Satriano in Olanda dalla Roma, come Scamacca: "Storie diverse, la mia passa dall'Heracles"
Da gennaio 2023 il giovane attaccante Antonio Satriano ha preso una scelta forte, ma che sta ispirando sempre più carriere di giovani calciatori italiani. Se la patria non ti dà l'occasione giusta, si va fuori confine a cercarla: il classe 2003 ha lasciato la Roma in cui è cresciuto da calciatore del settore giovanile giallorosso, senza arrivare all'esordio in prima squadra, e si è lanciato in Olanda, all'Heracles con cui ha vinto il campionato di seconda serie ed ora gioca in Eredivisie. Un percorso che può ricordare per certi versi quello di Scamacca, anche se il giovane Satriano, che è stato intervistato in esclusiva da Tuttomercatoweb.com, preferisce evitare paragoni: “Io sono arrivato in Olanda da giocatore da prima squadra, lui invece era un ragazzino. Ha avuto modo di crescere, io ero formato”.
Perché c'è questa difficoltà nel salto?
“In Italia le squadre non danno fiducia ai giovani, perché si crede che magari non riesca a dare le stesse garanzie degli adulti. Si sta andando un po’ a migliorare, ma rimane sempre il timore di provare, non si dà tempo di dimostrare. Io posso aver avuto una decina di possibilità di giocare titolare in una stagione, in Italia dopo una sbagliata vieni emarginato. La questione è di mentalità, lo dico da uno che ha giocato nel settore giovanile della Roma, tra i migliori d’Europa”.
Com'è stato dare l'addio alla Roma?
“Sono arrivato a Roma che avevo 14 anni, ho fatto bene le prime due stagioni, poi c’è stato il Covid e per infortuni e altre cose non ho dato il meglio. Nell’ultima stagione avrei meritato di meglio. Mourinho? La prima volta in prima squadra è stata che ero abbastanza piccolo. Nel primo anno con lui ci andavo spesso, nel secondo neanche un allenamento e non so perché. Ero fuori quota in Primavera, ok, ma stavo facendo una grande stagione. Non ho cercato nemmeno spiegazioni, non ha senso cercare quando puoi trovare altro che è meglio per te”.
Questo si è chiamato Heracles. Ma conosceva la piccola realtà olandese di Almelo?
“Prima di venire qua non avevo troppe informazioni, conoscevo un po’ la squadra ma quando sono arrivato qui mi sono trovato bene. Mi hanno accolto sin da subito, c’è una grandissima mentalità: sono aperti, per esempio dopo le partite c’è un lounge club in cui noi giocatori stiamo con i tifosi. C’è molto contatto con loro, a differenza dell’Italia”.
Se chiama l’Italia?
“Da italiano non potrei rifiutare una chiamata dall’Italia, dipende però anche quale… I ragazzi italiani comunque devono capire che non sempre si deve rimanere nella zona di comfort, a volte serve rischiare e io posso testimoniarlo. Vada come vada, un’esperienza così ti arricchisce anche e soprattutto umanamente”.