Carl Brave: "Si fa tutto per la Roma, tranne fare a botte. Essere tifosi è un gesto d'amore"

Il Corriere della Sera ha intervistato Carlo Luigi Coraggio, conosciuto come Carl Brave. Il cantautore romano noto per il suo stile camaleontico e l'esordio con la Love Gang, si è raccontato con un entusiasmo contagioso, legando la sua arte alla devozione per la Roma.
Protagonista, insieme all’attore Pierfrancesco Favino, dello spot virale Adidas per la terza maglia giallorossa. Brave racconta come la fede calcistica lo abbia trasformato, per gioco, in giardiniere e attore. Queste le parole del cantante:
Dal microfono sul palco al tosaerba in giardino, cosa non si fa per la Roma?
"Tutto! Si fa tutto per la Roma, tranne fare a botte! Essere tifosi è un gesto d'amore: chi tifa ama, soffre, spera, fa un atto di fede. La violenza non c'entra niente e non è mai giustificata, tanto meno nello sport".
Il primo ricordo da romanista?
"Sono nato romanista, è nel DNA di famiglia".
Anche quando gioca un derby non performante, come l'ultimo?
"Non è stato il derby della vita. Non sarà ricordato negli annali. Però abbiamo vinto, e nello sport conta il risultato. Io poi l'ho visto a Milano, ma con amici rigorosamente romanisti. E da lì la Roma, se possibile, sembra ancora più bella. Non voglio essere frainteso: adoro viaggiare, conoscere posti, suoni e culture diverse; mi piace collezionare esperienze. Ma poi ho bisogno di tornare a Roma. Di Trastevere, è qui che metto insieme le idee e le canzoni prendono forma".
Nello spot Adidas lei e Favino fate i giardinieri, ci racconta come è andata?
"È andata una bomba! Prima di quel set, allestito in una villa a Roma nord, ci eravamo solo incrociati. Ma quando ci siamo visti c'è stata subito una bella confidenza. Poi, un attimo dopo, mi sono ritrovato davanti tutto il suo talento e la professionalità. Sebbene si trattasse di uno spot con poche battute, Favino era assolutamente assorto, ripassava la parte: per lui il copione di un film o poche righe per una pubblicità hanno lo stesso peso. Ho osservato da vicino la grandezza di un attore, il mestiere affrontato con la massima serietà in ogni occasione".
E la maglia bianca dal colletto verde-giallo?
"Mi piace da impazzire, e che emozione vestirla! Elegante, raffinata, versatile. Rappresenta la storia della Roma e ha un tocco green, ambientalista, così contemporaneo".
Allo stadio?
"Ci vado! Sempre volentieri ma sempre meno, purtroppo. Perché spesso sono fuori per lavoro. La squadra di questa Roma, ad esempio, non l'ho conosciuta all'Olimpico ma in Giappone. Per una felice casualità. Io ero lì con amici, mentre il club era impegnato in un torneo, sono andato alla partita e poi negli spogliatoi. Chi lo avrebbe mai detto!".
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