Stekelenburg, il gigante pararigori è pronto per la sfida italiana
La Roma è alla ricerca di un portiere di primissimo livello e su questo non ci piove. Da ancor prima che l'organigramma societario fosse definito, e Sabatini entrasse a far parte dell'entourage romanista, si parlava della necessità di comprare un vero numero uno. Dopo anni di incertezza ci si è finalmente resi conto che un ottimo estremo difensore è fondamentale. Un portiere di quelli che fanno sentire la propria presenza in campo, che danno sicurezza alla difesa e all'intera squadra, uno che riesca a far emozionare i tifosi così come può farlo una punta da venti gol a stagione. Per questo motivo negli ultimi mesi si sono rincorsi tanti nomi di prim'ordine. Da Buffon a Viviano, passando per Sirigu e Marchetti, alla Roma sono stati accostati i migliori portieri sulla piazza, e neanche l'ultimo, tale solo in ordine cronologico, fa eccezione. Si tratta del portiere dell'Ajax e della nazionale olandese, Marteen Stekelenburg, un gigante di 197 centimetri per 84 chilogrammi di pura affidabilità. Nato nel 1982, compirà 29 anni a settembre e può quindi ancora essere considerato un giovane, vista la longevità del ruolo, che può assicurare almeno altri cinque o sei anni di prestazioni di alto livello, così come ha abituato i tifosi dell'Ajax fino a questo momento. Nella più titolata squadra olandese Stekelenburg ha giocato l'intera carriera da professionista. Approdato nelle giovanili del club quando aveva 15 anni, non ha più cambiato casacca, ma adesso sembra essere arrivato il momento di cambiare aria e cercare nuovi stimoli e il progetto Roma lo attira non poco. Il suo procuratore ha detto che i giallorossi rappresentano la priorità se dovesse lasciare l'Ajax. La sua valutazione è scesa dai 15 milioni iniziali a 10 milioni, anche perché ormai il giocatore è in scadenza di contratto fra un anno, e il club non vuole rischiare di perderlo a parametro zero. La propensione di Stekelenburg a dirigersi verso la Serie A è un segnale per far capire che si sente pronto per la difficile sfida di venire a giocare nel campionato italiano, una prova alla quale molti portieri stranieri si sono dovuti arrendere. Uno dei maggiori esempi è proprio il suo connazionale ed ex compagno di nazionale, Edwin Van Der Sar, considerato, giustamente, uno dei migliori portieri al mondo, ma che in due anni trascorsi alla Juventus non è riuscito a lasciare il segno, o perlomeno non in senso positivo.
La sfida che rappresenta la Serie A potrebbe rappresentare la dimostrazione che se un calciatore vale davvero non importa dove giochi, saprà sempre dimostrare il proprio valore e farsi apprezzare per questo. La caratteristica principale di questo giocatore è la sicurezza che riesce a trasmettere ai compagni. Ben supportato dal fisico, è molto autoritario in area, soprattutto sulle palle alte. Non ha paura di affrontare l'avversario nell'uno contro uno e riesce ad essere sempre freddo e preciso nella scelta dei tempi. Stilisticamente non è uno di quelli che si definiscono propriamente un piacere per gli occhi, ma è sempre molto efficace e sa come “metterci una pezza” quando sembra che sia rimasto poco da fare. Non per questo comunque mancano pezzi di alta scuola nel suo repertorio, anzi, forse è uno dei pochi portieri che può vantare un assist diretto per il gol di un compagno, Suarez nello specifico, direttamente con un rinvio con i piedi, una delle sue specialità. Ma la peculiarità per cui è veramente riuscito a distinguersi nella sua carriera è l'abilità nel parare i rigori, una qualità che i tifosi della Roma conoscono molto poco. Se alla fine dovesse arrivare lui, probabilmente anche nei romanisti potrà accendersi la speranza che un rigore contro non significhi per forza subire un gol.
Nonostante il fisico possente, l'olandese però è stato spesso alle prese con infortuni di diversa natura che lo hanno costretto a rimanere lontano dal rettangolo di gioco per molto tempo. In ordine cronologico, l'ultimo lo ha subito lo scorso marzo a causa di una frattura al pollice della mano sinistra, ma diversi infortuni ben più gravi tra il 2003 e il 2009 gli hanno fatto saltare molte partite e in qualche caso anche il posto da titolare, che alla fine si è sempre riuscito a riprendere a suon di prestazioni esemplari quando chiamato in causa.
Nella stagione appena conclusa si è diplomato campione d'Olanda con l'Ajax dopo sette anni dall'ultima volta, quando collezionò solo dieci presenze, al contrario di quest'anno che lo ha invece visto protagonista per quasi tutto il campionato.
Dal 2008, anno del ritiro internazionale di Edwin Van Der Sar, è diventato anche titolare inamovibile degli Orange con cui nei Mondiali del 2010 si è classificato secondo dopo aver perso in finale contro la Spagna ai tempi supplementari.