Scacco Matto - Roma-Genoa 3-2, i giallorossi riemergono senza ossigeno
LE SCELTE - Formazione standard per Spalletti, che non manda in campo Totti e schiera Antonio Rüdiger, Konstantinos Manōlas, Federico Fazio ed Emerson Palmieri in difesa, Daniele De Rossi e Kevin Strootman in mediana, Mohamed Salah, Radja Nainggolan e Stephan El Shaarawy alle spalle di Edin Džeko. Nel 3-5-2 di Juric c’è il 2001 Pietro Pellegri accanto a Raffaele Palladino.
LA ROMA NON C’È - Basta un lancio in verticale all’alba della partita per gettare la Roma nell’incubo: Pellegri si infila nelle maglie della difesa giallorossa, Szczęsny esce in ritardo il Genoa passa in vantaggio. Il blackout della squadra di Spalletti è soprattutto mentale, ma ha rifletti anche tattici: come contro il Chievo, non c’è aiuto sui due out da parte delle punte esterne e il cosiddetto sottopalla viene effettuato da un numero pericolosamente basso di uomini, con il solo De Rossi a proteggere la linea difensiva. In avanti c’è alternanza di gioco corto e improvvise verticalizzazioni, ma troppa voglia da parte di tutti di risolverla da soli: Džeko, che pure ha almeno un paio di occasioni comode oltre a quella del pareggio, tenta giocate difficili, Nainggolan preferisce tirare a farsi accompagnare l’azione, El Shaarawy insiste sull’interno. La qualità arriva da Strootman, autore di due inviti in verticale deliziosi, e di un paio di combinazioni che rendono efficace almeno la fascia sinistra, pur priva di Emerson Palmieri sostituito da Mario Rui per infortunio. Le controffensive del Genoa, decisamente libero di testa, arrivano dalla fascia sinistra e trovano un’opposizione davvero di scarsa intensità: bastano semplici combinazioni tra Diego Laxalt e Palladino per costringere Rüdiger a recuperi individuali e a mandarlo in crisi, come già detto anche a causa dello scarso aiuto da parte di Salah.
RIEMERSI SENZA OSSIGENO - Nel secondo tempo l’egiziano lascia spazio a Francesco Totti, con Nainggolan che va a destra. Mossa emozionale, probabilmente dettata anche dalle condizioni fisiche non perfette dell’egiziano, ma tatticamente disastrosa: la Roma perde profondità contro un Genoa che gioca un secondo tempo schierandosi in basso e ripartendo. Il palleggio è lento e gli errori di misura; ciònonostante, la qualità di Strootman e una magia di Džeko permettono alla Roma di tornare in vantaggio. Il bosniaco prende la pochissima profondità possibile, mette giù il pallone e lo serve per l’inserimento di De Rossi. Una montagna scalata, ma la Roma viene ributtata giù: Rüdiger, stanchissimo, copre male la fascia destra e Laxalt scarica un cross beffardo ma mal letto da Szczęsny, che si fa infilare di testa da Lazovic. Nel frattempo la profondità è ancora diminuita con l’ingresso di Diego Perotti, ma il destino vuole che sia proprio il Monito a salvare una Roma in piena confusione: il numero 8 si fa trovare sulla sponda di Džeko sul calcio di punizione battuto da Nainggolan e corretto da Fazio e spara in rete il pallone del 3-2 di una partita senza logica, che permette alla Roma di chiudere seconda e di entrare in Champions League dalla porta principale.