Buffon: "Per me il calcio era un riscatto esistenziale, non so per le nuove generazioni"
"Calcio, società, esperienze personali, un mix ideale per il mio paradigma di direttore sportivo nell'era dell'intelligenza artificiale". Questo il titolo della tesi con cui Gianluigi Buffon è ormai prossimo a diplomarsi come direttore sportivo a Coverciano. Sembra quasi un manifesto contro gli algoritmi e i big data, tema del quale l'ex portiere di Juventus, Parma e Nazionale ha parlato nell'intervista rilasciata oggi a Tuttosport: "Io non credo che esista un modo universalmente valido per capire e raccontare il calcio: i nuovi sistemi sono d'aiuto e non sono da sottovalutare. Possono servire per esempio a scremare. Poi, quando si alza l'asticella, allora credo che il tocco umano faccia la differenza.
Le nuove generazioni si divertono a giocare a calcio?
"Quello sì, penso di sì. Non so che tipo di consapevolezza abbiano del fatto di giocare in Serie A, di rappresentare una tifoseria, perché è un calcio diverso, lontano dalle scelte e dai valori con cui siamo cresciuti.
Per me giocare in A, con la Juve o col Parma, era un riscatto. Non sociale ma esistenziale, mi faceva accapponare la pelle. Adesso temo che il discorso esistenziale sia diverso, con i social, un giovane calciatore si sente già al centro del mondo".