Un derby da underdog: i precedenti che sorridono alla Roma

01.09.2019 15:30 di  Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Gabriele Chiocchio
Un derby da underdog: i precedenti che sorridono alla Roma
Vocegiallorossa.it
© foto di Insidefoto/Image Sport

Quote, commentatori, protagonisti: è quasi unanime l’opinione - pienamente convalidata dai risultati della prima giornata - secondo la quale la Roma arriva al derby di domenica da sfavorita, contro una Lazio mostratasi in grande forma nella trasferta di Genova. Un’etichetta storicamente non così scomoda, che i giallorossi hanno avuto addosso in varie occasioni in cui, alla fine, sono riusciti a portare a casa i tre punti.

1994 - Gli anni ‘90, con l’arrivo di Sergio Cragnotti a guidare la Lazio e un Franco Sensi in difficoltà nel trovare la quadra, sono stati piuttosto complicati per i tifosi della Roma. I biancocelesti in quell’epoca erano una squadra in grande ascesa e, con Zdenek Zeman in panchina, dopo 10 giornate inseguivano il Parma capolista a soli 3 punti di distanza. Non che la Roma, pur dopo uno scialbo pareggio per 0-0 sul campo del Brescia, fosse così lontana, ma più che i quattro punti a separarla dai rivali era un livello tecnico giudicato impietosamente a favore della Lazio. In quella settimana, un quotidiano sportivo propose dei confronti uno contro uno risolti completamente a favore dei calciatori di Zeman. Si narra come Carlo Mazzone, tecnico dell’epoca, appese nello spogliatoio di Trigoria una pagina di quel giornale per motivare i suoi ragazzi a dimostrare che era in torto e la cosa funzionò: 3-0 con i gol di Balbo (dopo soli due minuti), Cappioli e Fonseca, in un derby che tutti i tifosi della Roma poterono vedere, giacché fu trasmesso in diretta televisiva in chiaro in regione.

1998 - Quattro anni dopo, Zeman sedeva sulla panchina giallorossa; fu la sua seconda stagione, e dal punto di vista delle stracittadine la prima era stata un vero disastro. Quattro vittorie consecutive tra campionato e Coppa Italia (poi vinta dalla squadra di Eriksson in finale sul Milan) e una superiorità schiacciante, seppur poi non certificata da una classifica che aveva visto la Roma superare la Lazio. Gli investimenti di Cragnotti avevano rafforzato ulteriormente la rosa biancoceleste, ora pronta per lottare per il titolo a tutti gli effetti: questo, più i precedenti dell’anno prima, diede alla Lazio la palma di favorita nel derby del 29 novembre 1998, nonostante fossero i giallorossi a presentarsi davanti in classifica (18 punti contro 13). Il gol di Delvecchio sembra dare ragione alla graduatoria, prima dei colpi di Mancini (doppietta) e Salas che portano allo sconforto i tifosi di una Roma ridotta anche in 10 per l’espulsione di Petruzzi. Ma nel giro di tre minuti, Di Francesco e Totti compiono un vero e proprio miracolo che sarebbe diventato trionfo se l’arbitro Farina non avesse annullato per motivi ancora ignoti il gol del 3-4 di Marco Delvecchio. Maledizione interrotta.

1999 - Un girone dopo, la situazione era diventata drammatica per i romanisti. La Lazio si presentò al derby dell’11 aprile non solo con 14 punti di vantaggio sui rivali, ma anche e soprattutto come leader della Serie A con 6 punti di margine sulla seconda, la Fiorentina e 7 sulla terza, il Milan, a sole 7 giornate dalla fine del campionato. C’era una doppia valenza, dunque, in una stracittadina che rappresentava anche uno degli ultimi ostacoli degli uomini di Eriksson verso il titolo; un derby che la Roma disputò in maniera quasi perfetta, con una doppietta del solito Delvecchio nel primo tempo a mettere subito le distanze e solo una rete di Vieri nella ripresa a spaventare tutti, con Totti a dare il colpo di grazia a una Lazio ridotta in 9 (espulsi Mihajlović e Nesta, oltre a Paulo Sergio) sfoggiando la maglietta “vi ho purgato ancora” e avviando quella che poi sarebbe stata la beffa biancoceleste.

