Ventura: "Nel calcio non c'è meritocrazia, sbagliavo pensando che fosse meglio essere che apparire. Allenare la Roma sarebbe il coronamento della carriera"

21.05.2011 20:55 di  Redazione Vocegiallorossa   vedi letture
Fonte: "Bar Forza Lupi" - CentroSuonoSport
Ventura: "Nel calcio non c'è meritocrazia, sbagliavo pensando che fosse meglio essere che apparire. Allenare la Roma sarebbe il coronamento della carriera"
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© foto di Filippo Gabutti

Nella trasmissione radiofonica “Bar Forza Lupi” in onda su Centro Suono Sport FM 101.5 e condotta da Massimo D'Adamo, Gabriele Ziantoni e Cindy Simonacci, è intervenuto Giampiero Ventura, ex tecnico del Bari.

Villas Boas ha detto che ammira il Bari di Ventura, così come Spalletti che è stato suo allievo, ma anche Mourinho. Perché la Roma, allora, non ha pensato a lei per la panchina?
"Perché è un meccanismo perverso. Il calcio è fatto di cliché e di momenti, non c'è meritocrazia, non solo nel mio caso. Lo scorso anno il Bari aveva la miglior difesa del campionato, prima che si rompesse il crociato Ranocchia: eppure fu considerata una cosa normale. Anche io ho commesso degli errori: ho pensato che fosse meglio essere che apparire, non ho dato grossa importanza ai media".

Crede che la scelta di tecnici giovani venga fatta per moda?
"La differenza tra un allenatore bravo e uno meno bravo non sta nell'età, ma nelle idee. C'è chi le ha e chi no".

Come ha reagito ai commenti di Villas Boas sul suo gioco?
"Mi hanno fatto molto piacere. E' stato un gesto di grande umiltà da parte di un allenatore che è sulla cresta dell'onda. Credo che abbia parlato con Mourinho, anche lui mi riempiva sempre di complimenti".

Di Vincenzo Montella come allenatore cosa ne pensa?
"Quando è salito in prima squadra ha usato l'intelligenza: non ha fatto grossi cambiamenti, ma ha portato serenità allo spogliatoio. Era un impegno difficile".

Parliamo della Roma: se sarà rivoluzione o se ci saranno dei ritocchi lo deciderà il nuovo tecnico. Lei come interverrebbe?
"Penso che nei dodici-tredici titolari la Roma avesse la squadra più forte del campionato insieme a Milan e Inter. Mancava di quantità, pur avendo tantissima qualità. Poi anche la gestione è importante: il coinvolgimento dei giocatori, la capacità di tirare fuori le loro qualità".

Le piacerebbe allenare la Roma?
"A chi non piacerebbe? Non c'è un allenatore che rifiuterebbe la Roma. E' una gratificazione enorme, il coronamento di una carriera".