Mosse e contromosse di Napoli-Roma
Quella tra Napoli e Roma è sempre una sfida ricca di significati, specie in questo momento storico del calcio italiano in cui azzurri e partenopei si contendono il ruolo di seconda forza del campionato. Piazze simili, valori simili e, da qualche mese, approcci simili, grazie alla presenza di due allenatori molto attenti al lavoro sul campo, che poi si rispecchia in quanto si vede in campionato e nelle coppe europee. Il duello tra Sarri e Spalletti, e quindi tra ciò che proporranno nell’anticipo dell'ottava giornata di campionato, sarà probabilmente il più interessante e forse quello più determinante di una sfida importantissima sotto molti punti di vista.
GLI INCASTRI - La Roma vista contro l’Inter, per modulo e atteggiamento, sembrava incastrarsi perfettamente con i propri avversari di sabato. Spalletti, con tanto di spiegazione in conferenza stampa, sembra essersi attestato sul 4-2-3-1 o comunque su un centrocampo a tre con un vertice alto, che combacia con quello a vertice basso di Sarri. Gli infortuni di Kevin Strootman e Bruno Peres, tuttavia, hanno cambiato le carte in tavola: Daniele De Rossi e Radja Nainggolan se la vedranno con i due intermedi azzurri (molto probabilmente Marek Hamšík e Allan), mentre nella zona di Jorginho dovrebbe gravitare Diego Perotti, non certo uomo adatto a saltare addosso al suo avversario. I giallorossi dovranno comunque limitare in qualche modo il regista partenopeo, per evitare che il possesso palla si consolidi: un anno fa fu l'ex compagno del Monito Iago Falque a bloccare l'azione di un altro regista, Lucas Biglia, in un derby contro la Lazio, e lo spagnolo non è certo un giocatore meno offensivo dell'argentino.
IL PALLINO - Sempre facendo riferimento al match con l’Inter, è davvero difficile pensare che proprio in questa occasione il Napoli possa cedere il pallino del gioco a una Roma che, dopo aver puntato a controllare la partita con risultati alterni, sembra stia provando a ricostruirsi in senso opposto, per sfruttare la velocità delle proprie transizioni e sopperire alla difficoltà di creare dal basso. Dunque, prima di tutto i giallorossi dovranno trovare l’antidoto per i classici dispositivi offensivi degli azzurri, con un giropalla veloce e intenso difficile da contenere se lasciato sviluppare con troppa facilità e una densità nella zona della sfera che ha doppia valenza: permette infatti sia di sfondare da quella parte che di isolare un maestro delle situazioni sul lato debole come José María Callejón, che davanti a sé potrebbe ritrovarsi un elemento segnalato ancora in difficoltà come Juan Jesus. All’assenza di Arkadiusz Milik, Sarri sopperirà con Manolo Gabbiadini, ugualmente inserito (anzi, forse anche più inserito) nei meccanismi del suo 4-3-3 e dunque altra fonte a cui attingere per mettere in difficoltà Wojciech Szczęsny e la sua difesa.
L’ENERGIA - La Roma non segna al San Paolo dal 6 gennaio 2013 (fu Daniel Pablo Osvaldo a mettere dentro l’inutile pallone dell’1-3) ma si presenta al match con il migliore attacco del campionato (16 gol in 7 partite) che dovrà sfruttare ogni singola crepa del sistema di Sarri che, tra gli altri pregi, se ben eseguito permette di tenere il pallone lontano da José Manuel Reina e dalla sua porta. Tutto questo però rischia di venir meno nei momenti in cui l’intensità si riduce e questo è un difetto che il Napoli ha un po’ in comune con la Roma: entrambe le squadre hanno fatto vedere di saper fare bene al galoppo e un po’ meno al trotto. I giallorossi dovranno riuscire a giocare almeno una sezione di partita con più energia rispetto ai propri avversari, sfruttando magari la velocità di Mohamed Salah: l’egiziano, però, avrà in Elseid Hysaj un brutto cliente in quanto a velocità e, come affermato anche da Spalletti, dovrà delegare il lavoro in ampiezza al terzino di riferimento per cercare di passare più centralmente. Ogni dettaglio farà la differenza, Sarri e Spalletti lo sanno e non lasceranno nulla al caso in quella che ha tutto per trasformarsi in una partita a scacchi sul rettangolo verde.