2008 - Dopo aver conquistato due secondi posti, due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana, la Roma di Luciano Spalletti visse un inizio di stagione davvero tribolato. Una preparazione fisica non all’altezza, tanti infortuni e un morale difficile da tirare su dopo lo scudetto non vinto contro l’Inter pochi mesi prima fecero arrivare i giallorossi al derby con la miseria di 8 punti in 8 partite giocate, con una sola lunghezza di vantaggio dal terzultimo posto occupato dal Bologna, capace di pareggiare la settimana prima proprio contro i giallorossi con un autogol di Cicinho. Al contrario, i biancocelesti di Delio Rossi, partiti a fari spenti dopo una pessima annata, macinavano gioco e punti e si trovavano in zona Champions League anche grazie alle magie di Mauro Zarate, attaccante arrivato dall’Al Sadd dopo un anno di prestito al Birmingham. L’argentino fu il vero spauracchio di una Roma già di per sé molto spaventata e poco abituata a giocare la stracittadina da underdog: ne uscì fuori una gara in cui la Lazio provò a mostrare i muscoli scendendo in campo con tre attaccanti (oltre a Zarate, c'erano anche Pandev e Rocchi) e i giallorossi rinculavano nella speranza di trovare il guizzo giusto. Che, miracolosamente, arrivò: corner battuto corto, cross a rientrare di Totti e Julio Baptista a spizzare di testa mandando il pallone dove Carrizo non può arrivare. Il forcing laziale portò a un paio di grandi occasioni, ma la porta di Doni restò inviolata e i giallorossi poterono finalmente tornare a respirare dopo stagioni da incubo.

2010 - Situazione quasi analoga si verificò due stagioni dopo: ancora una rincorsa a vuoto l’anno prima per la Roma, ancora una stagione disastrosa dopo la quale partire a fari spenti per la Lazio. Il risultato fu un derby, arrivato dopo 9 giornate, in cui la Lazio si presentò contro ogni pronostico da prima in classifica a quota 22 punti e la Roma ben 10 lunghezze indietro. La gara, nonostante l’ottimo momento della squadra di Edoardo Reja, fu brutta e spigolosa, come tanti derby di quel periodo ranieriano, risolta da due calci di rigore, uno più chiaro dell’altro, concessi da Morganti alla Roma nel secondo tempo e realizzati da Borriello e Vucinic.

2015 - Il calendario della stagione 2014-2015 fissò il derby alla penultima giornata. All’alba dell’annata si pensava che la stracittadina potesse essere l’ultimo ostacolo in una possibile lotta scudetto contro la Juventus, invece un pessimo girone di ritorno della squadra di Garcia e un grandissimo girone di ritorno della Lazio di Pioli misero in pericolo anche l’obiettivo minimo della qualificazione diretta alla Champions League per i giallorossi. Il derby del 25 maggio 2015 arrivò a un anno e 364 giorni dalla finale di Coppa Italia persa dai giallorossi due stagioni prima e poteva essere considerata una nuova finale, stavolta per un posto diretto nella coppa più importante, a cui la Roma, nonostante fosse avanti in classifica di un punto, si presentava da sfavorita per quanto fatto vedere in campo negli ultimi mesi. Dopo un primo tempo scialbo, Garcia azzeccò la mossa nella ripresa: fuori Keita e dentro Pjanić, che con un tacco fece partire una transizione finalizzata da Juan Manuel Iturbe, un po’ l’uomo simbolo (in negativo) dell’annata. Dopo il gol dello 0-1, Pioli mandò tutti in avanti arrivando anche al pari con Djordjević, abile a insaccare dopo una sponda di Klose; quando il pari sembrava andare bene alla Roma, che avrebbe potuto giocarsi un ulteriore match-point in casa contro un Palermo senza obiettivi nell’ultima giornata, ancora Pjanić tirò fuori una superba traiettoria su calcio di punizione, deviata da Mapou Yanga-Mbiwa, al primo gol con la maglia giallorossa, che salvò una stagione che rischiava di diventare un vero e proprio psicodramma.