Daniel Brizuela: "Echeverri è un prodigio, perfetto con Dybala"

Il nome di Claudio Echeverri stimola la fantasia dei tifosi della Roma: sarà possibile provare a strappare al Manchester City il talentuoso giocatore argentino? Sembra infatti che Pep Guardiola non voglia rischiare di perdere il controllo dell’ex River Plate, ma il giocatore piace.
Ma che tipo di impatto potrebbe avere il Diablito in giallorosso? E in quale ruolo potrebbe esprimersi al meglio nello scacchiere di un maestro nella valorizzazione dei giovani come Gian Piero Gasperini? TuttoMercatoWeb.com lo ha chiesto a un uomo che conosce bene Echeverri, ovvero Daniel Brizuela, ex capo scouting del River Plate che scoprì il giocatore in tenera età.
Ci racconta di come lo ha scoperto?
«Lo scoprii in un viaggio che facemmo nel Nord dell’Argentina, precisamente nella Provincia del Chaco. Ero lì per vedere giovani per varie categorie. La prima volta che lo vidi capii che si trattava di un bambino prodigio. Iniziai a seguirlo e quando fece il provino con noi lo superò brillantemente, mostrando già un livello di calcio che faceva intendere il suo futuro d’alto livello».
Cosa la colpì di lui e cosa fece poi?
«Aveva abilità tecniche inarrestabili, con una facilità tremenda nel tocco di palla. Il tutto è stato poi perfezionato nel suo lavoro nel settore giovanile. Per convincerlo andai a casa della sua famiglia per parlare, venne subito al River, a 10 anni».
Ci racconta quell’incontro?
«Mi colpì molto entrare in quella casa, una dimora molto umile. L’Argentina del Nord è una zona con poca ricchezza, di gente lavoratrice. C’erano vari suoi fratelli. In quella umile casa c’era un corridoio e una porta bianca sul fondo: su di essa era appesa una bandiera con una banda rossa su sfondo bianco, era quella del River. Aprii la porta e dentro trovai la sua cameretta: un santuario del River. Bandiere, poster, foto, tutto. Mi colpì molto».
In cosa è speciale?
«Prima di tutto mi colpì per le capacità calcistiche, come dicevo da bambino prodigio. Era da ammirare perché non si trattava di uno normale. Come bambino era speciale perché aveva e ha mantenuto durante tutta la crescita una grande umiltà. Faceva di tutto per lavorare, crescere, nel rispetto di tecnici, regole e chi lo circondasse. Un ragazzo di buoni valori. È stato leader fin dal suo arrivo, un uomo spogliatoio per l’allegria che portava in spogliatoio».
Se dovesse dire a chi assomiglia per caratteristiche?
«Non mi piace fare paragoni, perché l’Argentina ha tanti grandi giocatori da sempre. In passato alla stessa domanda spiegai che partendo da destra, per la facilità di dribbling e nell’arrivare al tiro aveva caratteristiche simili a Messi, senza voler dire che siano simili. Soprattutto perché sa emozionare, però ripeto: non diciamo che assomiglia a Messi. Poi è un leader naturale. Non gli somiglia calcisticamente, ma riferendomi a questa particolare caratteristica di leadership penso a Maradona, per come si fa carico della pressione e della squadra. Ha 19 anni, forse lo avrei visto un anno in più qui per arrivare più maturo ancora in Europa, ma già il lavoro con il City lo ha reso più forte. Al Mondiale per Club è entrato e subito ha segnato. Sarà importante ben presto».
La Roma sta cercando di prenderlo. Sarebbe un gran colpo?
«Sarebbe un gran colpo, senza dubbio, soprattutto perché ha caratteristiche che per esempio potrebbero integrarsi benissimo con quelle di Dybala. Parlano lo stesso linguaggio e questo darebbe molto alla squadra aumentando il potenziale offensivo».
Come lo vedrebbe nel calcio italiano?
«Il calcio italiano lo vedo molto passionale, come quello argentino. La mescolanza di italiani che sono venuti qui ha fatto bene a entrambi i Paesi e al vostro calcio piacciono molto gli argentini, si integrano bene. Il calcio italiano mi sembra che possa essere l’ideale in questo periodo storico per un giovane talento: quale cosa migliore che prendere un mago come lui? “La pelota siempre al diez”, diciamo qui in Argentina (“la palla sempre al numero 10”, n.d.r.)».
In quale ruolo può esprimersi al meglio?
«È un 10, un classico fantasista di grande talento. Però può al contempo giocare molto bene come mezzapunta, lo ha fatto nel River e nell’Argentina. Ma in generale penso che sia quel tipo di giocatore che deve essere lasciato libero, come il vento. Ma è giusto che sia Gasperini nel caso a guardarlo e capire dove possa esprimersi al meglio nella Roma e nel calcio italiano».
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