Incerto il futuro di Tiago Pinto - Perché rinnovare e perché cambiare a giugno
Si parla da settimane della questione José Mourinho in casa Roma. Rinnova o non rinnova il tecnico giallorosso? Sarà la proprietà a dover scogliere la riserva nelle prossime settimane ma quello dello Special One non sarà l’unico contratto a terminare il prossimo giugno. Anche il General Manager dell’area sportiva, Tiago Pinto, il prossimo anno potrebbe teoricamente salutare tutti e lasciare la Capitale.
Della sua situazione, si parla molto meno per via della differenza mediatica, ma in una società il suo ruolo è fondamentale. È lui, infatti, a scegliere l’allenatore, a indirizzare la composizione della rosa (acquisti, cessioni, rinnovi). Il suo è un ruolo ancor più centrale considerando che la proprietà non è composta dai classici patron tifosi, a volte invasivi, che comprano i giocatori, decidono il sistema di gioco o la formazione. Tutt’altro. Ecco perché la sua figura, nella Roma, è ancor più importante di quella dell’allenatore.
I tifosi si dividono sul futuro di Tiago Pinto e sul bilancio del suo lavoro. Premettendo che, ormai, il lavoro di un direttore sportivo si basa molto sulla gestione della quotidianità e che è difficilmente misurabile dall’esterno, proviamo a spiegare perché la Roma dovrebbe e perché non dovrebbe rinnovare il contratto di Tiago Pinto.
PERCHÉ SÌ – Lo sguardo rassicurante di chi, nonostante la sua giovane età (39 anni), ne ha già viste e vissute tante serve a prendere con ironia e semplicità tutte le sfide che una piazza complicata come Roma può offrire. Lo scorso anno aveva una missione impossibile: fare mercato e trovare, contemporaneamente, circa 30 milioni di plusvalenze entro il mese di giugno. Quest’ultima parte è stata da Premio Oscar: missione compiuta senza cedere alcun titolare ma scavando e ricavando il massimo dai giovani, dai calciatori in prestito e fuori dal progetto. Un miracolo. Nel primo anno, trova al volo una soluzione per sostituire Dzeko, la cui cessione non era stata programmata, e prende Abraham. Nell’anno successivo, prende in prestito Llorente, prende a zero Matic e si scatena con Wijnaldum e Dybala. L’olandese si fa poi male in allenamento e Tiago Pinto mette una toppa come può con il prestito di Camara. La scorsa estate, la telenovela attaccante consuma il sistema nervoso dei giocatori e dello stesso Tiago Pinto. Trattative sfumate all’ultimo (Zapata), accordi mai trovati (Scamacca), alla fine il dirigente giallorosso tira fuori dal cilindro il coniglio Lukaku e prende in prestito Azmoun. I soldi sono pochi, anzi, pochissimi, quasi prossimi allo zero. A centrocampo, la Roma spende meno di 3 milioni per Paredes, titolare indiscusso quest'anno, e prende subito a giugno i parametri zero Ndicka e Aouar (quest’ultimo finora deludente). Si muove bene con i parametri zero, come dimostrato in questi anni, e riesce a lavorare sopportando enormi pressioni. Buona anche la tempistica per i rinnovi di contratto. Basti pensare a Bove, blindato di recente nel momento in cui sta definitivamente esplodendo con la maglia della Roma.
PERCHÉ NO – Nel primo anno, può spendere dei soldi e li spende male: Shomurodov e Vina sono costati insieme circa 30 milioni, una cifra enorme se pensiamo alle ultime due campagne acquisti della Roma, per due calciatori che hanno reso poco o nulla. Non sono arrivati giovani di prospettiva, da far crescere e poter, eventualmente, rivendere in futuro (potenzialmente, forse solo Ndicka e Aouar). In estate, fa all in su Renato Sanches, prendendosi tutta la responsabilità in caso di operazione fallimentare. Un azzardo clamoroso, considerando la storia clinica ben chiara del centrocampista di proprietà del PSG. Un azzardo che, al momento, è totalmente fallimentare, peggio di quanto anche i più pessimisti potessero lontanamente immaginare.