia per l’atteggiamento che per le prestazioni, sia per quello che hanno dato i giocatori, sia in allenamento che in partita».

De Rossi in conferenza stampa

I primi minuti sono stati buoni, poi vi siete sciolti.
"Primo tempo brutto, neanche mi ricordavo i primi 10 minuti. Gli errori si fanno, ma poi serve una reazione, sta lì la differenza. Siamo stati poco in partita. Il secondo tempo va bene, ma era già andata ormai. Contro Atalanta e Inter stavo diversamente, oggi ci siamo ammosciati: è uscita fuori la differenza tecnica. Giocando al 99 per cento contro la Roma prendi l'imbarcata: solo al 100 per cento vinceremmo tante partite".

Si rivede in Alberto De Rossi con tutti questi giovani che allena?
"Mio padre mi ha tramandato un sacco di cose, anche la pazienza di allenare i giovani. Non renderei tutto un problema, anche gli altri sono giovani. La prestazione di Odoa ti rincuora, l'età conta il giusto. Non esiste il dover lavorare con i giovani, ovvio ci parlo in maniera diversa e ci perdo più tempo, ma sono tutti uguali: chi va forte gioca. C'è gente di 30 anni che va a duemila, così come alcuni ventenni. Io tengo questo in mente".

Un bilancio?
"Varia di partita in partita, fino a stasera ero soddisfatto della crescita. López mi ha detto che con i punti raccolti saremmo stati ottavi, io non l'ho vista. Dopo l'Atalanta ho detto alla squadra che giocando così ci saremmo salvati. Forse stasera dovevo fare meglio il mio lavoro, sì ok ero dentro il mio stadio ma ero arrabbiato comunque: ho fatto il giro di campo col volto scuro, ma mi scuseranno. Il mercato? Il direttore sa tutto, ma con l'atteggiamento visto contro l'Atalanta io mi salvo anche senza cambi, poi si può sempre migliorare: io devo pensare all'atteggiamento".

Cosa ti aspetti contro il Pisa?
"Perché devo fare una partita brutta per arrivare indemoniati contro il Pisa? Siamo quartultimi, dovremmo esserlo già. Anche io sono stato al di sotto degli standard oggi, i problemi non spariscono ma dobbiamo riprendere la direzione. Ripartiamo dalle partite fatte in maniera positiva".

C'è un altro modo per affrontare la Roma?
"L'hanno trovato in pochi, io no. Volevamo andare noi nello spazio, ma non ci siamo riusciti benissimo. Serve tenere botta nei duelli e nel giro palla loro, ci eravamo riusciti altre volte. Se non sei perfetto, rischi di giocare così: ma la Roma ti mette in condizione di giocare così, è difficile. Hanno tanta qualità davanti: non mi sembra così scarsa come si dice. Serve trovare una squadra superiore nei duelli per battere Gasperini, ma non è facile".

L'episodio Ostigard-Svilar?
"Non dico la spiegazione dell'arbitro perché non farebbe una bella figura. C'era qualcuno che doveva guardarla dal monitor, per me non c'erano altre valutazioni. Non abbiamo perso per quell'episodio, ma quello che non va bene sono le spiegazioni che ci danno. Il VAR, se diventa uno strumento per dire che non si sbaglia mai, perde credibilità: un cazzotto è un cazzotto, al di là se la mano è aperta o chiusa. Sono supercazzole. Sembra che abbiano sempre ragione loro, basta pensare all'episodio della Lazio che è stato spiegato in maniera diversa da quanto visto in altri episodi. Gli episodi vanno visti per quello che sono".

La salvezza passa dal Marassi?
"Sarebbe un problema, abbiamo tante partite in trasferta. A Cagliari abbiamo fatto bene, a Udine anche. Dispiace per questa sera, ma la squadra con me ha fatto cose positive e ripartiremo. Il nostro pubblico ci dà una mano e condiziona le gare, ma pensiamo al lavoro: abbiamo fatto pochi punti negli scontri diretti. Dobbiamo fare prestazioni in casa e fuori, poi i punti arriveranno".

Cosa hai dato alla Roma per questa ovazione?
"Qualcosa di molto simile a loro: imperfezione, amore, impegno. Ho detto poche bugie per proteggere lo spogliatoio, ma per me stesso sono stato sempre diretto. Questa Curva si è svuotata solo per protesta al mio addio anticipato. Non servo io a dirlo, vado orgoglioso della mia storia: serve chiederlo ai tifosi. Io ero un buon giocatore e abbiamo vinto tante partite ma pochissimi trofei. Spero che si possa arrivare a quel livello alto, la società alle spalle c'è. Penso sia questo: un buon giocatore, che qui aveva tutto per essere felice. Mi rode il culo per essere nervoso così: avrei voluto parlarne più serenamente".

Emozionante questo ritorno?
"Questa era la prima volta che ritornavo da avversario, io l'ho vissuta in maniera normale: qualche momento toccante in settimana c'è stato. Ho letto che qualcuno ha scritto che si ricorderà sempre di quando non potrò proteggerli: mi ha fatto effetto. Sempre bello rivedere tanta gente che mi ha visto vivere qui dentro, è stata la prima volta che torno: le prossime spero che se ne parli di meno e, non vi arrabbiate, ma con un risultato diverso".