Della Penna: "La Roma non ha creduto in me"
Quando era adolescente, le luci dei riflettori indugiavano costantemente su di lui. Una delle piu' brillanti promesse nel vivaio della Roma, a detta di molti osservatori ed opinionisti. L'esordio in Coppa Italia con la prima squadra a Torino nel 2007, diverse panchine in serie A e la magnifica esperienza dei Mondiali under 20 nel 2009 facevano presagire una carriera luminosa.
Oggi Claudio Della Penna ha 24 anni e gioca nel Palestrina in serie D, una squadra che sta lottando per mantenere la categoria. Perché non sempre le cose nel calcio vanno come si spera. "Ho trovato una piazza dove hanno fiducia in me, ho voluto rimettermi in gioco ripartendo dalla serie D dopo un anno di inattività - commenta Della Penna ai microfoni di TuttoMercatoWeb - Sto bene fisicamente, gioco tutte le partite e speriamo di salvarci. L'obiettivo è la salvezza, qui c'è un bel gruppo di giovani, con Michele (Gallaccio, ex Lazio) mi trovo benissimo, ci siamo rinforzati con l'ex laziale Delgado. Ho ripreso a divertirmi come non mi succedeva da tempo".
Andiamo indietro negli anni. Della Penna grande speranza del calcio italiano...
"Ero uno dei calciatori con maggiori prospettive. Per quello che riguarda il settore giovanile della Roma è stato tutto fantastico, tutto perfetto. A Trigoria sono stato sempre bene, mi sono trovato a mio agio con tutti gli allenatori, sino all'ultimo che è stato De Rossi, praticamente un padre per me".
Poi è iniziata la trafila dei prestiti...
"Esatto, dopo l'ultimo anno di Primavera, dove avevo esordito in Coppa Italia con Spalletti, il quale mi portava sempre con sè in prima squadra, mi mandarono in prestito alla Pistoiese, e quella è stata la prima scelta un po' negativa perchè ero sì contento di andare a fare esperienza in C, visto che era il momento giusto per andare a giocare con i grandi, però beccai l'anno del fallimento e della retrocessione. Fu un anno di esperienza, con una quindicina di presenze, ci poteva stare, era la prima volta fuori da Roma, non è stata poi così tragica".
Successivamente sei tornato alla Roma, finendo fuori rosa...
"Sì, sono rimasto sei mesi a Roma, a settembre poi sono andato al Mondiale under 20 con Francesco Rocca per un totale di due mesi e mezzo, mi allenavo con la prima squadra ma non ho mai avuto la possibilità di giocare. Poi verso fine gennaio sono andato in prestito al Gallipoli dove mi chiamò Giannini, e fu un disastro. Dopo tre settimane Giannini se ne andò, c'erano problemi economici, niente stipendi, ma era comunque serie B, un bel palcoscenico, ho anche segnato un goal, cerco di vedere gli aspetti positivi della vicenda anche se non è stata un'avventura facile".
Poi il passaggio alla Ternana.
"Sì, dopo i due prestiti secchi a Pistoiese e Gallipoli, sono andato in comproprietà alla Ternana, e vi sono rimasto due anni. Dopo la prima stagione, la Roma offrì 0 alle buste e diventai definitivamente del club umbro, l'anno seguente vincemmo il campionato andando in B, ma io giocai poco ed a fine anno rimasi svincolato. Purtroppo non sono riuscito a trovare una sistemazione, mi sono allenato da solo, è stato un periodo un po' difficile, a dire il vero non me l'aspettavo".
Quale è stato il momento piu' bello con la maglia della Roma?
"Sicuramente l'esordio in Coppa Italia, quell'anno misi insieme 4-5 panchine in serie A, non trovai l'esordio visto che la Roma si giocava lo scudetto, ero in rampa di lancio e Spalletti mi vedeva molto. Con le giovanili dico la finale del Viareggio, finchè la Roma non iniziò a mandarmi in prestito di qua e di là, purtroppo i giallorossi non seguono tanto i ragazzi in prestito e molti si perdono, abbandonati a loro stessi".
Ieri Jordi Alba ha giocato in Champions nel Barcellona. Tu lo hai battuto con l'Italia under 20...
"Questo è il calcio. Abbiamo vinto 3-1 contro la Spagna super-favorita, smentendo alla grande chi ci considerava le seconde linee della Nazionale, di quella formazione solo Bonaventura credo sia arrivato in serie A, gli altri si sono persi come me, e c'è chi gioca nelle serie inferiori. Nella Spagna giocava anche Josè Angel che poi la Roma in seguito ha comprato, lo considero un paradosso".
