Scacco Matto - Roma-Spezia 2-4 d.t.r.
Rudi Garcia vara il turnover nel match di Coppa Italia con lo Spezia: riposano Florenzi, Manolas, Digne, De Rossi e Nainggolan, dentro Maicon, Castan insieme a Rüdiger, Palmieri, Vainqueur e Uçan, con Iturbe, Dzeko e Salah davanti. Di Carlo si presenta al match della storia con un 4-4-2 guidato da Nenè e Catellani.
Ovviamente gli ospiti non hanno velleità di possesso palla e lasciano alla Roma quello che da un bel po’ di tempo è diventato un fardello più che un’opportunità. I giallorossi sono costretti a fare gioco posizionale e gli ingredienti della ricetta non sono i migliori: scarso ritmo, poche idee e gli spazi non si aprono. Dzeko, ancora una volta, diventa il riferimento centrale solo nell’ultimissima parte dell’azione. In fase di costruzione, il bosniaco spesso si allarga per aprire spazi che però Salah non può sfruttare; l’egiziano si muove per offrire possibilità di rapidi uno-due, ma sono soluzioni troppo complesse e il pallone non entra mai pulito nell’area di rigore dello Spezia. Il 4-4-2 degli ospiti lascia Nenè ultimo uomo offensivo e riferimento per le ripartenze: il campo è largho e potenzialmente le occasioni ci sono, ma Rüdiger non sbaglia quasi nulla per fortuna di Garcia.
I minuti passano, la Roma, come spesso accade, non cambia: Garcia esegue sostituzioni ruolo per ruolo, richiamando Iturbe, Vainqueur ed Emerson Palmieri e inserendo Florenzi, De Rossi e Digne. Gli esterni si alzano, De Rossi si schiaccia più tra i centrali e il modulo sembra più un 3-4-3, ma la Roma continua a sbattere sul muro che vorrebbe abbattere a colpi di fioretto: palleggio, scambi e palla a terra, qualche cross malriuscito ma mai un pericolo vero per Chichizola. L’elemento clamoroso della partita è che i giallorossi, senza contare le gare precedenti, nei 120 minuti contro lo Spezia non cambiano mai volto: l’assenza di un piano B resta probabilmente ancora più grave dell’inefficacia del piano A, quando si tratta di dover comandare la partita e non di subirla, come a Firenze o Napoli. Addirittura è lo Spezia a fornire la prima variazione tattica del match, passando al 4-3-3 (o 4-5-1) con l’uscita di uno stanchissimo Catellani nel primo tempo supplementare, sostituito da Acampora. Variazione tattica probabilmente non necessaria, perché la Roma non mette neanche intensità per spaventare un avversario che non poteva che prendere fiducia col passare dei minuti. L’epilogo è il più amaro per i giallorossi e non è neanche così sorprendente visto quanto poco messo in campo dalla Roma, che comincia a pagare fattivamente anche in questa stagione le proprie debolezze palesate già da troppe partite.