In che senso?
"Ai Mondiali c'eravamo io e Crescenzi, ma la Roma non puntò su di noi e con Luis Enrique prese appunto José Angel, scelse un calciatore straniero pur avendo noi in casa, poi ci lamentiamo che i giovani italiani non emergono... Non capisco perché in serie A si cerchi così tanto all'estero, la stessa Roma nel suo mercato ha preso solo giocatori stranieri, anche in Primavera i calciatori stranieri ormai abbondano, ai miei tempi invece si contavano sulle dita di una mano. Non e' vero che non ci sono gli italiani promettenti, basta vedere le nazionali che se la battono con tutti, io stesso ho fatto due Europei e un Mondiale e non ho visto tutta questa disparità fra gli italiani e gli stranieri, purtroppo il mercato viene fatto andare in questa direzione".
Cosa pensi del campionato della Roma?
"E' fantastico, siamo andati al di sopra di ogni aspettativa, dopo due anni vacillanti e tristi per noi tifosi, quest'anno non ci possiamo lamentare, all'inizio avrei messo la firma per un torneo del genere, penso come tutti".
Quale è il giocatore piu' forte con cui hai giocato?
"Nel vivaio romanista di certo Alessio Cerci, ero sicuro che sarebbe arrivato ad alti livelli, si vedeva che era un predestinato. In generale posso dire Totti, ma è scontato, nella Roma di Spalletti c'erano molti calciatori forti, Juan, De Rossi, lo stesso Taddei".
Conti ancora di tornare nel professionismo?
"L'obiettivo è quello, non sarà facile, vengo da un anno fermo e ora sto in serie D. Io punto a fare il meglio possibile. Rimpianti? Se mi metto a ragionare ci sono, ormai devo farmene una ragione e proseguire, ero in rampa di lancio per un calcio che forse non potro' piu' raggiungere, ma così è la vita".
Per chi non si ricordasse di te, rammenta le tue caratteristiche.
"I primi tempi facevo l'attaccante centrale, poi con De Rossi e Spalletti sono diventato un esterno offensivo, mi ritengo bravo nel dribbling e nell'assist, ho il vizietto del goal anche se questa stagione ancora non ho messo il timbro".
Hai qualche sassolino nella scarpa nei riguardi della Roma?
"Non voglio polemizzare, però pensavo di essermi guadagnato un trattamento migliore dalla Roma, speravo puntassero maggiormente su di me, ogni società ovviamente ha il diritto di effettuare le proprie scelte ed io non metto in dubbio il lavoro di nessuno, ma speravo in qualcosa di diverso, invece mi hanno abbandonato, come se mi avessero buttato via, non so se perchè non credevano in me o perché preferivano altri giocatori, se tornassi indietro forse non rifarei le stesse scelte".
Non torneresti alla Pistoiese e al Gallipoli per esempio.
"Non saprei, guardandomi indietro e sapendo che le cose sono andate male, tra fallimenti ed impiego non continuo, avrei scelto altre direzioni. Il rammarico è che l'anno in cui andai in prestito, la Roma era in crisi e subì molti infortuni facendo debuttare tanti giovani come D'Alessandro e Caprari, mentre quando c'ero io la squadra lottava per lo scudetto e per me non ci fu spazio. Il calcio è fatto di possibilità, io ho giocato in B, C e D, fenomeni assoluti non ce ne stanno, quando sono andato in B pensavo di non essere all'altezza, e poi ti accorgi che è tutto un fatto mentale e di ambientazione. Per esempio penso a Florenzi".
Un protagonista della Roma attuale?
"Oggi sta dimostrando di essere fortissimo, eppure posso dirti che è diventato titolare soltanto nella Primavera, se dieci anni fa mi avessero detto che Florenzi sarebbe stato l'unico a giocare titolare nella Roma, non ci avrei creduto".
Forse lo snodo cruciale della tua carriera è stato la Ternana?
"Probabilmente sì, mi è sempre mancata la continuità, ogni volta che c'era un tecnico che credeva in me o è stato esonerato o sono sopraggiunte altre vicissitudini, l'unico rimpianto è forse quello: se qualcuno ti dà la possibilità di dimostrare quello che sai fare, e la sprechi è colpa tua, è il campo alla fine che parla, il problema è quando non ti viene data l'opportunità di mettere in mostra il tuo valore, di far vedere il giocatore che sarei potuto essere".